Federparchi
Federazione Italiana Parchi e Riserve Naturali


PARCHI
Rivista della Federazione Italiana Parchi e delle Riserve Naturali
NUMERO 54



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Coste & mare

Un mare Punt e Mes

Un punto di amaro e mezzo di dolce: questo il cocktail che offre oggi la protezione del mare italiano e non solo. L’ingrediente amaro per eccellenza è la politica, in particolare quella senza cultura e sensibilità che ha preso il sopravvento ormai da anni nel nostro paese, distinguendosi per il crescente disinteresse verso l’ambiente e il mare, e per un miscuglio di burocrazia e procedure sempre più ingessato e inefficace. Il mezzo punto di dolce viene, invece, dalla gente che dimostra spesso più attenzione degli amministratori, dal lavoro di volontari e appassionati, dai tentativi, talvolta disperati, delle aree protette di arginare una situazione oltre l’emergenza, ed infine, dalla natura, che continua con la sua generosità a sorprendere e meravigliare.

Partiamo dai dati a livello globale presentati in un rapporto del Wwf a Barcellona in occasione del IV Congresso Mondiale per la Conservazione della Natura organizzato dalla IUCN: se in tutto il mondo il 12,2% delle terre emerse e' legalmente protetto, lo e' solo il 5,9% delle acque territoriali e meno dell'1% delle acque aperte. In pratica nel mondo il mare è la cenerentola della protezione, così come lo è da sempre nel nostro paese, e gli obiettivi posti per il 2010 dalla Convenzione sulla Diversità Biologica (CBD) sono in questo comparto ben lontano dall’essere raggiunti.
In Italia, le aree marine protette continuano a soffrire una situazione drammatica ed anomala. Sulla carta ne esistono 21, cui si aggiungono il Santuario dei Cetacei e 2 parchi sommersi, ma il più delle volte sono quasi impossibilitate ad operare, impiccate tra regimi di gestione precari o provvisori e tagli di fondi. L’ultimo governo ha ridotto il budget del comparto del 50% e quello attuale, con la conversione in atto del decreto 112, sta rendendo impossibile rinnovare i contratti di lavoro ai dipendenti, direttori compresi.
Senza contare, poi, che non vi è alcuna notizia in merito ad altre 18 aree individuate da tempo che aspettano dagli ’80 o ’90 un iter di istituzione mai realmente intrapreso. Sono in questa situazione Eolie, Pantelleria, Arcipelago Toscano, quello della Maddalena, solo per citare alcuni tra i siti più rilevanti.
Del resto parlano chiaro anche i fatti di cronaca dell’estate. L’immersione del Presidente della Camera e della sua signora nella acque di Giannutri in zona 1 di riserva integrale, con la complicità di una pilotina dei Vigili del Fuoco, invece di generare un clamore mediatico da scoop di Novella 2000, dovrebbe far riflettere sul livello di scelleratezza raggiunto dalla nostra classe politica. Alla “leggerezza” difficilmente perdonabile per un’alta carica dello stato che dovrebbe tenere un comportamento esemplare, ha poi pensato bene di aggiungere un secondo peggiore carico il suo portavoce che non ha esitato a replicare come un infante colto in fallo: “il Presidente Fini è in buona compagnia, visto che appena cinque anni fa l’on. Massimo D’Alema incappò nello stesso deprecabile errore. Oppure vogliamo ricordare il bagno a Pianosa dell’attuale sindaco di Follonica Claudio Saragosa?”.
Un malcostume generalizzato pronto a giustificare il comportamento del singolo o il rilascio di 150 permessi scientifico-balneari per "ricerche" nella riserve di Montecristo, Capraia, Giglio, etc… come pare sia accaduto tra il 2003 e il 2004 sempre nel’Arcipelago Torscano. Saremmo curiosi, come Legambiente, di sapere i nomi di questi “ricercatori estivi” improvvisamente e fortunatamente scomparsi con l’arrivo della gestione Tozzi. Del resto purtroppo maleducazione, posizioni irregolari delle barche e pesca di frodo nei nostri mari sono all’ordine del giorno ed il personale per effettuare i controlli è poco. Lo dimostra il caso della Maddalena ove la palese incapacità di far rispettare i divieti e riscuotere i pedaggi previsti ha fatto sì che molti diportisti quest’estate abbiano ignorato limiti e regole: ben pochi si sono ormeggiati alle boe previste che risultano costose e in numero insufficiente. Limiti nell’azione di vigilanza messi in luce anche dalla scellerata azione piratesca nelle acque del Parco Marino di Punta Campanella, tra Costiera Amalfitana e Penisola Sorrentina, dove una carretta del mare nella notte tra l’8 e il 9 agosto ha riversato chiazze nere di nafta sporcando acque tornate trasparenti e ricche di vita.
