L'aggettivo sostenibile assume spesso la valenza di una parola magica, in grado di rendere qualsiasi progetto al quale si accompagna, coerente con la tutela dei diritti delle future generazioni.
I parchi sono chiamati, nell'assolvere il proprio mandato istitutivo, a dare significato concreto al termine sviluppo sostenibile. Questa finalità tuttavia spesso non riesce a superare la rappresentazione generica, questa impressione è frequente quando si partecipa a convegni e seminari sul tema. La mancanza di esempi e indicatori che permettano una chiara interpretazione della sostenibilità rende questo obiettivo ancora molto vago.
eco&eco da più di dieci anni studia il tema dello sviluppo sostenibile: ha accompagnato diversi enti parco e province nella elaborazione di programmi di sviluppo sostenibile. Buone pratiche di sviluppo sostenibile nelle aree naturali è il titolo di una ricerca svolta di recente, la cui finalità è stata di passare in rassegna le esperienze di sviluppo dei parchi, e fornire una valutazione della sostenibilità per alcuni progetti, scelti tra quelli maggiormente innovativi.
Partendo dal concetto di sviluppo sostenibile, si è analizzato come esso è inteso dagli enti di gestione delle aree protette. Ciò è stato fatto mediante l'analisi di esperienze maturate nei parchi nazionali e regionali italiani, nei parchi regionali francesi e nei parchi nazionali inglesi(1).
In questo articolo si dà conto di alcuni aspetti salienti della ricerca, riassumibili nei seguenti punti:
1. il concetto di sviluppo sostenibile;
2. i criteri di selezione delle esperienze la rappresentazione della sostenibilità;
3. le categorie e le azioni analizzate;
4. le prospettive per lo sviluppo sostenibile nelle aree protette.
Il concetto di sviluppo sostenibile
Il concetto di sviluppo sostenibile è molto ambiguo e sfuggente. Questa difficoltà di definizione è sintomatica non solo della complessità dell'argomento, ma anche della sua contraddittorietà, del tentativo di comprendere in uno stesso concetto elementi eterogenei, se non addirittura contrapposti: lo sviluppo, che connota il cambiamento, la situazione in divenire, la modifica dello status quo, e la sostenibilità, che rimanda alla conservazione, alla difesa delle condizioni iniziali, al mantenimento dell'integrità.
Una delle espressioni più note ed utilizzate di sviluppo sostenibile è quella fatta propria dal Rapporto Brundtland ed adottata dai documenti ufficiali della Conferenza di Rio de Janeiro, secondo cui esso è lo (
) sviluppo capace di soddisfare i bisogni della attuale generazione senza compromettere il soddisfacimento dei bisogni delle future generazioni. Fin dal principio, è evidente in questa definizione di sviluppo sostenibile una dimensione economica, legata alla soddisfazione dei bisogni materiali; una lettura più attenta di essa, tuttavia, consente di individuare al suo interno anche una dimensione ecologica ed una culturale-sociale.
La componente economica è data dalla capacità di generare reddito ed occupazione in modo duraturo e soddisfacente per la popolazione. La componente ecologica consiste nella necessità di mantenere integro l'ecosistema, la sua capacità di fornire risorse utilizzabili e fruibili e di esercitare la propria funzione di sostegno alla vita, anche per le generazioni future. La sostenibilità culturale e sociale, infine, riguarda aspetti diversi: le pari opportunità tra generazioni differenti, ma anche all'interno della stessa generazione; la garanzia per ogni cittadino delle stesse condizioni di sicurezza, salute ed istruzione; il rispetto e la pari dignità di ogni cultura.
La promozione dello sviluppo sostenibile da parte di un parco deve quindi comportare l'attenzione verso i temi rappresentativi delle tre dimensioni della sostenibilità, vale a dire le dimensioni:
ambientale, per cui ci si pone l'obiettivo di ridurre o quantomeno non aumentare la pressione delle attività antropiche sull'ambiente naturale;
sociale, per cui si pone l'attenzione all'equità dello sviluppo e alla tutela dei valori culturali manifestati dalle comunità locali;
economica, sottolineando l'esigenza di migliorare le condizioni di benessere materiale delle comunità locali.
Un'azione dei parchi coerente con queste tre dimensioni della sostenibilità, comporta un impegno da parte degli enti di gestione che non può limitarsi al solo tema dello sviluppo rurale, ma deve affrontare il complesso degli aspetti del governo del territorio.
