Federparchi
Federazione Italiana Parchi e Riserve Naturali


PARCHI
Rivista della Federazione Italiana Parchi e delle Riserve Naturali
NUMERO 51 - GIUGNO 2007



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Mediterraneo

Novità dalla Sicilia per la protezione dell’ambiente e lo sviluppo sostenibile del Mediterraneo: i risultati del meeting internazionale UNEP/MAP
(Palermo, 5-9 giugno 2007)


Un Protocollo internazionale per salvare le coste del Mediterraneo: dopo la sua definitiva approvazione (prevista per la fine dell’anno), sarà il primo strumento legislativo su scala mediterranea a regolare l’attività edilizia, la costruzione di infrastrutture e l’utilizzo di questa delicata area di transizione tra terra e mare, anche a difesa dagli effetti dei cambiamenti climatici.
Il Protocollo ICZM (Integrated Coastal Zone Management) è il primo strumento legislativo internazionale per salvaguardare il futuro delle aree costiere mediterranee dai rischi ambientali legati all’inquinamento e all’erosione: un protocollo che dovrà essere ratificato dai Paesi che si affacciano sul Mediterraneo e che costituirà il primo accordo di questo genere su scala internazionale. “L’obiettivo - spiega il coordinatore dell’UNEP/MAP, Paul Mifsud – è quello di stabilire le regole per lo sviluppo sostenibile per le coste del Mediterraneo. Oggi il 40% delle zone costiere del nostro mare è cementificato, le nostre proiezioni prevedono che da qui al 2025 la metà dei 40.000 chilometri di coste sarà costruita. Il protocollo rappresenta uno strumento necessario di governo delle tendenze in atto”. “Il protocollo per la gestione delle zone costiere è un tema ambizioso: ci vuole molto coraggio per farlo partire a livello mediterraneo, con situazioni sociali e ambientali così differenziate. Dopo sei anni di sforzi diplomatici siamo vicini alla definizione degli obiettivi di protezione e sviluppo delle coste mediterranee”, continua Ivica Trumbic, il direttore del Centro regionale dell’UNEP/MAP per la Gestione delle zone costiere (PAP/RAC).
Di questo e di altro si è parlato nell’incontro internazionale dei Centri del Piano d’Azione Mediterraneo delle Nazioni Unite (UNEP/MAP) tenutosi a Palermo dal 5 al 9 giugno, alla presenza dei rappresentanti dei Paesi rivieraschi, delle istituzioni internazionali e delle ONG aderenti alla Convenzione di Barcellona e al MAP. In particolare, il meeting di Palermo ha visto coinvolti tre dei Centri Regionali d’Azione (Blue Plan, PAP/RAC, INFO/RAC), cui si è aggiunto quello dello SPA/RAC, ed è stato realizzato in collaborazione con la Direzione Generale per la Protezione della Natura del Ministero dell’Ambiente, della Tutela del Territorio e del Mare Italiano e la Presidenza della Regione Siciliana.
Vari dunque i temi che sono stati affrontati, oltre ad un’azione concertata per la protezione delle coste: la salvaguardia del Mediterraneo dagli effetti dei cambiamenti climatici, una Strategia d’Informazione e Comunicazione per lo Sviluppo Sostenibile, ed infine, un giorno per celebrare l’ambiente del nostro mare. Si chiamerà MEDday e, a partire dal 10 giugno 2008, sarà la giornata internazionale del Mediterraneo dedicata allo sviluppo sostenibile dei 21 paesi che si affacciano sul bacino. L’evento, aperto a tutti i settori della società civile, sarà definitivamente approvato entro la fine dell’anno dagli Stati aderenti alla Convenzione di Barcellona. Avrà cadenza annuale e si svolgerà simultaneamente in tutti i paesi del Mediterraneo, a supporto della Strategia Mediterranea per lo Sviluppo Sostenibile, approvata dai 21 governi e dalla Commissione Europea. Il MEDday si inserirà, inoltre, in Horizon 2020, il programma euromediterraneo per l’Ambiente Mediterraneo promosso dalla Commissione Europea, coinvolgendo le istituzioni, il settore privato e la società civile. Oltre a ciò, il meeting ha toccato varie questioni più inerenti all’organizzazione interna, tra cui la complessità della struttura e la necessità di un maggior coordinamento tra i Centri Regionali, i finanziamenti da parte dei membri al Programma di Azione, il bisogno di rafforzare la comunicazione e l’informazione sullo stato del Mediterraneo soprattutto verso il mondo politico e i “decision-makers”.