Se poi la polizia ha fermato tre pescatori nell’Area Marina Protetta di Porto Cesareo, non è tanto grazie all’intensificazione dei controlli, come scrivono i giornali, quanto al comportamento sfrontato e tranquillo che connota l’abitudine ben consolidata di pescare con le reti laddove non si potrebbe neppure con il retino. Del resto è anche difficile condannare senza appello il comportamento dei pescatori professionisti, una categoria cui non si fornisce da tempo la dovuta attenzione e che spesso vede ostacolato il suo lavoro da provvedimenti generalisti e mal concepiti, come i “fermo pesca” che non fanno differenze né sulle tipologie di pesca, né sulle specie pescate, come sarebbe invece opportuno fare.
Significativa anche la notizia, accolta con euforia, che vede Capraia finalmente dotata da quest’estate di un gommone per il pronto intervento e la tutela ambientale dell’isola: a noi pare il minimo indispensabile. Fino ad oggi tali compiti erano lasciati ai mezzi della Guardia Costiera di Livorno!
Le difficoltà che portano i parchi marini sulle pagine dei quotidiani non si limitano a mezzi e vigilanza, come mostra il caso delle aree sarde. In particolare la Maddalena sempre alle prese tra difficoltà con le comunità locali e ritmo forsennato dei lavori di riconversione delle strutture militari per ospitare il G8 previsto a fine giugno 2009. L’Asinara, invece, continua il suo percorso difficile di recupero entrando nella Conservatoria della Coste per volontà della Regione Sardegna: speriamo sia un volano per nuove risorse e nuove attenzioni e non un nuovo terreno di scontro tra enti e istituzioni. Nel frattempo le Eolie restano “sorvegliate speciali” per rimanere nell’elenco dei siti dell’Unesco considerati Patrimonio dell’Umanità: una nuova verifica verrà effettuata entro il febbraio 2009. Il piano di gestione presentato è stato ritenuto, infatti, troppo descrittivo e non adeguato a garantire la tutela dei valori naturali delle isole. Ma veniamo al dolce. Innanzitutto, notizia che ritengo di grande importanza, è fallito il referendum per abrogare la “legge salvacoste” della Sardegna con un’affluenza alle urne appena del 20% degli aventi diritto, a testimonianza del fatto che le norme che hanno impedito importanti scempi in preziosi siti costieri stanno a cuore a molta gente e che i tempi sono maturi per una protezione forte del paesaggio e dell’identità della Sardegna.
Buone notizie anche dal Santuario dei Cetacei che diventa elemento di unione di tre rilevanti aree protette nazionali: il Parco delle Cinque Terre, quello dell’Arcipelago Toscano e quello della Maddalena. Un gemellaggio a lungo termine andato in porto nel mese di aprile, che non si limiterà ad una cooperazione a distanza sulla carta, ma che prevede scambi e rapporti diretti tra le aree, crociere di educazione che le connettano fisicamente ed un monitoraggio ambientale comune. Le Cinque Terre poi, anche grazie alla loro unicità, si distinguono per la loro ormai ben nota intraprendenza che, oltre a costituire il principale sostentamento del parco (che si autofinanzia per il 60%), fa sempre notizia: dal progetto artistico MediterrArt, nato dalla cooperazione con la Catalogna ed ora allargatosi alla Francia ed alla Sardegna, alla realizzazione di una linea di “eco-bio-cosmesi” con i principi attivi delle piante mediterranee.
Un parco “brand”, esempio di soft economy, come piace oggi e non solo al Ministro Prestigiacomo, che lavora per introdurre un ticket di ingresso per la visita a pagamento delle AMP, dimenticando forse qual è lo scopo principale di un’area protetta per cui non si può certo invocare, nella maggiorparte delle situazioni, un sistema di autofinanziamento se non molto parziale. Ben venga in ogni caso il ticket se serve a risvegliare il senso del valore dell’ambiente, purché le cifre rimangano contenute e i proventi vengano ben utilizzati dagli enti sul territorio e corrispondano quindi a reali servizi per tutelare ambienti e specie. Ma ancora una volta è la natura ad aver regalato le emozioni più belle dell’estate con avvistamenti e segnalazioni di delfini, dalla Costiera Amalfitana, al Cilento, alla Maddalena e due eventi davvero eccezionali sulle coste di Calabria e Sicilia: la schiusa di uova di Carretta carretta, a conferma della bontà del lavoro fatto per proteggere e conservare i siti di riproduzione. Il merito va al progetto Tartanet, recensito qualche tempo fa sul numero 49 di questa rivista, che vede coinvolti insieme al CTS 31 partner istituzionali. Sono questi gli esempi da replicare.

Giulio Caresio