Federparchi
Federazione Italiana Parchi e Riserve Naturali


PARCHI
Rivista della Federazione Italiana Parchi e delle Riserve Naturali
NUMERO 45 - GIUGNO 2005




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ALL'OPEra!

Un consiglio di saggi ha definito la "road map" dell'Osservatorio Parchi Europei

Otto luglio, una fulgida giornata d'estate a Riomaggiore. Nella sala del Castello, attorno ad un'evocativa tavola rotonda, siedono, in una specie di conclave secolare, i consiglieri del Direttivo di OPE accanto ad un copioso numero di "saggi", personalità di esperienza e fama acclarata appartenenti al mondo delle aree protette, convocati per collaborare alla definizione del più congruo action plan dell'Osservatorio. Apre i lavori Franco Bonanini, padrone di casa e Presidente dell'Osservatorio, il quale, rammentando, se ancora ce ne fosse bisogno, la nascita di OPE come esito permanente di una serie di alleanze pregresse perpetrate, in primis, dalla Federparchi, coglie l'occasione per lanciare la crociata "pacifica" dei parchi contro i meccanismi aridi e perversi della più deteriore globalizzazione: "Grazie all'azione di tutela attiva perseguita nelle aree protette - afferma, infatti, il patron delle Cinque Terre - sono ancora possibili quelli che mi piace definire come gli slanci di autenticità del territorio, iniziative innovative motivate da un senso di appartenenza che qui e solo qui, nei parchi, resiste straordinariamente pregnante e fiero".

La missione

Diffondere nella comunità dei parchi europei questa buona e insindacabile novella e, quindi, concretizzare simili potenzialità, è evidentemente uno dei compiti primi di OPE. L'ideologo di OPE, il suo indiscusso padre fondatore nonché attuale Direttore, l'infaticabile e volitivo Renzo Moschini, mette subito in chiaro il ruolo specifico dell'Osservatorio, prettamente strumentale, nel quadro della struttura "madre" della Federazione e dalle, di quest'ultima, linee politiche e di indirizzo. Tanto per rendere l'idea, una specie di Centro Giacomini (quello dei tempi d'oro di Gargnano, ma, diciamo così, all'ennesima potenza): " Due le differenze sostanziali - spiega Moschini - col centro lombardo: una di matrice visto che, in quel caso, era la Regione Lombardia a deciderne le sorti con il finanziamento la cui interruzione ne sanzionò la chiusura laddove OPE deve poter contare su finanziamenti certi ed adeguati per i suoi scopi; secondariamente, il Giacomini aveva minori ambizioni limitandosi, di norma, ad un unico sebbene importante e qualificato appuntamento annuale: il nostro Osservatorio, viceversa, intende operare su di un campo più vasto qual è quello euro-mediterraneo e, di conseguenza, affrontare una platea di questioni assai più estese e variegate". Tutto ciò comporta la necessità di raccordarsi ad altre realtà coinvolgendo, in particolare, sia sul piano nazionale sia comunitario, le associazioni rappresentative delle aree protette nonché tutti quei soggetti istituzionali e non che risultano comunque coinvolti nella quaestio parchi. "Lo strumento più opportuno per operare tale raccordo è - afferma il Direttore dell'Osservatorio - quel Libro Verde sui Parchi d'Europa di cui OPE promuove la redazione. Un documento inedito e prezioso, unico in grado di rappresentare la realtà delle aree protette europee e, contemporaneamente, indicare per esse esigenze e percorsi idonei". Bisogna partire e partire subito, raccomanda Moschini; tanto più che l'homo faber del "Libro Verde" ce l'abbiamo già qui, a portata di mano: è Roberto Gambino, caposcuola della pianificazione sostenibile, noto ed apprezzato a livello internazionale nonchè animatore del CED PPN di Torino (partner scientifico, si ricorda, di OPE), che dovrà tessere la prima tela, un documento, nella sostanza, tra un indice ed una bozza, di questa imponente ed inedita miscellanea sui parchi europei. E' piuttosto amara la lettura di Gambino sulle difficoltà più attuali, politiche e socio- economiche, del Vecchio Continente, contraddistinto da un contesto eminentemente contraddittorio e da laceranti crisi identitarie: tuttavia "pur rinunciando, data l'incertezza al contorno, a delineare un traguardo preciso, è comunque necessario ed anzi lo è, a maggior ragione, proprio adesso sviluppare una riflessione approfondita sul patrimonio paesistico e ambientale quale quella che ci si propone di sviluppare attraverso il Libro Verde di OPE". Se l'Europa, in generale, annaspa in acque limacciose, è ciononostante indispensabile che il Libro abbia, fin dall'inizio un respiro europeo: "per questo - sostiene il professore - deve essere costituito un Comitato Scientifico di garanzia che raccolga un panel di livello internazionale; contemporaneamente è necessario chiamare in causa organismi internazionali come l'IUCN, Europarc, le federazioni dei Parchi analoghe alla nostra e, ancora, le Università, i centri di ricerca, ecc.". Gambino ha già chiara la Road Map verso il Libro Verde (opera dai tempi lunghi) che, di fatto, sarà anticipato, e in qualche modo, in questo, messo in nuce, da un draft divulgativo (opera dai tempi, auspicabilmente di breve o medio termine) comprensivo, in estrema sintesi, di:

