PARCHI | |
Rivista della Federazione Italiana Parchi e delle Riserve Naturali NUMERO 45 - GIUGNO 2005 |
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IL MARE NEL CUORE |
Subacquei non vedenti nell'area marina protetta delle Cinque Terre |
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"Quest'occhi dunque chiuderà di morte Ce l'ha fatta. E' riuscito a sorprenderci nuovamente quel geniaccio di Franco Bonanini; ancora una volta, il Presidente del Parco Nazionale delle 5 Terre, specie di Cagliostro dei tempi moderni, ci lascia esterrefatti di fronte ad una delle sue idee brillanti, di quelle che, magari, di primo acchito, ti fanno storcere il naso, scuotere la testa ma poi, immancabilmente, presto o tardi, ti conquistano e ti entusiasmano. E' l'estate del 2004 quando Bonanini, teorico di una fruizione del territorio dove sostenibilità fa rima, rigorosamente, con accessibilità (e, verrebbe da dire, col senno di poi, con equità sociale), si impegna perché gli scenari straordinari dell'area marina protetta possano diventare meta di immersioni per non vedenti. Per noi profani, per noi che, a malapena, galleggiamo facendo snorkeling, per noi, soprattutto, banali ed abulici proprietari di tutti e cinque i sensi, il progetto è, a dir poco, dirompente. A crederci da subito è, invece, Sarahi Saldana, la giovane dipendente del Parco Nazionale cui Bonanini affida il coordinamento complessivo del progetto; laureata in scienze ambientali marine, Sarahi porta in dote dalla sua terra d'origine, il Messico, due occhi neri e profondi da azteca ed un amore tanto sconfinato quanto gioioso per il mare. Iniziano, così, i primi sopralluoghi alla ricerca dei fondali più significativi: fondali che, in quest'ultimo lembo orientale di Liguria, sono prevalentemente di roccia e di sabbia oppure ricoperti dalle morbide praterie di Posidonia, regina del Mediterraneo. Ad affiancare lo staff del Parco nelle fasi di progettazione e realizzazione, Bonanini chiama un consulente d'eccezione, l'Avvocato Giulio Nardone, Presidente l'ADV, l'Associazione Nazionale dei Disabili Visivi; Nardone, non vedente, ha al proprio attivo un migliaio di immersioni ed è accompagnato nelle visite sottomarine alle 5 Terre dalla dottoressa Maria Luisa Gargiulo (ipovedente), dell'Associazione Italiana di Psicologia delle Attività subacquee: insieme, peraltro, i due hanno scritto il libro-manuale "Sott'acqua con un cieco", pubblicato e già tradotto in diverse lingue. Dopo pochi mesi ed un discreto numero di immersioni, la scelta ricade su di un'area sommersa in località Punta Corone, indicativamente davanti al paese vecchio di Monterosso: è qui, dunque, che, dall'estate 2006, grazie a fondi provenienti dal Ministero dell'Ambiente, sarà operativo il primo (primo in Italia certamente, primo in Europa pure e, forse, addirittura primo al mondo) percorso subacqueo attrezzato per disabili visivi. Vuoi per appagare la naturale e "scientifica" curiosità, vuoi per tentar di dirimere la posizione di quanti, più o meno apertamente, hanno salutato la cosa come un capolavoro di stramberia, meglio chiarire, a questo punto, cosa sostanzialmente sia e come praticamente funzioni un simile percorso. Una sagola viene sospesa su picchetti (alcuni inseriti sul fondale come corpi morti, altri tramite ancoraggio alla roccia), a circa 60 cm da terra e va a delimitare o, più precisamente, a segnalare "fisicamente" un percorso ad anello di circa 250 metri che consentirà il contatto con la ricca geologia sommersa; il tutto nel limite dei 18 metri di profondità che sono poi le misure previste dal primo dei brevetti subacquei ed il cui possesso, logicamente, è vincolante per la partecipazione alle immersioni da parte dei disabili visivi. Se la sagola è punto fisso e tangibile di riferimento ed orientamento, l'elemento forte dell'immersione (un'immersione vera, tengono a precisare gli addetti, non priva