Avanza, quindi, anche se tra difficoltà e complessità, l’applicazione della Convenzione di Barcellona, che vanta ormai una lunga storia.
Infatti, a seguito della Conferenza Mondiale sull'Ambiente di Stoccolma del 1972, furono sottoscritte molte convenzioni regionali: tra queste, una delle prime fu proprio quella relativa alla regione mediterranea, la Convenzione per la Protezione del Mare Mediterraneo dall'Inquinamento, firmata a Barcellona nel 1975. Venti anni dopo, nel 1995, le parti riesaminarono l'accordo, ribattezzandolo "Convenzione per la Protezione dell'Ambiente e la Regione Costiera del Mediterraneo".
Alla Convezione vennero allegati alcuni protocolli di particolare interesse, tra cui il "Protocollo sulle Aree Specialmente Protette e la Diversità Biologica nel Mediterraneo", che applica in chiave regionale alcuni aspetti della Convenzione sulla Biodiversità (Rio de Janeiro, 1992).
Le 22 Parti Contraenti la Convenzione di Barcellona sono ad oggi Albania, Algeria, Bosnia Erzegovina, Croazia, Cipro, Egitto, Francia, Grecia, Israele, Italia, Libano, Libia, Malta, Marocco, Monaco, Serbia e Montenegro, Slovenia, Spagna, Siria, Tunisia, Turchia e Unione Europea.
Già nel 1975, con l'obiettivo di garantire la messa in pratica della Convenzione di Barcellona, era stato adottato a Barcellona il Piano d’Azione del Mediterraneo (Mediterranean Action Plan - MAP) sotto gli auspici del Programma per l’Ambiente delle Nazioni Unite (UNEP).
Dal 1995 esso è diventato "Piano d’Azione per la Protezione dell’Ambiente Marino e per lo Sviluppo Sostenibile delle Zone Costiere del Mediterraneo", mantenendo l’acronimo MAP.
Ogni Parte Contraente individua i suoi “Punti Focali Nazionali”, alti funzionari, incaricati dagli Stati membri di seguire e coordinare le attività del Piano d’Azione sia a livello regionale che nazionale. Oltre alle Parti Contraenti della Convenzione, per il raggiungimento degli obiettivi prefissati, vengono coinvolte anche organizzazioni specializzate delle Nazioni Unite e programmi ed organizzazioni intergovernative e non-governative.
Varie strutture settoriali sono state create per l’applicazione della Convenzione, tra cui i RAC, i Centri Regionali d’Azione. Sono 6, con sedi in vari paesi del Mediterraneo: tra questi l’INFO/RAC, con sede in Italia, il cui obiettivo è garantire l’informazione e la comunicazione sull’applicazione della Convenzione. Il tema delle aree protette è seguito in particolare dal Regional Activity Centre for Specially Protected Areas (SPA/RAC), con sede a Tunisi, che svolge un ruolo importante nella definizione della lista delle Aree Particolarmente Protette Importanti per il Mediterraneo al fine di conservare la biodiversità e gli ecosistemi specifici della regione nell’attuazione del relativo Protocollo: la sua competenza riguarda però sempre ed esclusivamente aree marine e costiere.
La sede centrale di UNEP/MAP si trova ad Atene ed opera come Segreteria del Piano d'Azione, cura i documenti legali e le attività del MAP accertandosi della loro realizzazione e svolge funzioni diplomatiche, politiche, di comunicazione, di gestione finanziaria e di supervisione.

Per saperne di più:
www.unepmap.org
www.rac-spa.org
www.inforac.org
www.medstrategy.org

Stefania Petrosillo