Il catalogo delle professioni dei parchi.
E' stata davvero troppo diffusa l'opinione che un parco abbia mille finalità, ed altrettanto esteso il dibattito intorno al loro ruolo. Questi temi ora ritornano di attualità vista la presenza complessiva di alto profilo che i parchi hanno saputo dimostrare in tanti temi di gestione del territorio.
Ma questa volta nel dibattito sui parchi AIDAP ritiene indispensabile aprire un nuovo capitolo: quello delle professionalità e delle dotazioni organiche degli Enti di gestione. Gli enti parco che gestiscono e gli organi di gestione che adottano programmi e piani, atti e documenti, con quali braccia e teste operano? Troppo spesso dietro la denominazione del "parco" non è chiaro a tutti che cosa si celi, quali strutture e quale organizzazione garantisca l'esistenza dell'area protetta. Quindi, chi scrive quotidianamente atti e documenti? Quali operatori e professioni? Quali ruoli? Non è questa una domanda la cui risposta è scontata e di ciò ne sono proprio testimoni i dipendenti delle aree protette che spesso si sentono rispondere, da chi immagina una professione "all'Amaro Montenegro
.": "
.ma che bel lavoro che fate!
sempre a contatto con la natura!".
Nel nostro paese la gestione dei problemi organizzativi e la parte operativa dell'amministrazione è noto essere di non grande interesse, se pensiamo che spesso quando si parla di professionalità pubblica si sprecano gli esempi alla formazione del modello francese, molto più avanzata ed attrezzata della nostra (nella quale spesso invece di ricorrere alle professionalità interne ci si affida alle consulenze di affiancamento alle strutture pubbliche). E' un tema importante anche per una seconda ragione. Troppo spesso gli apparati politici non instaurano un adeguato rapporto con l'organizzazione interna, ritenendo la separazione dei ruoli che Bassanini ha sancito, sostanzialmente non corretta. Il ruolo professionale e tecnico non deve essere considerato come decisorio, ma come l'elemento fondamentale di cultura e conoscenza senza il quale gli apparati politici non possono giungere ad una adeguata valutazione delle decisioni. L'occasione per innovare le posizioni sulla gestione delle aree protette nel nostro paese, affacciandosi al prossimo incontro della III Conferenza nazionale, deve quindi partire anche di qui: sul fare chiarezza sulle professioni e le competenze, sui ruoli e le capacità tecniche che necessariamente devono stare alla base delle attività delle aree protette. Un tema che pochissimo spazio ha avuto nel dibattito intorno alla gestione dei parchi. La III Conferenza deve essere l'occasione per sottolineare il ruolo dei circa 7000 dipendenti che oggi lavorano nelle aree protette regionali e nazionali: una ricchezza sconosciuta e non valorizzata di conoscenze, un investimento in progetti di gestione delle risorse naturali che quotidianamente costruiscono esperienza e sui quali un'attenta formazione dovrebbe sapere investire di più e meglio.
L'occasione della pubblicazione del primo quaderno della collana che AIDAP ha aperto con la casa editrice ETS sul tema della tutela penale nelle aree protette è stata infatti anche una occasione per fare il punto sulle professioni nei parchi e nello stesso spirito è anche il contributo pubblicato sul libro "Parchi e Istituzioni. Novità e rischi" sempre di ETS dove è compare anche un organigramma tipo di un ente gestore di un'area protetta.
Un primo elemento da cui partire è legato al conoscere quali sono le strutture oggi nei parchi. AIDAP ha varato quindi, in collaborazione con Federparchi, un censimento in merito che mira a comprendere come dalle finalità istitutive si possa declinare l'attività nelle sue strutture operative. Infatti se pensiamo ai campi disciplinari e professionali delle aree di attività, occorre notare che in proposito non esiste alcun documento guida che ne dia un quadro sinottico che, invece, si presenta alquanto articolato e ricco. E' utile richiamare in proposito il lavoro svolto dalla Regione Piemonte con il suo Bilancio di Sostenibilità nel quale è tracciata una definizione delle attività, organizzata per obiettivi, che permette di avere un quadro di riferimento rispetto al quale concretamente definire le diverse competenze e professionalità necessarie.