In quest'ottica il parco appare come un ente di gestione del territorio in grado di: incidere sui settori produttivi; favorire la fruizione delle risorse naturali e culturali; migliorare i modelli di consumo dei residenti; stimolare la partecipazione locale ad iniziative di conservazione delle risorse naturali.
I criteri di selezione delle esperienze la rappresentazione della sostenibilità
La ricerca presenta trenta esperienze di buone pratiche di sviluppo sostenibile realizzate da enti di gestione di parchi nazionali e regionali italiani, oasi protette, parchi naturali regionali di Francia e parchi nazionali inglesi.
Queste esperienze non rappresentano la totalità delle iniziative di sviluppo sostenibile portate avanti dalle aree protette, ma solo una selezione effettuata sulla base dei seguenti criteri:
rilevanza settoriale, si sono scelte esperienze che riguardassero i temi prioritari delle aree protette così come emergono dalla normativa nazionale; in particolare si sono considerati i temi della tutela (gestione risorse naturali), dell'educazione ambientale (volontariato e educazione ambientale) e dello sviluppo economico locale (agricoltura, turismo, piccole e medie imprese); i progetti integrati costituiscono una voce che integra almeno due delle tre aree tematiche precedentemente elencate;
partecipazione, in coerenza con i principi dello sviluppo sostenibile si è deciso di selezionare soltanto le esperienze che comportassero un ruolo attivo delle comunità locali, o comunque dei soggetti privati;
innovatività, si sono escluse le iniziative che rappresentano il patrimonio comune dei soggetti che gestiscono le aree protette, preferendo interventi innovativi per ciò che riguarda sia gli obiettivi delle esperienze stesse, sia i mezzi impiegati;
replicabilità, per cui si è data priorità alle esperienze che affrontassero problemi comuni alle aree protette e che quindi potessero costituire un esempio di buona prassi per altri soggetti e per altre aree protette.
Una ricerca bibliografica, anche sulla Rivista Parchi e su internet ha permesso di individuare le esperienze da approfondire. La redazione delle schede relative alle singole buone pratiche è avvenuta attraverso un confronto diretto con i responsabili delle aree protette: a loro ci si è rivolti per acquisire informazioni dettagliate, in particolare per quanto attiene la misurazione dei risultati raggiunti con i progetti.
Ogni scheda si compone di tre parti:
Anagrafica, la quale contiene gli elementi per definire il tipo di progetto, il tema e l'area di riferimento, i possibili referenti ai quali rivolgersi per approfondimenti.
Descrizione sintetica e informazioni qualitative, nella quale si esplicita il progetto in maniera, appunto, descrittiva, mettendone in luce l'impegno a favore dello sviluppo sostenibile, i requisiti di innovatività e di replicabilità.
Indicatori, nella quale si stima il valore delle performance realizzate dai singoli progetti in relazione alla dimensione ambientale, sociale ed economica degli interventi.
Le categorie e le azioni analizzate
I progetti selezionati sono stati raggruppati in sei categorie.
Agricoltura. Questa sezione si compone di sei iniziative. Esse riguardano in prevalenza accordi promossi da enti di gestione di aree protette, con agricoltori e associazioni di categoria sia per la qualificazione dei prodotti, sia per il risparmio di risorse nei processi produttivi. Vi sono due esperienze in cui i parchi hanno promosso soluzioni innovative per il risparmio di risorse idriche nelle coltivazioni agricole. Un progetto di ricerca scientifica con la sperimentazione di una nuova tecnologia per la riduzione dell'impatto ambientale negli oleifici. Un'esperienza ormai consolidata di certificazione di prodotti agricoli e di promozione con il marchio del parco. I parchi considerati sono i seguenti: Parco Regionale Fluviale del Taro; Parc Naturel Régional de la Brenne; Parco Nazionale del Gargano; Parco Fluviale Regionale dello Stirone; Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano; Parco Regionale del Ticino lombardo.
A titolo di esempio si presenta una breve descrizione del progetto Life TIRSAV Tecnologie Innovative per il Riciclaggio delle Sanse e delle Acque di Vegetazione realizzato dal Parco nazionale del Cilento e Vallo di Diano.
