Buone notizie dall'ambiente Dubbi sulla politica
Le Alpi vedono iscritti due nuovi siti nella Lista del Patrimonio Mondiale dell'Umanità dell'Unesco.
Nelle Alpi Marittime prende il volo il primo Gipeto nato libero.
Ma perdura l'indifferenza politica nei confronti della Convenzione delle Alpi, strumento guida per questa importante e fragile ecoregione europea.
Buone notizie dalle Alpi.1. Due nuovi "ingressi" alpini nella Lista del patrimonio mondiale dell'umanità dell'Unesco, giunta ormai a quota 878: la regione svizzera del Sardona e la ferrovia Retica tra Italia e Svizzera. Nel primo caso si tratta di un'area montuosa con sette cime al di sopra dei 3.000 metri, esempio di collisione continentale in cui risulta evidente l'esposizione tridimensionale delle strutture e dei processi caratteristici del fenomeno tettonico; per la strada ferrata ci troviamo di fronte alla trasversale alpina più alta d'Europa, una delle ferrovie ad aderenza naturale più ripide al mondo.
Buone notizie dalle Alpi. 2. "Parouart" è nato libero! Si tratta del primo Gipeto nato in libertà sulle Alpi, da oltre cent'anni a questa parte. È anche l'atteso segnale che attendevano i promotori del progetto di reintroduzione iniziato nel 1985, sotto il coordinamento della "Foundation for the conservation of bearded vulture" e con il sostegno della Fondazione Alberto II del Principato di Monaco; il rilascio più recente, data maggio scorso, quando nei cieli del Vallone del Gesso della Barra, nell'area di Entracque, si sono involati dal nido gli ultimi due esemplari allevati in cattività, Nonno Bob e Girasole, rispettivamente dopo 128 e 121 giorni. Il piccolo Parouart vola invece, libero, nel territorio protetto tra Mercantour e Parco regionale delle Alpi marittime ed è il segnale tangibile di come la specie è nelle condizioni favorevoli a radicarsi nuovamente nella nostra preziosa bioregione.
Cattive notizie. La Consulta delle Alpi. Vive ormai in una stagnante inoperatività l'organismo che dovrebbe sovrintendere all'applicazione della Convenzione delle Alpi nel nostro Paese.
Il lavoro encomiabile dello specifico ufficio del Ministero dell'Ambiente si infrange, puntualmente, nell'inefficienza della Consulta che da ormai qualche tempo va deserta per la mancanza del numero legale dovuto, in primis, all'assenza dei rappresentanti del Governo. Intanto Francia e Austria propongono un documento sui cambiamenti climatici. Tra le misure suggerite, quella di imporre miti di velocità per le autovetture in ambito alpino. Proposta che ha incontrato qualche facile ironia, pur trattandosi di un'idea tutt'altro che superficiale. Basti pensare che da tempo nel Nord America il limite dei 100 chilometri orari è adottato proprio come misura efficace di risparmio energetico e, di conseguenza, di lotta alle emissioni in atmosfera, all'origine dei cambiamenti climatici. Ma evidentemente, per l'Italia, pensare a una riduzione dei consumi energetici, prima ancora che delle emissioni, è traguardo improponibile. Per questo la nostra Ministra dell'ambiente è costretta a chiedere deroghe all'Europa sul protocollo di Kyoto. Sarebbe bene, invece, riflettere seriamente su quali comportamenti siano ancora sopportabili in una prospettiva di futuro sostenibile. Le Alpi italiane attendono, con una pazienza che volge al termine, l'intervento di efficaci politiche nazionali nel quadro di una Convenzione internazionale che il nostro Paese ha sottoscritto. E che sembra voler pervicacemente ignorare, con l'aggravante di essere responsabile di tutto il versante meridionale di questo straordinario ecosistema.
Ettore Falco
|