"le virtù si apprendono con l'educazione in ambienti dove esse vengono praticate
riceveremo poco dalla lettura dei manuali e molto invece
dal vivere tra la gente che le virtù le pratica"
Leszek Kolakowski
«L'educazione allo sviluppo sostenibile deve divenire un elemento strategico per la promozione di comportamenti critici e propositivi dei cittadini verso il proprio contesto ambientale. L'educazione ambientale forma alla cittadinanza attiva e consente di comprendere la complessità delle relazioni tra natura e attività umane, tra risorse ereditate, da risparmiare e da trasmettere, e dinamiche della produzione, del consumo e della solidarietà. L'educazione ambientale è globale e comprende l'istruzione formale, la sensibilizzazione e la formazione. E' compito delle amministrazioni pubbliche centrali e periferiche, organizzare, promuovere e favorire attività di educazione ambientale, che è anche una competenza istituzionale propria e specifica, da coordinare e integrare in una rete costituita dai soggetti pubblici e privati che svolgono attività di educazione ambientale sul territorio. L'educazione ambientale contribuisce a ricostruire il senso di identità e le radici di appartenenza,dei singoli e dei gruppi, a sviluppare il senso civico e di responsabilità verso la res pubblica, a diffondere la cultura della partecipazione e della cura per la qualità del proprio ambiente, creando anche un rapporto affettivo tra le persone, la comunità ed il territorio». (Carta dei Principi per l'educazione ambientale orientata allo sviluppo sostenibile e consapevole, Fiuggi, Italia, aprile 1997) «Il V° Congresso Mondiale dei Parchi della IUCN è un evento determinante per il ruolo e la collocazione delle aree protette nell'ambito degli obiettivi di sviluppo sostenibile e della conservazione della biodiversità. Scegliendo il tema "Benefici oltre i confini", i partecipanti al Congresso hanno riconosciuto che le aree protette non possono essere isolate dalle terre e dai mari che le circondano, così come dalle comunità che vivono al loro interno o nei loro dintorni, o dalle attività economiche che vi si svolgono. Ma soprattutto i partecipanti hanno inteso dimostrare e far valere l'importanza delle aree protette per la società nel suo insieme, ora e per il futuro, e lavorare in associazione con tutti gli attori interessati a realizzare questo ampio obiettivo». (Piano d'Azione di Durban, V° Congresso Mondiale dei Parchi, Durban, South Africa, settembre 2003) Dopo la Carta dei Principi per l'educazione ambientale orientata allo sviluppo sostenibile e consapevole, dopo il Piano d'Azione di Durban, ciò che emerge a gran voce e che tra ambiente ed educazione ci sono legami assai più profondi, fondati sulla formazione che supporti la crescita culturale e il miglioramento delle azioni nei e dei parchi sul territorio. Ancora oggi i parchi possono essere laboratori di educazione dove mettere in relazione i due macro sistemi quello umano e quello naturale.
Considerato che la tutela e la valorizzazione delle risorse naturali, propria dei parchi, implica norme e scelte che definiscono una nuova cittadinanza e convivenza delle specie viventi, nelle aree naturali protette l'Educazione Ambientale deve dialogare con il funzionamento e l'evoluzione degli ecosistemi naturali, con le modificazioni indotte dalle attività umane e con i contributi della ricerca scientifica e dell'innovazione tecnologica. E' partendo da queste considerazioni che la Federparchi Europarc Italia ha realizzato, in collaborazione con il Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, il progetto di educazione ambientale e alla cittadinanza attiva "Cittadini del parco" giunto oramai alla seconda edizione. Il progetto, rivolto a Parchi Nazionali, Aree Marine Protette, Riserve Naturali dello Stato e scuole dei comuni dei parchi, ha visto una grande partecipazione, ma importante è stata la continuità data al progetto da parte di tutti gli attori protagonisti. Prima tra tutti la Federparchi Europarc Italia che ha compreso la necessità delle aree protette di fare sistema, di condividere obiettivi strategici comuni, per un'idea di educazione ambientale come progettazione della dimensione educativa insita in ogni processo di trasformazione sociale volto alla sostenibilità. Un progetto politico cui segue un progetto educativo, un programma come disegno di azioni orientate alla convivenza, alla sostenibilità, così una pratica educativa e formativa è funzionale ad una pratica politica, proiettandola nel tempo. Le Aree Naturali Protette rappresentano un luogo privilegiato, in cui sperimentare una rete, intesa come comunità di studio, di pratica e di ricerca, come insieme di soggetti uniti da un progetto, da qualcosa che li accomuna e che motiva le comunicazioni, gli scambi, le interazioni. Nei parchi, più di qualsiasi altro luogo, l'Educazione Ambientale deve formare alla cittadinanza, da qui il nome Cittadini del Parco, e consentire di comprendere la complessità delle relazioni tra natura ed attività umane, tra risorse e dinamiche della produzione, del consumo e della solidarietà. Soprattutto nella realtà dei residenti dei parchi italiani l'Educazione Ambientale può contribuire a ricostruire il senso di identità e le radici di appartenenza, dei singoli e dei gruppi, a sviluppare il senso civico e di responsabilità verso la res publica a diffondere la cultura della partecipazione e della cura per la qualità del proprio ambiente, creando anche un rapporto affettivo tra le persone, la comunità ed il territorio.