Il progetto Life Tirsav (Settembre 2001 Settembre 2004) del Parco Nazionale del Cilento ha sperimentato strategie e tecniche innovative di recupero e valorizzazione dei sottoprodotti della filiera olivicola (sanse vergini, acque di vegetazione, foglie e rametti) per finalità agronomiche, eliminando gli inconvenienti in termini organizzativi, e di gestione che ancora sussistono. Il progetto ha avuto l'obiettivo di ridurre l'impatto ambientale relativo allo smaltimento dei reflui dell'industria olearia, attraverso la realizzazione di un impianto di riciclaggio in grado di trasformare le acque di vegetazione e le sanse vergini in un compost ottimale di substrati organici utilizzabile a fini agronomici, grazie anche al suo minore carico di tossicità per l'ambiente.
Gestione risorse naturali. Questa sezione si compone di quattro iniziative. Vi è l'esperienza di un parco regionale francese, che dopo avere effettuato una ricerca sui consumi energetici locali, ha elaborato un programma di riduzione dei consumi che coinvolge l'intera comunità locale. Un progetto di recupero di terrazzamenti usati in agricoltura, attraverso la presa in gestione da parte del parco e l'affido a cittadini interessati al loro mantenimento. Due esperienze di reintroduzione di specie animali estinte, che hanno visto la collaborazione di allevatori e residenti. I soggetti considerati in questa sezione sono i seguenti: Parc Naturel Régional du Pilat; Parco Nazionale delle Cinque Terre; Parc National dés Cévennes; Parc Naturel Régional du VercorsParc.
A titolo di esempio si presenta una breve descrizione del progetto Life Ambiente P.R.O.SI.T. Pianificazione e Recupero delle Opere di Sistemazione del Territorio costiero delle Cinque Terre realizzato dal Parco nazionale delle Cinque Terre.
Il Parco Nazionale delle Cinque Terre ha un paesaggio agricolo caratterizzato dalla presenza di versanti a gradoni, sostenuti da terrazzamenti realizzati con muretti a secco. Questo paesaggio è oggi a forte rischio a causa del diffuso abbandono agricolo di queste aree. Per contrastare l'abbandono dei terrazzamenti, nell'ambito dell'iniziativa Life Ambiente, il progetto P.R.O.SI.T. del Parco Nazionale delle Cinque Terre mira a realizzare, in modo partecipato, una serie di azioni volte alla sperimentazione di un metodo di tutela e recupero delle aree costiere rurali. Il progetto è strutturato in tre fasi successive. La fase preparatoria del PROSIT prevede la sensibilizzazione della popolazione locale, l'adeguamento della legislazione regionale sull'affidamento delle terre incolte, e la realizzazione di forum tra i soggetti coinvolti nelle azioni del progetto. Durante la fase progettuale sono definiti: una mappa delle aree costiere rurali in base a livello di vulnerabilità, pericolosità e attitudine al recupero; gli strumenti attuativi per il recupero dei terrazzamenti; le modalità per la realizzazione dell'intervento pilota. Nella fase attuativa sono realizzati l'intervento pilota, le azioni necessarie alla sua riproducibilità, e la divulgazione dei risultati.
Piccole e medie imprese. Questa sezione si compone di tre iniziative. Una riguardante la collaborazione tra un parco regionale francese e una locale associazione di imprese per la promozione della nascita di imprese verdi. Un'altra riguarda la predisposizione da parte del parco nazionale delle Dolomiti Bellunesi della carta della qualità delle imprese locali. L'ultima riguarda la realizzazione di un software per le imprese localizzate nei parchi regionali francesi, che permette di tenere sotto controllo le performance ambientali. I soggetti considerati in questa sezione sono i seguenti: Parc Naturel Régional de la Brenne; Parco Nazionale Dolomiti Bellunesi; Fédération des Parcs naturels régionaux de France.
A titolo di esempio si presenta una breve descrizione del progetto di Detectogramma per le imprese dei parchi naturali regionali di Francia realizzato dalla Fédération des Parcs naturels régionaux de France.
Il Detectogramma è un software di analisi d'Impresa che permette di individuare in modo semplice e veloce quali sono i settori o le attività di un'impresa che maggiormente possono determinare una situazione di criticità. Per le imprese localizzate nei parchi l'analisi permette di capire quali sono le dinamiche che innescano i rischi ambientali e di articolare linee d'azione per prevenirli. Il software è costituito da tre elementi essenziali: un questionario di analisi, un motore di valutazione del rischio e un modulo di risposta operativa. Il Detectogramma si propone di individuarne l'area/settore che maggiormente contribuisce ad un particolare rischio ambientale e a determinare una serie di regole di condotta per conformare il modus operandi dell'impresa in questione ad un maggior grado di sostenibilità. Ciò è reso possibile dal modulo statistico incluso nello strumento d'indagine, grazie al quale è anche possibile gerarchizzare i rischi e dettarne le linee preventive, sia a livello nazionale che del singolo parco.