  • una rappresentazione esemplificativa dei quadri nazionali europei
  • l'aggiornamento sistematico dei dati (normativi, amministrativi, tecnici…)
  • schede sintetiche sui progetti più significativi in corso (ad esempio, le esperienze transfrontaliere)
  • una raccolta di pareri autorevoli da parte di osservatori accreditati sul piano internazionale
  • una serie di visualizzazioni cartografiche dalla valenza non solo documentaria ma anche comunicativa

Questa, dunque, la fase "uno" del draft cui andrà (dovrebbe andare) a seguire, nel giro, stima Gambino, di un anno e mezzo la fase "due" in cui sarà possibile:

  • allargare il patrimonio conoscitivo ai 45 Paesi del Consiglio d'Europa
  • completare in maniera sistematica tutti i quadri nazionali così da far emergere analogie, differenze e criticità
  • approfondire alcuni temi emergenti (ad esempio le iniziative promosse, con successo, dalla Federparchi a Bangkok e l'importante questione delle fasce fluviali)
  • implementare il tema dell'alleanza fra le politiche delle aree protette e le politiche del paesaggio.

Praticamente unanime il consenso accordato dall'assemblea per la rotta di massima qui suggerita da Gambino, rotta che muove alla volta sia Libro Verde e sia di una conseguente investitura decisiva e quanto mai solenne per OPE a livello europeo. Fra gli "allineati" più convinti, Ermanno De Biaggi, Dirigente del Settore Pianificazione delle Aree Protette della Regione Piemonte che appone, innanzi tutto, la propria firma sull'oramai monumentale cahier de doléances per un sistema istituzionale europeo lacunoso ed incongruente ad oltranza: "mentre in Europa non esiste un quadro di riferimento comune in materia di parchi né, tantomeno, un progetto politicamente condiviso, emerge una realtà di intense e costruttive collaborazioni tra soggetti a vario titolo interessati, talora sostenute da Programmi Europei ma, soprattutto, incardinate attorno ad organizzazioni trasnazionali, per regioni geografiche e per progetti". Con un'intelligente operazione che sta a metà fra il cogliere la palla al balzo ed il cavalcare, a buon fine, la tigre, OPE ha da rispondere all'istanza di conferire una nuova organicità e sistematicità a tali cooperazioni aumentandone il valore e l'entità dei risultati attesi: " Ad un livello più alto e sulla base di tali esperienze, l'Osservatorio deve interagire con le altre istituzioni territoriali rappresentando efficacemente, da un lato, la complessità e le problematicità del sistema e, dall'altro, la specificità delle singole realtà". In questo quadro, il Libro Verde va ad assumere una funzione ulteriore, per certi versi storicamente "testimoniale": "oltre a fare il punto sui sistemi amministrativi e geografici delle aree protette europee, il Libro - sostiene De Biaggi - deve ben rappresentare gli anni di solitaria attività dei parchi, delle realtà locali, ma anche il radicamento territoriale conquistato, la consapevolezza che la qualità e l'integrità del territorio e delle sue risorse è patrimonio delle comunità locale". Solo all'apparenza e solo di primo acchito dirompenti rispetto agli orientamenti più generali, gli "opportuni distinguo" manifestati da Luigi Bertone, il quale, assumendo come punto di riferimento la sensibilità più tipica dell'organizzazione comunitaria, corregge il tiro di un OPE (e del suo Libro Verde) tutto teso ad armonizzare, tout court, le politiche nazionali e comunitarie dei parchi: "Una sensibilità, uno schema concettuale e comportamentale - sostiene Bertone a proposito delle sedi decisionali comunitarie - che deriva dalla combinazione di due fattori: l'attenzione alla trasversalità del tema ambientale rispetto alle politiche settoriali dell'Unione e l'interesse esclusivo per la Rete Natura 2000". Dall'incontro di questi due "ingredienti", discende, la conclamata, sistematica e, purtroppo, nota chiusura ad istanze che afferiscono ad e da altre traiettorie. Come, allora, uscire da quest'incresciosa impasse? Indorando la pillola, sembra suggerire Luigi Bertone, ossia "più che sul tasto dell'armonizzazione - certo necessaria ma piuttosto indigesta a Bruxelles - punterei su quello dei parchi come strumenti privilegiati, già pienamente disponibili, per il perseguimento degli obiettivi generali dell'Unione in campo ambientale e per la valorizzazione e l'applicazione delle Direttive in materia di tutela: un'applicazione che si proporrebbe in senso dinamico per la stessa Rete Natura 2000".

