Della proposta di legge Lombarda ho scritto
ampiamente nel numero precedente della rivista. Ma ci sono anche altre
regioni che stanno preparando o hanno predisposto proposte di modifica
alla loro legislazione sulle aree protette. Altre ancora ne avrebbero
bisogno e farebbero bene a pensarci.
Tra queste ultime - alla luce anche di quanto è accaduto e di cui
abbiamo parlato anche sulla rivista - annovererei senz’altro le
Marche.
Senza tornare sulla vicenda del Conero, non vi è dubbio che quel
tipo di gestione consortile decisa molti anni fa e a più riprese
considerata bisognosa di correzioni e revisioni alle quali peraltro non
si è messo poi mai mano, andrebbe finalmente riconsiderata.
Pensare che determinate situazioni dipendano unicamente da accordi
politici e non anche da modalità istituzionali che possono favorire
la ‘leale collaborazione’ tra tutte le istituzioni comunque
e da chiunque gestite è un grave errore.
Chissà se quanto è accaduto indurrà a qualche riflessione
di questo tipo.
Nell’attesa dobbiamo segnalare che alcune regioni oltre alla Lombardia
hanno messo mano a proposte di revisione delle loro legislazioni anche
in realtà dove esse hanno fatto buona prova.
La Sicilia è tra queste sebbene finora sia stato anticipato soltanto,
con un decreto l’apposizione di un ticket di ingresso per tutte
le aree protette dell’isola.
Sul resto sappiamo solo di ‘emendamenti’ avanzati d’intesa
dalle associazioni ambientaliste ad un testo non ancora (crediamo) ufficializzato.
Sul testo in circolazione potremmo dire più distesamente la nostra
opinione quando il dibattito diventerà pubblico a tutti gli effetti.
Non possiamo però rimandare una osservazione sull’articolo
riguardante i presidenti dei parchi.
Raramente ci è capitato di leggere un identikit più singolare;
deve essere laureato da un certo numero di anni e avere una determinata
anzianità come dipendente regionale.
Per anni si polemizzato sulle famose leggi ‘fotografia’ del
nostro parlamento, qui sembra che si sia voluto raccogliere il testimone.
Ma non è una bella trovata e siamo sicuri che alla presidenza dei
parchi siciliani potranno - come in tutto il paese - accedere non soltanto
gli amici degli amici.
Anche in Umbria si sta lavorando da qualche tempo ad una nuova
legge regionale. Quella precedente, che a differenza di altre leggi regionali
a cominciare da quella siciliana, è assai giovane (1995) non ha
dato i frutti attesi.
Innanzitutto perché aveva messo sul lastrico i parchi prima ancora
di istituirli. Ma anche per altre ragioni non ultima la scelta consortile.
Ora si sta cercando di tenere conto di quelle carenze per evitare
il ripetersi di errori che hanno vanificato il larghissima misura gli
obbiettivi fissati dalla legge.
Ora c’è solo da augurarsi che la fase di studio non si prolunghi
più di tanto e si possa passare al più presto ad un franco
confronto della regione con tutti i soggetti interessati, istituzionali
e no.
Non abbiamo notizia di altre regioni impegnate su questo fronte
anche se ci capita di leggere che, ad esempio, parchi regionali di lunghissimo
corso, tanto da figurare tra i promotori del primo coordinamento nazionale
dei parchi regionali, come quello dei Colli Euganei sono alle prese con
una discussione assai singolare che non siamo riusciti a capire come si
colloca in quel contesto regionale.
Ci par di capire si tratti della presenza dei comuni etc.
Ma da questo punto di vista ci sono anche silenzi che suscitano
più di qualche perplessità; ci riferiamo in particolare
a situazioni come quella sarda dove pure c’è una ‘vecchia’ legge
regionale di cui sarebbe giunto davvero il momento di fare un bilancio
alla luce del sole.
Infine in alcune realtà soprattutto -ma non soltanto- meridionali
ci sarebbe bisogno più che di una verifica delle leggi (talvolta
assai recenti) dei risultati, del lavoro avviato, dei problemi che si
segnalano.
Se il decennale dei parchi nazionali è una occasione per una riflessione
su cosa è accaduto nei parchi ‘nuovi’ della legge quadro,
non è detto che esso non sia una opportunità anche per le
regioni per vedere come stanno le cose in casa loro.
di Renzo Moschini |