Seguendo questi indirizzi di progetto si sono sviluppati nuovi percorsi formativi di cittadinanza attiva, sviluppati dalla Federparchi - Europarc Italia in collaborazione con Istituto Pangea Onlus, rivolti ad operatori dei parchi ed insegnanti insieme, come veri depositari del sapere pratico dell'educazione ambientale. Si è proceduto con la costruzione di competenze trasversali, che richiedono un continuo apprendere dall'esperienza per essere costruite. Vera pietra miliare di tutto il percorso è stato sicuramente l'entusiasmo degli alunni, che hanno rappresentato il proprio significato di cittadinanza attiva attraverso gli elaborati finali. Un processo di partecipazione attiva che richiede molto lavoro, in un contesto più generale di cui il progetto è solo una parte, una cura particolare dei contesti di dialogo e dunque l'investimento in competenze professionali specifiche che supportino la costruzione di capacità a lavorare-insieme, di sviluppare sinergie tra mondo delle istituzioni, dei parchi, della scuola e della cittadinanza tutta.
La trasversale condivisione degli obiettivi e delle metodologie sono i due fattori che hanno realmente contribuito alla creazione di partecipazione attiva della cittadinanza.
Le persone si muovono in rapporto a ciò che vedono, frutto della loro storia e della loro posizione nel territorio. Ciascuno esprime un punto di vista parziale e la condivisione richiede l'assunzione di saperi altrui, di letture della realtà, di posizioni o premesse talvolta del tutto estranee, un confronto che consente di mettersi d'accordo su ciò che si vede e sviluppare un senso dell'agire comune.
Questo approccio ha evidenziato connessioni tra cose che in genere sono tenute separate i problemi ambientali con i problemi sociali, la dimensione individuale con la dimensione collettiva ed istituzionale, sottolineando le interconnessioni tra politiche, settori, progettualità. Il progetto è stato anche riconosciuto dalla Commissione Nazionale Italiana per l'UNESCO, s'inquadra nel Decennio ONU dell'Educazione allo Sviluppo Sostenibile, in quanto contribuisce in maniera significativa a diffonderne i principi e realizzarne gli obiettivi". Un valore aggiunto del Progetto Cittadini del Parco è stato sicuramente quello di aver realizzato un'indagine sulle attività e sullo stato dell'Educazione Ambientale nelle Aree Protette Nazionali. Dopo la pubblicazione da parte del Ministero dell'Ambiente del rapporto "Nel Parco c'è"(2002), in cui venivano descritti progetti, attività e strutture per l'Educazione Ambientale presenti sia nelle AAPP nazionali, sia in quelle regionali e locali, non sono stati più prodotti documenti ufficiali che fornissero una panoramica aggiornata di quanto si svolge nel sistema delle AAPP. L'indagine realizzata si propone come contributo conoscitivo della tipologia, della quantità e qualità delle azioni realizzare dalle AAPP e come strumento utile per impostare ulteriori azioni, a livello del Sistema delle AAPP stesse, che facciano riferimento ad una strategia di sistema.
Le Aree Protette costituiscono infatti un laboratorio eccezionale, in cui sono concentrati sia i valori più importanti e rappresentativi, delle risorse naturali e culturali del nostro Paese, sia una palestra in cui, per la gestione partecipativa che caratterizza le Aree Protette, studiare e perfezionare i percorsi verso la conservazione e lo sviluppo sostenibile. I parchi non sono certo l'unica centrale formativa di cui una società moderna dispone ma, altrettanto con certezza, sono una scuola vivente, che promuove conoscenza, che concretizza i saperi, che sviluppa consapevolezze, che può orientare al futuro motivando l'impegno concreto alla cittadinanza responsabile. L'educazione ambientale svolta nelle Aree Protette non dovrebbe essere dunque un optional ma dovrebbe far parte, a pieno titolo, della loro missione e per questo le Aree stesse dovrebbero essere tutte dotate di risorse umane, finanziarie, strutturali e normative, che consentano loro di svolgere al meglio il loro ruolo istituzionale. La ricerca svolta ha dimostrato che, sebbene molto spesso in maniera spontanea e autogestita, in un virtuoso quanto creativo "fai da te", questo quadro di riferimento culturale è non soltanto condiviso da tutte le Aree Protette, ma in alcune di esse trova esempi di eccellenza, dimostrata dalla continuità, dal coinvolgimento di molti attori, dalle risorse finanziarie messe a disposizione, dalla preparazione degli operatori. Senza dimenticare che l'impatto dell'esperienza a contatto con la natura è decisivo nello sviluppo della personalità dei ragazzi, come dimostrato da alcune ricerche pilota svolte in alcune realtà. Lo scambio di esperienze dovrebbe essere anch'esso una prassi e far parte del "modus operandi" delle AAPP: parchi e riserve possono garantire il raggiungimento degli obiettivi del "life-long learning" non solo per gli attori sociali, ma per sé stessi come Istituzioni. Il progetto Cittadini del Parco ha dimostrato la forte vitalità del settore, ha promosso e facilitato il dialogo, ha messo in evidenza la domanda in tutta la sua potenzialità e i benefici reali e potenziali, dell'offerta. Saper cogliere questa opportunità di miglioramento, nell'interesse della collettività, è sicuramente una sfida che le Aree Protette possono affrontare con successo se solo vengono aiutate a farlo. E' questa metodologia di partecipazione che l'educazione ambientale deve promuovere, non solo come strumento ma anche come focus delle proprie attività, per essere utile oltre che ad una modalità nuova di essere società, anche alla cultura della sostenibilità, per la sensibilizzazione delle cittadinanze ad una cultura della conservazione della natura.
