Siamo all’undicesimo anno della istituzione,
con DPR del 15 novembre 1993, dell’Ente Parco Nazionale del Pollino.
Il Pollino è stato, dieci anni fa, uno dei primi enti parco nazionali
di nuova istituzione, dopo la legge quadro sulla aree protette n. 394/1991.
In quegli stessi giorni di dieci anni fa, però, mani criminali
hanno bruciato, sui Piani del Pollino, il Pino Loricato, simbolo del
nascente Parco. Nel 1993, il parco aveva, infatti, alle spalle già una
lunga storia di entusiastiche speranze, di aspettative da difendere
e di brucianti delusioni, di ritardi, di resistenze, di ostilità,
da cui difendersi.
Posto all’attenzione, nel 1958, degli interessi nazionali per i
suoi grandi ed inestimabili valori naturalistici e culturali, il Pollino
divenne oggetto, nel 1962, di una proposta di legge per l’istituzione
del Parco Nazionale. Nel 1988, con l’art.18 della legge finanziaria
n. 67, fu inserito tra i cinque parchi nazionali di nuova istituzione
e, con D.M. 31.12.1990, ebbe una prima perimetrazione provvisoria e relative
misure di salvaguardia.
Tre anni più tardi fu decretata finalmente la istituzione dell’ente,
cui ha fatto seguito, l’11 marzo 1994, l’insediamento degli
organismi di gestione. Il decennio di vita dell’ente è stato
faticoso e tormentato, ancor più di quanto non sia stato il precedente,
lunghissimo, periodo di proposizione e di promozione del parco. Per il
Pollino, quasi sempre e ancor oggi, il parco è stato utilizzato
da una vasta e svariata schiera di “divise”più come
fiore all’occhiello per operazioni di immagine, che non come costume
amministrativo per la gestione del territorio protetto e delle sue risorse;
sotto quest’ultimo aspetto, anzi, è stato visto pregiudizialmente
come vincolo imposto e non come modalità d’uso dell’eccezionale
e irripetibile patrimonio da proteggere. Il primo quinquennio amministrativo
1994/99, è stato segnato dall’avvio dell’organizzazione
della struttura e delle funzioni tecnico-amministrative dell’ente
e della elaborazione degli strumenti fondamentali di programmazione e
gestione delle finalità istituzionali (lo statuto, la pianta organica,
il piano triennale di tutela ambientale PTTA 94/96, il piano triennale
per le aree protette PTAP 94/96. ecc…). È stato, inoltre,
condizionato da una crisi politico-istituzionale provocata dalle dimissioni,
nel dicembre 1996, del presidente dell’epoca, alla cui surroga si è provveduto
dopo nove mesi, cioè soltanto nel settembre del 1997. Nel 1999,
alla loro scadenza, sono stati rinnovati i componenti del Consiglio Direttivo.
Si è passati, quindi, ad una nuova e diversa fase amministrativa,
caratterizzata, oltre che dalle ovvie difficoltà di avvio dell’ente
e dai non altrettanto ovvi ritardi nella dotazione degli strumenti di
gestione, dalle ingenti giacenze di cassa e dagli eccessivi avanzi di
amministrazione ereditati.
Lo sproporzionato peso delle risorse finanziarie non spese e
la paralisi amministrativa e gestionale, che l’ha accompagnato,
hanno provocato, nel novembre del 2001, lo scioglimento del Consiglio
Direttivo e la nomina di un Commissario Straordinario, diventato successivamente,
nell’ottobre del 2002, Presidente dell’ente parco. La nomina,
invece, dei nuovi componenti del Consiglio Direttivo, a tutt’oggi,
non è ancora avvenuta.
Il Pollino, quindi, sta attraversando, nell’ultimo anno, uno dei
periodi più oscuri e più problematici, forse, della sua
quarantennale storia di parco, vissuta permanentemente con il “freno
a mano tirato”. L’anomalia, che si sta consumando ora nell’indifferenza
generale, purtroppo, crea gravi preoccupazioni.
Né possono bastare gli inspiegabili silenzi, che, ormai da troppo
tempo, continuano a mantenere coperte le responsabilità nei confronti
non solo del parco, ma anche di un territorio e di una popolazione, spinta
sempre più ai margini della vita economica, sociale, politica e
culturale regionale e nazionale.
L’ente parco, ente “dedicato” a finalità di conservazione
attiva e di sviluppo durevole, manca ancora della sua funzione principale:
la pianificazione, l’unica in grado di dare alle politiche ambientali
una seria ed imparziale base sia scientifica sia sociale, superando i
molti pregiudizi ideologici finora sofferti.
A oltre dieci anni dalla sua istituzione non possiamo, perciò,
celebrare questa imbarazzante anomalia dai devastanti risvolti ecologici
e sociali. Gli ambienti naturali, dentro i quali siamo noi stessi, necessitano
di rispetto e di gestione responsabile, non già di prevaricazioni.
Nella sua “Storia di una regione del mezzogiorno: la Basilicata”,
Zanotti-Bianco (1889 – 1963), fondatore, nel 1955, dell’Associazione “Italia
Nostra”, ricorda “gli accenti pieni di commossa speranza” di
Giustino Fortunato, nel 1888, all’avvio della linea ferroviaria
Potenza - Rocchetta S.Antonio: <Vi è nota – egli diceva
ai suoi conterranei - la storia di quell’archeologo che in una tomba
egiziana scoprì un pugno di grano rimasto 5000 anni accanto alla
mummia, senza mai rivedere il sole. Potevano i germi di quei chicchi appassiti
ridare le spighe ai venti ? Pareva di no.
Ma il grano dei faraoni sparso nelle zolle e fecondato dalle
acque del Nilo, tornò a sbocciare i teneri steli alla carezza dell’aria
nativa.
Chi può dire che dal seno inesauribile di questa madre antica,
la dolce terra d’Italia, non debbano erompere, premio all’ardimento
della generazione che tanto osò per noi, che per noi e per queste
nostre ferrovie dell’Ofanto né mosse da fini di lucro né lesinò il
pubblico denaro; chi può dire non debbano erompere, un giorno,
frutti di vita nuova e di giovinezza? >.
È
la stessa commossa speranza che ci rimane, senza celebrazioni,
per il Pollino, a più di dieci anni dalla istituzione del parco,
che abbiamo tenacemente voluto, come grande infrastruttura di un’area
di ritardi secolari, per far nascere e crescere nuovi ruoli e nuovi valori
mediante una conservazione “con” l’uomo e “per” l’uomo.
di Annibale Formica
già direttore del Parco nazionale del Pollino |