Monitorare anche i bilanci

Pacato, elegante e determinato, Valter Giuliano, Assessore alla Provincia di Torino, sposa a pieno le linee guida di Gambino cui, con un guizzo di sana concretezza da amministratore, suggerisce di aggiungere una voce : "che riguardi gli investimenti di bilancio e le percentuali di bilancio destinate alle aree protette: da questi parametri si evince infatti il reale interesse di un paese in ordine alle tematiche di conservazione descritto attraverso quanto, effettivamente, investe nella tutela della biodiversità". Giuliano insiste poi sulla forte carica propositiva, naturale alter ego di un puntuale percorso conoscitivo, che dovrà caratterizzare il Libro verde di OPE, proposte, sostiene l'Assessore, "da un lato verso le politiche europee di armonizzazione - e, come primo elemento che renda possibile quest'ipotesi, segnalare la necessità di una nuova classificazione europea - dall'altro riflettere se è possibile prevedere l'emanazione di Direttive specifiche o, più realisticamente, almeno di incentivi mirati, all'interno delle politiche generali, che vadano ad interessare specificamente le aree protette, riconoscendo loro quel ruolo di sperimentazione delle buone pratiche di sostenibilità". Guru ambientalista, fra i più carismatici protagonisti della comunità nazionale delle aree protette, Fabio Renzi suggerisce un'interpretazione globale della mission di OPE il quale, mutuando dimensioni operative di tradizione pedagogica e didattica, deve procedere ad un'opera di "alfabetizzazione, a livello italiano e comunitario, sulla realtà euromediterranea. Come punto di intelligenza e conoscenza in continua alimentazione, OPE farà rete fra soggetti differenti che però costantemente affrontano problemi comuni". E' un Giano bifronte l'Osservatorio che ha in mente Renzi e che da un lato mostra (meglio, insegna) la realtà delle aree protette "qui" ed "ora", dall'altro, in veste di organismo progettuale, è tutto proiettato verso la costruzione di ottimali scenari futuri: "OPE deve progettare innanzitutto politiche, poiché abbiamo visto quanto sia importante progettare politiche di sistema le quali sono valide ben oltre le aree protette. Inoltre è necessario che la progettazione si impegni nell'elaborazione di schemi istituzionali di riferimento per le aree protette ossia per aree speciali".
E speciali lo sono davvero i parchi, soprattutto nella vacatio identitaria che affligge l'Europa dei giorni nostri dove essi possono rappresentare un felice modello di identità culturale e di una coesione territoriale derivante da coalizioni progettuali: "nelle aree protette - ricorda Renzi - è già invalsa la pratica di politiche integrate: la cosiddetta sussidiarietà istituzionale e sociale nei parchi c'è stata e c'è". Franco Zunino, neo Assessore ai Parchi della Regione Liguria, saluta con entusiasmo l'insediarsi di OPE nel territorio di propria competenza, ritenendolo un autentico e nobilitante valore aggiunto; ma Zunino va oltre, e, dimostrando una sincera sensibilità, traccia il ritratto della rete europea dei parchi promossa dall'Osservatorio come un "paradigma, un volano rispetto ad alcune questioni quali la partecipazione o, in generale, verso uno sviluppo alternativo che non sia solo l'Europa dei poteri forti, ma, ad esempio, riconosca nel Mediterraneo un elemento tradizionale di unione e quindi anche di pacificazione".

Le conclusioni

A chiudere i lavori, un ispirato Matteo Fusilli, Presidente di Federparchi, giustamente compiaciuto per la notevole qualità dei tanti contributi emersi in questo rendezvous di Riomaggiore (il quaderno degli interventi, si rammenta, è on line su www.opeweb.net). Parte piano Fusilli; parte dall'amara constatazione che l'Europa manca di una vera politica sulle aree protette e ciò a fronte di un 16% del territorio destinato a parco: cioè, praticamente, un paradosso legato "al permanere di un residuo di una concezione delle aree protette che non risponde alla realtà dei fatti, ovvero quella della protezione puntuale di piccole aree". Paradossale e pure miope quest'Unione se non si accorge che "tutto questo territorio protetto è interessato da esperienze comprensibilmente diverse ma praticamente tutte derivate dalla partecipazione delle comunità locali verso lo sviluppo sostenibile. Un insieme originale di progetti concreti specifici e di valori immateriali che possono essere oltremodo importanti per l'affermazione di valori comuni". E se l'Europa ha bisogno, come ha bisogno, di un collante, di una duratura malta a pronta presa, non v'è chi non veda come siano proprio questi, evanescenti eppur straordinariamente vitali, valori comuni, sapientemente conservati nei parchi, il migliore - e più sostenibile - dei leganti. Per tutto questo, nasce ed agirà, di qui in avanti, OPE. "Tutti gli uomini sognano - dice Fusilli citando Lawrence d'Arabia - ma non tutti allo stesso modo. Questo nostro sogno di uomini e donne dei parchi è forse più piccolo dell'Europa, ma, in questo momento, noi sognamo in questo modo e, credo, facciamo bene a farlo". Lungimirante ed appassionato, il Presidente ha rinnovato l'entusiasmo per gli impegni dell'Osservatorio; ha confortato i nostri cuori malati di diffidenza e, infine, ci ha convinti.
Sì, we have a dream...

di L. Rav.