PARCHI | |
Rivista della Federazione Italiana Parchi e delle Riserve Naturali NUMERO 43 - OTTOBRE 2004 |
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IL RUOLO DEGLI OPERATORI PRIVATI |
Nell'allestimento di un'offerta turistica sostenibile |
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Quando si parla di turismo ci si riferisce, di solito, a quell'insieme di iniziative, di infrastrutture e di servizi volti a richiamare, a catturare e a volte, ahimè, a cercare di spogliare dei suoi averi il "turista", ad esempio colui che compie il "tour" attraverso le Alpi Occidentali o colui che vuol trascorrere semplicemente le sue vacanze in montagna. Ma qui non vogliamo parlare di turismo ma di turismo sostenibile, o meglio di progettualità (turistica) sostenibile. Noi sappiamo che il turismo è un fenomeno autodistruttore, cioè cresce, cresce ancora ed improvvisamente si ammala e muore perché è cresciuto troppo, proprio come la pianta dell'agave. Conosciamo molti criteri per far crescere il turismo: costruiamo case, alberghi e infrastrutture fin tanto che il territorio lo consente; costruiamo case, alberghi infrastrutture fin tanto che le risorse economiche dei residenti o degli speculatori venuti da lontano lo consentono; costruiamo case ed alberghi nella misura in cui la popolazione residente è in grado di gestirli. L'elenco degli esempi pratici di applicazione di tali criteri può richiedere una settimana. Un tempo c'era Pré Saint Didier, i prati di San Desiderio. Oggi i prati non ci sono più, bisognerebbe almeno avere il coraggio di cambiare nome alla località. Un tempo la valle d'Aosta - non molto tempo fa - era fatta di boschi, di alpeggi e di pascoli. Ora è fatta di case vuote, di impianti di risalita, di fabbriche, di autostrade e la sua appetibilità turistica sembra vacillare. Allora ci siamo detti: "Lasciamo fare ai residenti purché non vendano il loro patrimonio immobiliare altrove". Così e successo a Saas Fee in Svizzera o a Zurst in Austria ... è già meglio, ma non mi sembra un granché. Ma la popolazione residente è in grado di dare servizi ad un numero di turisti non superiore a tre volte se stessa. Cogne ha 1.400 abitanti residenti, dovrebbe ospitare non più di 4.200 persone, altrimenti deve importare mano d'opera e questo fatto sconvolge ogni equilibrio sociale ed interno e mina la qualità della vita che, in fondo, è la vera motivazione turistica di ogni luogo. Non parliamo di Cervinia, di Courmayeur o di Cortina, dove la popolazione residente si moltiplica per 20 o 30 nel periodo di alta stagione. Ecco quindi una misura per il turismo sostenibile: una misura che permette ai residenti e agli ospiti una alta qualità della vita. Se analizziamo i comuni valdostani della comunità del Gran Paradiso: Cogne, Aymavilles, Introd, Villeneuve, Valsavarenche, Rhemes Notre Dame, Rhemes Saint Victor, Saint Nicolas, Arvier e Valgrisenche, noteremo che il rapporto di cui sopra, quello da uno a tre, è perfettamente rispettato. Ecco forse la ragione del fatto che in queste terre si cela il miglior potenziale turistico delle Alpi Occidentali. Già, ma noi politici, noi responsabili delle autonomie funzionali (Università e Camere di Commercio), noi responsabili delle associazioni di categoria non sembriamo aver preso coscienza di questo grande fatto e continuiamo a cercare di copiare e di imitare quelle località che sembrano entrare in crisi perché il loro modello di sviluppo non è più così alla moda. Ed eccoci al cuore del tema. Un'offerta turistica sostenibile deve tendere ai seguenti obiettivi: un territorio di grande richiamo naturalistico (e qui il Parco la fa da padrone); una popolazione che ha radicato in quel territorio i suoi migliori valori quali l'architettura, la musica, la cucina, il modo di vestire, insomma le sue "usanze"; una presenza di infrastrutture e di servizi e di negozi che offrano sicurezza, originalità ed efficienza. Le strade devono essere sicure, i posteggi sufficienti ed interrati, i servizi sanitari, di pronto soccorso, scolastici e per la terza età di livello elevatissimo. Ho parlato di originalità e di qualità perché per emergere bisogna superare la media, non dobbiamo quindi copiare i modelli più conosciuti, dobbiamo tendere ad offerte irreperibili altrove e a esperienze irripetibili. Io sono un albergatore e vi voglio svelare un grande segreto che neppure tutti gli albergatori conoscono. Sapete qual'é la principale qualità di un esercizio alberghiero? Forse la posizione, l'arredamento, la storia, la preparazione del personale, la cucina, la piscina? No. La principale qualità di un albergo è la qualità dei suoi ospiti. Poi viene la qualità del personale, poi vengono l'aspetto fisico, gli arredi e i decori, la presenza dei servizi e così via. Già, ma la qualità degli ospiti non si può comprare, si costruisce nel tempo, con la ricerca continua della qualità e non solo. A nulla serve un ottimo albergo in un luogo mediocre. di Piero Roullet (Albergatore - Presidente della Camera di Commercio di Aosta) |