delle ordinarie difficoltà - unico sconto l'assenza di grotte - e nemmeno breve visto che nella versione integrale impegna i sub per circa 45 minuti) è indubbiamente il connubio davvero speciale che, in quel frangente, si viene ad instaurare fra il sub disabile e la propria guida (la proporzione, nella fattispecie, è di 1:1). La passeggiata, l'esplorazione subacquea si confonde così con la narrazione, con la favola del magico mondo sommerso, con lo scambio di informazioni e, quel che conta di più, reciproche emozioni: comuni maschere ed erogatori vengono sostituiti da un gran facciale (una sorta di maschera che protegge tutto il volto) con ricetrasmittente (microfono e auricolare) integrata sì da rendere possibile un dialogo ininterrotto. La guida tiene per mano il sub disabile con estrema delicatezza, di fatto i palmi delle mani appena appena si sfiorano e solo con lievi impulsi, preventivamente codificati, l'accompagnatore fa da timone al compagno e gli trasmette le indicazioni di direzione: metodo di fine psicologia, questo, per cui non c'è affatto il portatore, responsabile, e il portato passivo, il "trascinatore" capo e il meramente trascinato ma, viceversa, due protagonisti pariteticamente autonomi e pariteticamente lì a condividere un'esperienza dal fascino trasversale. Praticamente impossibile, ci confida la dottoressa Saldana, distinguere in immersione, i disabili non vedenti che, lungi dall'avere comportamenti o posture impacciati o scorretti, mostrano viceversa un'estrema disinvoltura ed una tecnica delle più mature; a consentirne l'individuazione è, semmai, la fascia che hanno al braccio, a righe nere e gialle, e poi, soprattutto, i guanti che, per chi, in un tatto squisitamente raffinato ed ipericettivo, sfoga la sensibilità di una facoltà negata, sono tagliati alle estremità, lasciando ai curiosi polpastrelli la libertà di un contatto diretto con la materia. Ecco i disabili visivi sott'acqua; un focalizzare con le mani le informazioni della guida, percorrere la pelle vischiosa delle rocce ed accarezzare le mille tenere dita delle alghe; sentire, con un udito straordinariamente eccitabile, le frequenze basse, inquietanti e lontane del mare e quelle ritmiche e tranquillizzanti delle bolle d'aria che risalgono, a grappoli, in superficie; e poi pensare, immaginare, imprimere nella mente sensazioni per poi ricordarle nel tempo, mentre l'acqua sostiene e rassicura, ridona quella stabilità che fuori, nell'ordinaria atmosfera rarefatta, è negata a chi non vede: non si può cadere, qui, nell'abbraccio totale dell'acqua. Per poter seguire nelle immersioni i disabili visivi è necessario frequentare un apposito corso formativo e, quindi, ricevere relativo attestato ad hoc; Bonanini non manca allora di compiere una scelta importante, di campo e, così, nel Disciplinare provvisorio dell'AMP (approvato quest'anno), il possesso di tale attestato diviene requisito prioritario per l'ottenimento dell'autorizzazione alle attività subacque nell'area marina. Risultato: tutti e quattro i diving a tutt'oggi operativi fra Levanto e le 5 Terre hanno ottenuto la suddetta abilitazione. Ancora, e per inciso, è in preparazione una riproduzione in scala dell'area marina protetta (e, con differente texture, anche della parte emersa del Parco), di circa 180 per 100 centimetri, così da offrire alla perlustrazione tattile dei non vedenti tutta l'originale fisicità delle 5 Terre. Il Parco dell'uomo, slogan più rinomato del Parco Nazionale delle 5 Terre, si dimostra, dunque, non solo una indiscutibile realtà ma assume un valore addirittura più profondo, significativo e persino simbolico come parco di e per "tutti" gli uomini. In quest'area marina l'acqua, elemento primigenio e fondante, riesce ad azzerare le differenze o, meglio ancora, le riconosce e quindi le esalta come patrimonio valoriale universale. ADV - Associazione Disabili Visivi Laura Ravazzoni |