Un primo elemento che emerge, osservando le diverse aree di attività, è la presenza di una specifica competenza amministrativo-giuridica, che deve essere tenuta ferma e valorizzata a fianco dei temi di carattere giuridico legale in senso lato, elementi questi di particolare importanza per le attività del settore della vigilanza che oggi è sempre di più impegnato su svariatissimi campi e per le cui funzioni e problematiche rimando al testo introduttivo al recente volume edito da ETS di Roberto Felici "Il diritto penale dei parchi e delle riserve". A questo tema appartiene anche il dibattito sul ruolo professionale del Direttore, che a seconda dei punti di vista lo vedrebbe affidato ad una competenza tecnico scientifica o all'ambito disciplinare amministrativo-giuridico.
Un secondo elemento riguarda il tema della comunicazione, della promozione, della educazione ambientale. Troppo spesso questi temi sono collocati in ambiti non sufficientemente valorizzati o fra di loro accorpati, in quanto ritenuti in realtà articolazioni di una sola voce. Il tema della comunicazione è oggi al contrario il terreno di innovazione dei sistemi gestionali di una area protetta, in particolare se pensiamo a tutte quelle attività legate alla partecipazione, ai contratti di area, ai procedimenti di agenda XXI che permettono di avvicinare i cittadini alla gestione dell'area protetta. Le attività di carattere turistico e promozionale poi costituiscono un settore dove la specializzazione è altrettanto necessaria e dove l'evoluzione delle tecniche dell'incoming e della progettazione delle destinazioni turistiche e di fruizione possono consentire alle aree protette di proporsi con qualità nello scenario del grande tema dell'organizzazione per i fini della fruizione. Anche l'educazione ambientale deve essere considerata un tema a parte: il mondo dell'educazione non può essere ricondotto a programmi di accompagnamento di guardiaparco con le scolaresche, ma divenire un settore di elaborazione progettuale dove formatori e guide specializzate dialogano con gli operatori culturali delle scuole di ogni ordine e grado, per costruire percorsi formativi, progetti educativi e non semplici visite di istruzione.
Altra considerazione merita il settore tecnico. Questa area à certo riconosciuta per le sue attività nel settore delle opere pubbliche e della gestione dei patrimoni naturali o delle infrastrutture di un area protetta (segnaletica, sentieristica, strutture di accoglienza, centri informativi, etc
). ma in tale ambito ricadono anche le attività connesse al tema della pianificazione territoriale ed in senso ancora più esteso al tema degli strumenti di piano (dal piano socioeconomico ai nuovi piani connessi alle attività di pianificazione strategica). A questi temi l"attenzione dedicata e a volte riduttiva rispetto all'importanza strategica che queste attività hanno, che non devono conoscere grande sviluppo nei periodi di redazione dei piani con coinvolgimento degli uffici di piano esterni facenti parte dei nutriti staff ad incarico che accompagnano la stesura dei piani, ma essere al contrario attività ordinarie e sviluppate come tali nelle aree protette alle quali devono essere assegnati adeguati strumenti di controllo delle modalità di modificazione dell'uso del suolo.
Se guardiamo quindi nel suo insieme a questo insieme di attività, appare chiaro che gli uffici di un parco devono occuparsi di materie al quanto differenti fra di loro e con provenienze disciplinari che derivano da molti campi. Una realtà molto stimolante ma che implica tuttavia anche una estrema necessità di aggiornamento professionale, da un lato, e di una particolare capacità nella selezione dei ruoli oltre che nella loro gestione integrata. Ma se le attività sono diverse e complesse, allora i ruoli e le categorie contrattuali devono rispondere a queste necessità. Questo, purtroppo è un dato per nulla acquisito. La differenziazione contrattuale fra Regioni, Comuni, Consorzi, enti pubblici diversi, Ministeri e Stato comportano una intrinseca difficoltà a ricondurre gli inquadramenti contrattuali in schemi omogenei. Ma da ciò a non avere un riconoscimento generale dei ruoli ne passa molto, e su tale tema la stessa legge nazionale 394/91 non ha aiutato nell'affermare alcuni principi di base. Ancora oggi polemiche segnano il riconoscimento stesso del ruolo del Direttore, che la legge individua in un albo nazionale senza però dare elementi specifici di carattere professionale competenze e criteri minimi di accesso, etc
Occorre allora giungere, a nostro modo di vedere, ad un "Piano di azioni per la valorizzazione delle professioni nelle aree protette" che comprenda:
1) la costruzione di declaratorie e quadri professionali adeguati
2) la definizione di criteri per garantire la formazione e l'aggiornamento professionale
3) la condivisione di uno schema di organizzazione comune al quale le diverse realtà possano almeno ispirarsi per adeguare le loro specifiche realtà
4) l'affermazione delle minime definizioni contrattuali alle quali fare riferimento per ognuno dei ruoli presenti in un parco a partire dal ruolo del direttore, che assume un significato di responsabilità generale e quindi dirigenziale ed al quale deve essere previsto l'affiancamento di uno staff minimo di collaborazione
5) l'organizzazione di un forum nazionale di confronto sui temi individuati per consentire lo scambio di informazioni e la crescita della condivisione delle modalità di gestione dei problemi di gestione e di conservazione della natura
Nell'insieme quindi le aree protette sono un bacino di risorse professionali e di conoscenze tecniche ed amministrative che dal sommerso deve risalire ad un riconoscimento ufficiale, nel mondo della formazione come in quello della professione. Un dovere, questo, che organi pubblici ed istituzioni hanno e che deve diventare di pari importanza di quello a cui essi sono rivolti per istituto in un parco, ovvero proteggere la risorsa naturale: un compito, quindi, da assolvere obbligatoriamente, pena la distorta crescita di un sistema che rischierebbe di avere solo muscoli, senza un sistema nervoso in grado di elaborare e gestire.
