"Fare rete" per il Mediterraneo: un'esigenza condivisa Tante, tantissime sono le iniziative di messa in rete di soggetti e azioni per il Mediterraneo. Ne ha dato un' ampia testimonianza il Forum delle Reti: le collaborazioni per la tutela del Mediterraneo, che ha avuto luogo a Bari il 30 settembre 2006, a cui è fatto seguito la Tavola Rotonda sulla Federazione dei parchi del Mediterraneo.
Da cosa è provocato questo fervore, questo desiderio di lavorare insieme? Proviamo a riflettere su alcuni aspetti di questo fenomeno. Sicuramente nasce da una consapevolezza: ci si rende conto finalmente che ciò che succede aldilà del mare e dei nostri confini ci tocca profondamente, sia politicamente, sia dal punto di vista sociale che ambientale. Sembra un'ovvietà. Non lo è se si pensa a quanto poco spazio reale i nostri mass-media diano alla conoscenza e all'approfondimento delle realtà sociali e ambientali e agli accadimenti politici dei paesi intorno a noi, a parte le notizie più eclatanti sui conflitti in corso. Da qui, il bisogno diffuso tra operatori dei vari settori di saperne di più, di conoscersi meglio, di collaborare. Una vocazione all'internazionalizzazione che si respira in tanti soggetti che, come i nostri parchi italiani, pur avendo una missione ben definita di ambito locale o nazionale, vedono sempre più funzionale al raggiungimento dei loro obiettivi istituzionali proprio l'apertura verso l'estero. E ciò non solo per semplici scambi di conoscenze ed esperienze, ma anche proprio per il potenziamento dell'efficacia delle proprie azioni locali. L'esigenza di parlare in termini di "Mediterraneo", poi, è cresciuta negli anni anche rispetto all'evidente limite di un'impostazione geopolitica europea che vede i paesi del bacino divisi in membri e non membri UE e colloca i Balcani in una dimensione legata all'Est europeo e staccata dagli altri paesi mediterranei. Ne sono chiarissima testimonianza le convenzioni e i programmi di cooperazione e di scambio che l'UE ha portato avanti con le diverse aree geografiche in questi anni. E se è vero che tutti i confini e i raggruppamenti di Stati sono discutibili, ovunque vengano posti i limiti e qualunque sia il criterio di accorpamento, è comunque certo che il destino di tutti i paesi che si affacciano sul mare nostrum è strettamente legato, oggi come in passato, per fatti storici, geografici e culturali evidenti. E' innegabile, inoltre, che anche all'interno della stessa UE si è risentito per anni di un'impostazione della politica europea più orientata verso il nord Europa (per molte ragioni, tra cui anche la maggiore capacità di alcuni Stati rispetto ad altri di interagire attivamente con le istituzioni europee): è nato quindi sempre più forte nell'Unione il desiderio di far sentire una voce comune che venisse dal "sud". Nel settore ambientale, l'esigenza di lavorare in rete per la tutela delle risorse naturali e della biodiversità del Mediterraneo non ha certamente bisogno di spiegazioni e le aree protette, uno dei principali strumenti per il raggiungimento di tale obiettivo, ne sono profondamente consapevoli. E' interessante notare come anche un'organizzazione ambientalista come Greenpeace, che tradizionalmente non si occupa di aree protette, abbia recentemente proposto, in un interessante dossier sul Mediterraneo, la creazione di una rete di 32 riserve marine, iniziativa che va nella stessa direzione di altre più storiche, come quelle dell'UNEP-MAP con la rete delle ASPIM (aree marine specialmente protette), o di progetti attivissimi di rete di AM come MEDPAN. Ma il Mediterraneo non è solo mare: ecco allora reti tematiche come l'Associazione per le Foreste del Mediterraneo, le proposte a favore delle montagne mediterranee, per non parlare delle azioni consolidate sulle aree umide con Medwet, ecc… Meno evidenti forse le iniziative di messa in rete di parchi terrestri dei paesi del Bacino, sviluppatesi più a livello di singoli progetti, validi, ma a termine. Tutto ciò forse però non è ancora abbastanza, se persino in una grande iniziativa come quella sulla Biodiversità e la Cooperazione internazionale (Parigi, 19-22 settembre 2006) promossa dall'IUCN e dall'UE, i paesi del Mediterraneo erano praticamente assenti. In questo quadro ricco ed articolato si inserisce la Federazione delle Aree Protette del Mediterraneo, che vuole mettere insieme enti governativi e locali e associazioni responsabili della gestione delle aree protette terrestri e marine -e non solo parchi, da qui la decisione di modificare il nome iniziale in quello attuale-, con l'obiettivo di potenziare il ruolo e la voce mediterranea nell'elaborazione delle politiche internazionali per l'ambiente e lo sviluppo (due tra i tantissimi esempi possibili dove la Federazione potrebbe dare un contributo importante, il dibattito sul Libro verde dell'UE sulla politica marittima e quello sulla PAC, la politica agricola). A Mediterre, il 30 settembre è stato siglato il Protocollo per la creazione del Comitato Promotore, che nei prossimi due anni definirà regole e meccanismi di funzionamento della Federazione in vista della sua costituzione ufficiale prevista per il 2008 (a Barcellona, durante la Conferenza Mondiale per la Natura promossa dall'UICN). Primi firmatari sono stati l'Italia (Federparchi, Legambiente), Spagna (Deputaciò di Barcellona, Depana), Portogallo (Istituto Conservazione della Natura), Francia (Parco Naturale Corsica), Palestina (Palestine Wildlife Society), e molti altri stanno procedendo nelle loro procedure interne per arrivare alla firma. Dal dibattito di Mediterre sono emersi un grande interesse verso l'idea della Federazione, il desiderio di rafforzare la presenza delle aree protette mediterranee nei dibattiti internazionali, la volontà di lavorare insieme affinché l'iniziativa sia davvero di tutti i paesi delle varie sponde mediterranee, ed anche il bisogno di definire più precisamente gli obiettivi della Federazione, soprattutto per evitare duplicazioni con altre iniziative e istituzioni già esistenti, ed infine la necessità di darsi un tempo relativamente lungo per approfondire le tante questioni aperte e trovare soluzioni condivise. Le istituzioni internazionali presenti a Bari, tra cui l'UE, UNESCO, UNEP, hanno dichiarato di voler essere tenute informate sull'evoluzione dell'iniziativa e hanno offerto appoggio, in particolare l'UICN che fin dall'inizio è stata fortemente coinvolta in tutto il processo. Per potenziare le azioni e non disperdere le forze, punto cruciale resta e sarà sempre, come sottolineato da tutti, il coordinamento. Su queste stimolanti e complesse basi, nei prossimi mesi, il Comitato Promotore comincerà a camminare verso Barcellona 2008.
Stefania Petrosillo
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