PARCHI | |
Rivista della Federazione Italiana Parchi e delle Riserve Naturali NUMERO 44 - FEBBRAIO 2005 |
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INCIPIT VITA NOVA |
L'idea non è nuovissima. Fare di una rivista il punto d'incontro di energie nuove, unite da un denominatore comune tematico, ma articolate per sensibilità e competenze plurali, al fine di essere insieme vetrina e strumento di progresso. |
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Naturalmente sto parlando di questa rivista. Il denominatore comune è la cultura che i parchi producono dopo essere stati da essa generati, che assume molte denominazioni pur restando sempre la medesima, purché superi la prova della sua sperimentazione nel laboratorio delle aree protette. Le energie nuove (che sono tali non per selezione generazionale, quanto piuttosto per aver deciso di misurarsi con le nuove frontiere della cultura applicata alla biodiversità, alla tutela e alla sostenibilità dello sviluppo) sono di provenienza varia. C'è chi si è formato nell'università, chi amministrando la cosa pubblica in settori specifici, chi ricercando in proprio, ovvero all'interno delle associazioni ambientaliste. Poi esistono prestiti, come sempre. Politici prestati all'amministrazione. Giornalisti prestati alla politica. E via così. Ma il cuore delle energie nuove è quello. Le sensibilità differenti sono talmente varie, plurali, intersecate e trasversali che per darne conto utilmente occorrerebbe tracciare la storia delle culture che negli ultimi decenni si sono misurate con il già enunciato denominatore comune tematico. Sarebbe una narrazione interessante, anche perché a lieto fine. Sarebbe facile, infatti, dimostrare con nomi, opere e appuntamenti noti e meno noti che il mondo non è solo popolato da specie umane in costante e triviale regressione, ma ha ospitato e continua ad ospitare belle teste spesso capaci di illuminanti proposte, a volte contro corrente, sulle quali si può contare per guardare avanti con fiducia. Con queste premesse, con queste forze, con queste aspirazioni ci presentiamo con la volontà di dar vita ad un nuovo inizio. Incipit vita nova, potremmo dire, sia pure a bassa voce e con la consueta ironia, che non può mancare in una impresa editoriale fondata da un toscano come Renzo Moschini. Abbiamo ripensato la rivista Parchi prendendoci il nostro tempo. Con tentativi ed errori. E questo fascicolo è il primo risultato del nostro lavoro. Ci presentiamo in un momento molto particolare. In Europa si confrontano progetti molto diversi tra loro, e vale la pena essere in campo per completare il lavoro di quanti tessono trame sopranazionali con specifici progetti, fornendo uno sfondo meno ricco di dettagli ma in grado di essere tradotto facilmente in slogan e in ordine del giorno. Il lavoro che compie Federparchi assieme a molti altri partner per unire e dare nuova identità e nuova rappresentanza alle aree protette del Mediterraneo soprattutto nei confronti dell'Unione Europea si inserisce in questo contesto, e ne rappresenta un aspetto fondamentale. In Italia sembrerebbe difficile arrestare il nuovo movimento di forze che dal basso, muovendo da un utilizzo nuovo dei beni comuni, sembrerebbe intenzionato a rinnovare le amministrazioni locali, le Regioni e, prima o poi, anche lo stato nazionale. Alcuni interessanti volumi che circolano nelle patrie librerie ci incoraggiano a guardare con circospetta fiducia al mondo contemporaneo, in quanto contenitore di processi che ci riguardano e che intendiamo sostenere e rafforzare. Non li citerò tutti. E, per evitare i guai che si verificano in questi casi, dirò anche che cito a caso. Si va dal sempre essenziale rapporto annuale Ambiente Italia 005 di Legambiente, che lavora su cento indicatori sullo stato del Paese esaminandone innovazione, qualità e territorio, per individuare idee contro il declino, al meritorio lavoro dell'editore Carocci, che ha