OBIETTIVO 1
Miglioramento della gestione interna
LINEA D'INTERVENTO 1: Attività amministrativa
LINEA D'INTERVENTO 2: Aggiornamento e formazione del personale
LINEA D'INTERVENTO 3: Gestione organi politici
LINEA D'INTERVENTO 4: Consulenze
LINEA D'INTERVENTO 5: Stage e campi di lavoro
OBIETTIVO 2
Tutela, conservazione e gestione del patrimonio naturale
e del paesaggio
LINEA D'INTERVENTO 1: Gestione del territorio: investimenti in opere pubbliche e le attività di manutenzione, acquisti di terreni
LINEA D'INTERVENTO 2: Gestione del territorio: attività ed investimenti di recupero ambientale, bonifica, riqualificazione
LINEA D'INTERVENTO 3: Gestione del territorio: le attività di pianificazione territoriale
LINEA D'INTERVENTO 4: Tutela delle specie e degli habitat
LINEA D'INTERVENTO 5: Gestione attività agricole e silvo-pastorali
LINEA D'INTERVENTO 6: Promozione dell'Agricoltura e delle attività silvo-pastorali, marchi e prodotti tipici
LINEA D'INTERVENTO 7: Vigilanza e controllo ambientale
OBIETTIVO 3
Sviluppo sostenibile
LINEA D'INTERVENTO 1: Interventi volti a migliorare i rapporti con la collettività, amministrazioni ed enti locali
LINEA D'INTERVENTO 2: Interventi volti a ridurre gli impatti ambientali generati dalle attività svolte sul territorio (es. rifiuti, consumi energetici)
LINEA D'INTERVENTO 3: Interventi volti a agevolare il mantenimento e lo sviluppo di iniziative economiche tradizionali sul territorio (botteghe, alpeggi), con relativa realizzazione degli interventi sulle strutture
LINEA D'INTERVENTO 4: Pianificazione socioeconomica e strategica
OBIETTIVO 4
Valorizzazione Patrimonio culturale
LINEA D'INTERVENTO 1: Investimenti sul patrimonio artistico, architettonico, storico e monumentale
LINEA D'INTERVENTO 3: Ricerche o iniziative di valorizzazione sul patrimonio culturale immateriale (dialetti, toponomastica, usi e costumi)
LINEA D'INTERVENTO 4: Ricerche, investimenti e iniziative relative al patrimonio archeologico e paleontologico
OBIETTIVO 5
Gestione della fruizione
LINEA D'INTERVENTO 1: Iniziative per promozione della fruizione
LINEA D'INTERVENTO 2: Realizzazione di servizi direttamente connessi con la fruizione
LINEA D'INTERVENTO 3: Investimenti correlati alla fruizione (es. realizzazione, allestimenti centro visita, parcheggio, aree attrezzate, servizi per il ristoro e il pernottamento)
OBIETTIVO 6
Comunicazione e diffusione della cultura ambientale
LINEA D'INTERVENTO 1: Informazione e comunicazione
LINEA D'INTERVENTO 2: Pubblicazioni
LINEA D'INTERVENTO 3: Manifestazioni
LINEA D'INTERVENTO 4: Educazione ambientale
OBIETTIVO 7
Sostegno reti e cooperazione
LINEA D'INTERVENTO 1: Comprende iniziative regionali di creazione di strumenti, servizi, punti di scambio di informazioni e consulenze a livello di enti piemontesi, sia l'adesione a programmi di cooperazione decentrata e internazionale volti allo scambio e al trasferimento di strumenti e metodi di lavoro
Ippolito Ostellino
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