Turismo. Questa sezione di compone di cinque iniziative. Raccoglie esperienze di miglioramento della qualità ambientale portate avanti sia in contesti in cui il turismo è già sviluppato, come la promozione di marchi per le strutture ricettive, o l'adozione della carta europea del turismo sostenibile, sia in contesti dove il turismo rappresenta un'opportunità per la promozione dello sviluppo locale. I soggetti considerati in questa sezione sono i seguenti: Parco Nazionale del Gran Paradiso; Parco Nazionale delle Cinque Terre; Parco Nazionale dello Stelvio; Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano; Parc Naturel Régional du Vercors; Parco Regionale Alta Val Parma e Cedra (Cento Laghi).
A titolo di esempio si presenta una breve descrizione del progetto Val Bratica: Agricoltura, Natura e Cultura realizzato dal Parco Regionale Alta Val Parma e Cedra (Cento Laghi).
In Val Bratica il Parco Regionale dei Cento Laghi si è attivato per favorire la diffusione di forme innovative di ricettività turistica. In un castagneto posto lungo un itinerario dedicato all'agricoltura sono stati ristrutturati, mantenendo inalterati i caratteri architettonici e costruttivi originari, quattro piccoli edifici in sasso e legno che un tempo venivano utilizzati per essiccare le castagne (essiccatoi) o anche come deposito per gli attrezzi agricoli. In seguito a questi interventi, a partire dal luglio 2003 due di questi manufatti sono utilizzati come bivacchi per escursionisti; ognuna di queste due strutture è dotata di due letti a castello per un totale di otto posti letto (quattro per ciascun rifugio). Vicino a questi due rifugi, è stato ristrutturato un altro essiccatoio per ricavarne i servizi igienici peri i due rifugi. Infine, la quarta struttura, dopo esser stata messa a nuovo, rimane con la funzione dimostrativa di come erano gli essiccatoi di un tempo. La gestione delle strutture è affidata in convenzione ad un unico soggetto.
Volontariato e educazione ambientale. In questa sezione potrebbero rientrare la gran parte delle attività svolte dai parchi e dalle associazioni di volontariato. Sono state selezionate quattro esperienze particolarmente interessanti per il livello di coinvolgimento di attori locali e per la potenziale ricaduta economica. I soggetti considerati in questa sezione sono i seguenti: Parco Nazionale del Gargano; Polo scolastico Silvio D'Arzo di Montecchio Emilia (RE); Club Alpino Italiano Convegno Centro Meridionale ed Insulare; Parco Regionale Monte Barro. A titolo di esempio si presenta una breve descrizione del progetto di Scuola Regionale d'ingegneria naturalistica e Centro per la tutela della flora autoctona realizzato dal Parco Regionale Monte Barro.
Il Parco del Monte Barro insieme ad altri soggetti locali ha istituito la Scuola Regionale d'Ingegneria Naturalistica ed il Centro Regionale per la tutela della flora autoctona. La Scuola ha lo scopo di diffondere i principi e le tecniche dell'ingegneria naturalistica, promuovere l'apprendimento e l'aggiornamento professionale da parte dei tecnici delle pubbliche amministrazioni, degli insegnanti, dei professionisti e degli operatori. Il Centro Regionale per la tutela della flora autoctona è volto sia all'impiego in opere di riqualificazione, recupero ambientale ed interventi d'ingegneria naturalistica che all'avvio di progetti di conservazione di specie rare e/o minacciate. Ciò, attraverso la definizione di procedure per la realizzazione di specie vegetali erbacee ed arbustive geneticamente compatibili con le popolazioni naturali lombarde. Fino ad ora sono state testate o riprodotte oltre 150 specie, ed è stato depositato il marchio Flora Autoctona che prevede il coinvolgimento di vivaisti e sementieri nella produzione del materiale vegetale.