pubblicato un anno fa una storia dell'ambiente curata da Marco Armiero e Stafania Barca; si passa dal quotidiano il Riformista che ha pubblicato materiali per un programma di governo che fanno esplicito riferimento alle aree protette (con proprietà, senza banalità), a un altro volume edito dalle Edizioni Ambiente che si intitola Ambiente condiviso (prefazione di Walter Veltroni; testi di Fausto Giovanelli, Ilaria Di Bella, Roberto Coizet, Alberto Magnaghi, Anna Marson, Mercedes Bresso, ed altre teste pensanti) che ricorda che lo sviluppo sostenibile è altra cosa dalla semplice difesa dell'ambiente, e che è opportuno riflettere maggiormente sugli strumenti di valutazione, di gestione e di partecipazione con una rinnovata attenzione per la politica, superando il vecchio approccio tecnocratico e accettando la sfida della partecipazione anche nelle aree urbane. Franco Cassano, infine, con il suo Homo civicus parla naturalmente anche di noi, uomini civici un poco parcheggiati. Ecco perché una parte centrale di questo numero si appassiona delle Regioni. Perché la spinta maggiore alla crescita dei parchi e della loro cultura fu data a suo tempo dalle Regioni. Solo più tardi il Governo centrale sopraggiunse, e recuperò il divario. Perché oggi esiste un nuovo fermento e circolano nuove speranze dopo le ultime elezioni regionali. Ma soprattutto perché - come è stato affermato alla prima assemblea nazionale dei parchi regionali italiani, voluta da Federparchi e organizzata a fine Aprile nel parco del Ticino lombardo - né la rete ecologica nazionale né il sistema nazionale delle aree protette possono essere immaginati in assenza delle Regioni e delle aree protette regionali. Al contrario è invece plausibile aspettarsi dalle nuove Giunte regionali che si stanno formando, dai nuovi assessorati regionali ai parchi, dai coordinamenti dei parchi regionali, un nuovo e decisivo impulso a politiche di sviluppo sostenibile, che vedano i parchi come luogo decisivo e strategico per sperimentare nuove forme di turismo, di agricoltura, di raccordo tra i distretti industriali e la valorizzazione della natura tutelata, mettendo al centro del dibattito sulla ripresa dell'economia nazionale e sul superamento della stagnazione l'unica nuova idea che in questi anni è stata sperimentata con fondi scandalosamente insufficienti (parlo di quelli regionali) e con analogamente scandalose sufficienze intellettuali: lo sviluppo incardinato nella tutela e nella valorizzazione della natura, del paesaggio e del patrimonio di culture locali compreso nelle aree protette. Del resto la rivista Parchi non scopre oggi la centralità di questi temi, né assume oggi posizioni che possono non piacere a questo o a quello. Chi volesse rileggersi il fascicolo speciale intitolato Dossier regioni che pubblicammo nel febbraio 1996, con interviste a ben cinque assessori regionali ai parchi (l'abruzzese Pezzopane, l'umbra Girolamini, l'emiliano Cocchi, il marchigiano Mentrasti ed il ligure Banti, mentre il Piemonte parlava per le penne di Angeleri e di Valter Giuliano, la Lombardia di Di Fidio, la Toscana di Nuzzo, e anche Valle D'Aosta e Bolzano dicevano la loro) potrà trovare interessanti spunti per valutare, inveire e guardare avanti. Non è difficile procurarsi il fascicolo: è tutto in internet, gratis. Accanto al Mediterraneo, all'Europa ed all'avvenire delle nostre Regioni ci sono altri temi, che arricchiscono il lavoro di chi si occupa dei parchi tentando di contribuire alla crescita generale del Paese. Il lettore abituale di questa rivista li conosce, e sa anche come trovarli nella tradizionale scansione del sommario, modificata appena un po'. I nuovi lettori, ai quali do il benvenuto di tutti coloro che collaborano alla nostra iniziativa editoriale, dovranno destreggiarsi tra le suddivisioni, sempre ragionevoli e sempre arbitrarie. È il pregio di ogni nuova esperienza, e non sarò io a toglierne sapore e piacere. |