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Federazione Italiana Parchi e Riserve Naturali


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Rivista della Federazione Italiana Parchi e delle Riserve Naturali
NUMERO 56



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Mediterraneo

L'UE firma il Protocollo di Gestione Integrata delle zone costiere del Mediterraneo: un importante strumento che attende di entrare in vigore

Sulla Gazzetta Ufficiale dell'UE del 4 febbraio 2009 è stata pubblicata la Decisione del Consiglio del 4 dicembre 2008 concernente la firma, a nome della Comunità Europea, del "Protocollo sulla Gestione integrata delle zone costiere del Mediterraneo". Il Protocollo ICZM (Integrated Coastal Zone Management) fa parte della Convenzione di Barcellona sulla protezione dell'ambiente marino e del litorale del Mediterraneo ed è l'ultimo adottato dalla Conferenza delle Parti il 21 gennaio 2008. In tale data, 14 Stati (tra cui l'Italia), dei 22 membri della Convenzione, avevano firmato il documento. Ad essi si aggiunge oggi l'UE.

Affinché un accordo internazionale entri realmente in vigore, però, la sola firma non basta, ed occorre anche la ratifica da parte dei Parlamenti degli Stati firmatari: ad oggi nessuno di essi ha ancora ratificato il provvedimento (fonte UNEP-MAP).
Il Protocollo ICZM ha un obiettivo ambizioso: essere il primo strumento legislativo su scala mediterranea a regolare l'attività edilizia, la costruzione di infrastrutture e l'utilizzo della delicata area di transizione tra terra e mare, anche a difesa dagli effetti dei cambiamenti climatici. L'ambiente delle coste del Mediterraneo è sottoposto a gravissime pressioni: il protocollo raccomanda una serie di misure tese alla protezione di queste aree, in applicazione in particolare dell'articolo 4, paragrafo 3 della Convenzione di Barcellona, che invita i contraenti a promuovere la gestione integrata delle coste e a tenere in considerazione la protezione delle aree di interesse ecologico e ambientale e l'uso razionale delle risorse naturali.
In maniera molto ampia e dettagliata, il protocollo affronta una serie di punti-chiave per la gestione integrata delle zone costiere. Il documento individua i seguenti obiettivi di gestione: a) agevolare lo sviluppo sostenibile delle zone costiere attraverso una pianificazione razionale delle attività, in modo da conciliare lo sviluppo economico, sociale e culturale con il rispetto dell'ambiente e dei paesaggi; b) preservare le zone costiere a vantaggio delle generazioni presenti e future; c) garantire l'utilizzo sostenibile delle risorse naturali, e in particolare delle risorse idriche; d) assicurare la conservazione dell'integrità degli ecosistemi, dei paesaggi e della geomorfologia del litorale; e) prevenire e/o ridurre gli effetti dei rischi naturali e in particolare dei cambiamenti climatici, che possono essere provocati da attività naturali o umane; f) conseguire la coerenza tra iniziative pubbliche e private e tra tutte le decisioni adottate da pubbliche autorità, a livello nazionale, regionale e locale, che hanno effetti sull'utilizzo delle zone costiere. Con il protocollo, le Parti si impegnano ad attenersi ad alcuni importanti principi di gestione: a) prendere in particolare considerazione il patrimonio biologico e le dinamiche e il funzionamento naturali della zona intercotidale, nonché la complementarità e l'interdipendenza della parte marina e di quella terrestre, che costituiscono un'unica entità; b) tener conto in maniera integrata di tutti gli elementi connessi ai sistemi idrologici, geomorfologici, climatici, ecologici, socioeconomici e culturali, in modo da non superare la capacità di carico delle zone costiere e da prevenire gli effetti negativi dei disastri naturali e dello sviluppo; c) applicare l'approccio ecosistemico alla pianificazione e alla gestione delle zone costiere, in modo da assicurarne lo sviluppo sostenibile; d) garantire una governance appropriata, che consenta alle popolazioni locali e ai soggetti della società civile interessati dalle zone costiere una partecipazione adeguata e tempestiva nell'ambito di un processo decisionale trasparente; e) garantire un coordinamento istituzionale intersettoriale dei vari servizi amministrativi e autorità regionali e locali competenti per le zone costiere; f) elaborare strategie, piani e programmi per l'utilizzo del territorio che tengano conto dello sviluppo urbano e delle attività socioeconomiche, nonché altre politiche settoriali pertinenti; g) tener conto della molteplicità e della diversità delle attività nelle zone costiere e dare priorità, ove necessario, ai servizi pubblici e alle attività che richiedono, in