PARCHI | |
Rivista della Federazione Italiana Parchi e delle Riserve Naturali NUMERO 43 - OTTOBRE 2004 |
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RICORDO DI RENZO VIDESOTT |
Nel centenario della nascita |
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"In futuro, sarà possibile veder funzionare in Italia una Federazione dei Parchi Nazionali perché siano maggiormente potenziate le loro singole, ma comuni, ma autonome, funzioni?" È la domanda che sarà raccolta molto tempo dopo, il 4 febbraio 1989, al parco regionale piemontese della Mandria, con la costituzione del Coordinamento Nazionale dei Parchi e delle Riserve Regionali, oggi Federazione Nazionale dei Parchi e delle Aree protette. Sì perché quella domanda, che era un auspicio, fu pronunciata il 27 agosto del 1955 a Cogne al "Primo convegno internazionale degli amministratori e direttori dei parchi nazionali". A pronunciarle fu Renzo Videsott, storico e ormai mitico Commissario e poi Direttore del Parco Nazionale del Gran Paradiso, figura ricordata l'11 settembre scorso, nella stessa Cogne, in occasione dei cento anni dalla nascita e a trenta dalla scomparsa. Di Renzo Videsott ci sarebbe bisogno anche oggi. Perché la situazione delle aree protette nazionali richiederebbe lo stesso appello alla mobilitazione che mosse l'allora direttore del Parco Nazionale Gran Paradiso a fondare un movimento di opinione pubblica sulle questioni ambientali, che fosse di sostegno alla politica dei parchi nazionali, a cominciare dal loro capostipite. Il Movimento Italiano per la Protezione della Natura rappresentò il risultato di quell'appello; ma la sua visione dell'impegno ambientalista non si fermerà ai confini nazionali ma diverrà protagonista anche della fondazione dell'Uicn (Unione Internazionale per la protezione della Natura) nello stesso 1948 e successivamente, nel 1955, della Cipra (Commissione Internazionale per la Protezione delle Regioni Alpine)... Oggi le associazioni ambientaliste protestano contro una deriva partitocratica che sta applicando anche alle aree protette un nefasto "spoil system", quasi potessero esistere parchi di destra o di sinistra. Preoccupa la spogliazione della gestione democratica delle aree protette che solo la presenza di un Consiglio direttivo garantisce; preoccupano scelte nelle rappresentanze che violano apertamente quelle garanzie di competenza e di professionalità che il legislatore pure volle introdurre, e che in molti casi sono bellamente ignorati; preoccupano designazione ai vertici di parchi nazionali di grande fragilità -come la Val Grande- di pseudo ambientalisti appartenenti a quelle associazioni che una deregulation delle procedure di riconoscimento ministeriale fa ritenere tali. di Valter Giuliano |