Progetti integrati. Questa sezione di compone di sette iniziative. Vi sono esperienze che riguardano sia la promozione e l'adozione di sistemi di certificazione degli enti di gestione delle aree protette e dei territori corrispondenti, sia iniziative di promozione dello sviluppo rurale integrato attraverso l'utilizzo del modello partecipato così come promosso dal Programma Leader. I soggetti considerati in questa sezione sono i seguenti: Parco Nazionale dello Stelvio; Parco Regionale del Fiume Po (tratto Vercellese-Alessandrino) e del torrente Orba; Parco Nazionale Dolomiti Bellunesi; Riserva Naturale Regionale Lago di Penne; The Peak District National Park¸Association of National Park Authorities,¸Parc Naturel Régional Loire-Anjou-Touraine.
A titolo di esempio si presenta una breve descrizione del progetto Agenda 21 Locale nel Parco Nazionale dello Stelvio realizzato dal Parco Nazionale dello Stelvio.
Il processo di Agenda 21 nel Parco dello Stelvio è stato avviato avendo presente due obiettivi generali:
affrontare le questioni dello sviluppo socio-economico dell'area protetta rispettando un approccio integrato alla questione ambientale. Poiché si tratta di un'area protetta nata in modo conflittuale, e vissuta da parte di molti residenti come una sorta di imposizione dall'alto, l'obiettivo fondamentale è quello di far percepire i vincoli ambientali non come una limitazione delle opportunità di sviluppo ma come una risorsa per la crescita sociale ed economica.
cercare di risolvere alcuni punti critici relativi alla pressione sulle risorse naturali del parco. Il Parco Nazionale dello Stelvio è un ecosistema a rischio sotto molti punti di vista: idrogeologico, forestale, faunistico e la sua conservazione richiede l'apporto attivo delle popolazioni locali, per conciliare le molte esigenze diverse che si esprimono al riguardo. Alcuni punti fondamentali che richiedono politiche concertate e un monitoraggio costante sono: tutela delle acque, stato di salute dei boschi, gestione della fauna selvatica, agricoltura, allevamento.
Tali obiettivi sono stati realizzati con riferimento ad alcune aree tematiche, ritenute strategiche per uno sviluppo sostenibile: turismo; tutela e conservazione del paesaggio e dell'economia locale; gestione del territorio e tutela delle acque; comunità locale.
Le prospettive per lo sviluppo sostenibile nelle aree protette
Le aree protette hanno finora indirizzato buona parte dei loro investimenti verso la creazione di strutture: centri visita, sentieristica, aree attrezzate per la ricreazione e così via. I temi della partecipazione e dello sviluppo sostenibile hanno avuto un peso limitato.
I motivi di questa carenza sono diversi: da un lato il tema della sostenibilità è poco chiaro ai responsabili delle aree protette, dall'altro lato l'attivazione di processi di sviluppo partecipato richiede un notevole uso di risorse umane, che si scontra con l'endemica scarsa disponibilità di personale e di risorse da parte degli enti di gestione delle aree protette. Si è rilevato come le esperienze di successo nascano spesso dalla capacità di singoli soggetti di costruire reti di relazione e di collaborazione, sia con le istituzioni locali, sia con i residenti. È importante che i parchi si aprano verso l'esterno e acquisiscano le buone pratiche: questa operazione è piuttosto semplice in quanto il patrimonio di esperienze dal quale attingere idee di sostenibilità a livello europeo è notevole.
È importante che i parchi si facciano promotori e animatori di nuove idee, e sappiano coinvolgere in particolare coloro che hanno già dimostrato sensibilità al tema della sostenibilità. Pensare di avviare processi partecipativi in grado di coinvolgere l'intera comunità locale può essere velleitario. Una strategia per piccoli passi, con il coinvolgimento graduale della comunità può essere una valida soluzione, a tale proposito può essere utile recuperare un brano delle Città invisibili di Italo Calvino, dove l'autore fa dire al protagonista quale possa essere una via per migliorare la vita nelle città:
L'inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n'è uno, è quello che è già qui, l'inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare l'inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e che cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio. (I.Calvino, Le città invisibili, Mondadori, Milano, 1993)
di Vincenzo Barone
- La decisione di considerare i soli parchi francesi e inglesi nasce, sia dalla maggiore attenzione di questi due paesi al tema dello sviluppo sostenibile nelle aree protette, sia dalla maggiore facilità di effettuare ricerche partendo da informazioni disponibili su internet.
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