termini di uso e di ubicazione, l'immediata vicinanza al mare; h) garantire una distribuzione bilanciata degli usi sull'intera zona costiera, evitando la concentrazione non necessaria e una sovraccrescita urbana; i) effettuare valutazioni preliminari dei rischi associati alle varie attività umane e infrastrutture, in modo da prevenirne e ridurne gli impatti negativi sulle zone costiere; j) prevenire i danni all'ambiente costiero e, qualora essi si verifichino, provvedere a un adeguato ripristino. Le Parti si impegnano anche ad assicurare un coordinamento istituzionale le varie autorità competenti a tutti i livelli (internazionale, nazionale, regionale e locale e tra enti responsabili per le parti marine e per quelle terrestri) al fine di evitare approcci settoriali e favorire un approccio globale. Particolarmente dettagliata è la parte riguardante gli elementi di gestione. Per la protezione e uso sostenibile delle zone costiere, vengono indicate regole per la zonizzazione (aree dove non sia permesso edificare, limitazione dell'estensione lineare dello sviluppo urbano, accesso del pubblico al mare e lungo la riva, circolazione di veicoli e navigazione di unità navali in zone naturali terrestri o marine vulnerabili). Alle attività economiche che richiedono la prossimità immediata del mare viene dedicata grande attenzione, affinché sia ridotto al minimo l'uso delle risorse naturali, siano rispettate la gestione integrata delle risorse idriche e la gestione sostenibile dei rifiuti, le risorse del mare siano preservate dall'inquinamento, siano definiti indicatori dello sviluppo delle attività economiche al fine di garantire l'uso sostenibile delle zone costiere e ridurre le pressioni eccedenti la capacità di carico, siano promossi codici di buone pratiche a livello di autorità pubbliche, operatori economici e organizzazioni non governative. Specifiche indicazioni vengono date per ogni settore: agricoltura e industria, pesca, acquacoltura, turismo e attività sportive e ricreative, utilizzo di risorse naturali specifiche, infrastrutture, impianti per la produzione di energia, porti, opere e strutture marittime, attività marittime. Con il protocollo, le Parti adottano inoltre misure volte a preservare le caratteristiche di alcuni ecosistemi costieri particolari (zone umide ed estuari, habitat marini di elevato valore in termini di conservazione, foreste e boschi costieri, dune), dei paesaggi costieri e delle isole (in particolare le piccole isole). Il documento tratta anche del patrimonio culturale, archeologico e storico, delle zone costiere, compreso quello subacqueo, impegnando le Parti ad adottare tutte le misure atte a preservarlo. In particolare, la conservazione "in situ" del patrimonio culturale delle zone costiere va considerata l'opzione prioritaria prima di procedere a qualsiasi intervento sul patrimonio. Il protocollo segnala e descrive in modo dettagliato alcuni strumenti di gestione da realizzare ed applicare: meccanismi e reti di monitoraggio e osservazione; strategia mediterranea per la gestione integrata delle zone costiere; strategie, piani e programmi nazionali per le zone costiere; valutazione ambientale; politica fondiaria e di pianificazione; strumenti economici, finanziari e fiscali. Inoltre, nell'ambito delle strategie nazionali per la gestione integrata delle zone costiere, le Parti si impegnano ad elaborare politiche di prevenzione dei rischi naturali. A tal fine esse realizzano valutazioni di vulnerabilità e di rischio delle zone costiere e adottano misure di prevenzione, mitigazione e adattamento, intese a far fronte alle conseguenze dei disastri naturali, in particolare dei cambiamenti climatici. Infine, per la realizzazione degli obiettivi della gestione integrata e per l'applicazione del protocollo, le Parti si impegnano a rafforzare la cooperazione transfrontaliera e internazionale. L'UNEP /MAP, organismo responsabile per la Convenzione di Barcellona, dichiarava già tempo fa che il 40% delle zone costiere del nostro mare è ormai cementificato e citava proiezioni che prevedono che nel 2025 la metà dei 40.000 chilometri di coste mediterranee sarà costruita.
Non resta che augurarsi che gli Stati membri della Convenzione ratifichino al più presto il Protocollo (per la sua entrata in vigore sarebbe sufficiente il deposito di 6 strumenti di ratifica, accettazione, approvazione o adesione), in modo da rendere questo importante strumento finalmente vincolante e dimostrare la reale volontà dei governi di preservare le coste del Mediterraneo.

Testo completo del protocollo:
http://eur-lex.europa.eu/LexUriServ/LexUriServ.do?uri=OJ:L:2009:034:0019:0028:IT:PDF
Altre informazioni: www.unepmap.org

Stefania Petrosillo