Gli obiettivi
Sperimentare percorsi, metodi ed attività per mettere a punto un "modello" di programma nazionale di educazione, condiviso e comune a tutte le Aree Protette Nazionali, applicabile in autonomia a scala locale, in funzione delle esigenze e caratteristiche delle singole AA.PP.
Creare i presupposti organizzativi e metodologici per poter ampliare e riproporre i percorsi didattici su scala pluriennale, secondo una logica di continuità dell'azione educativa, tale da assicurare l'acquisizione ed il consolidamento di conoscenze, competenze ed attitudini, in sintonia con gli obiettivi di conservazione delle Aree Protette.
Contribuire a facilitare e consolidare, per ogni Area Protetta, rapporti di collaborazione con il mondo della Scuola, promuovendo l'individuazione e l'uso di linguaggi comuni.
Contribuire a consolidare il senso di responsabilità dei "Cittadini del Parco" verso il loro ambiente ed a rafforzare il senso di appartenenza e i rapporti tra persone, comunità , Area Protetta.
Migliorare la preparazione professionale del personale delle AA.PP. che svolge attività di Educazione Ambientale, o degli eventuali Operatori esterni che con esse collaborano.
Promuovere l'aggiornamento professionale di un nucleo Docenti della scuola secondaria di primo grado, mettendoli in grado di svolgere un ruolo di "testimoni" nei confronti della comunità scolastica nazionale
Realizzare materiale didattico originale, di "sistema", utilizzabile (ed integrabile) dalle singole Aree Protette.
Realizzare un set di "buone pratiche" in materia di Educazione ambientale per le Aree Protette, da poter divulgare a livello nazionale ed internazionale.
Creare i presupposti per la diffusione del Progetto, trasformandolo in una "Strategia Nazionale" capace di stimolare la partecipazione e di coinvolgere, nel futuro prossimo, anche le Aree Protette regionali.
Formazione Federparchi Europarc Italia con l' Istituto Pangea Onlus
Sintesi elaborazione dati della ricerca: Aree Protette Naturali ed Educazione Ambientale
Oltre il 50% delle AAPP svolge attività in collaborazione con altri soggetti, pubblici e privati, attuando forme di partenariato "virtuoso" che diffondono la pratica dell'EA anche al di fuori dei confini dell'Area Protetta, rendendo forse ancor più palese il ruolo di "pilotaggio" culturale che la stessa può e dovrebbe svolgere nella società e per altre Amministrazioni.
Circa il 40% delle AAPP prevede nella propria strutturazione funzionale un servizio di EA oppure specifiche figure nella pianta organica. Questo può rappresentare un elemento di criticità e una direttiva funzionale specifica da parte del Ministero vigilante sarebbe utile oltre che opportuna.
Gli operatori qualificati "in servizio" sono circa 150: di questi quasi il 40% è costituito da "guide-interpreti ambientali", a testimonianza dell'importanza e della polivalenza di questa "figura professionale", prevista peraltro dalla L.394/91, nella gestione delle AAPP.
La qualificazione degli operatori è molto elevata, quasi l'80% è laureato: tuttavia va riscontrato che solo il 2% è laureato in scienze dell'educazione o della formazione e che solo un terzo, del totale, ha seguito specifici percorsi formativi, regionali o nazionali, nel campo dell'educazione ambientale. Anche in questo caso, dunque, si rileva quanto sia importante "investire" in risorse umane, garantendone la qualificazione per lo svolgimento di un servizio vitale.
Per quanto riguarda le strategie educative, oltre il 50% delle AAPP ha svolto iniziative in riferimento al Decennio UNESCO dell'educazione allo sviluppo sostenibile (DESS) ma una percentuale elevata non ha aderito alla Carta di Aalborg né ha impostato azioni specifiche di Agenda 21.
La biodiversità e la "natura" costituiscono il "core business" delle AAPP in educazione, declinata con l'aggiunta di elementi che riguardano le minacce all'ambiente. Anche la valorizzazione delle tradizioni e delle culture locali sono una caratteristica di molti progetti di EA mentre l'aspetto più "sociologico", ovvero quello di strategie e programmi non solo per i bambini ma per gli adulti e per la cittadinanza in genere sono ancora poco sviluppati. Anche questo aspetto andrebbe invece potenziato, per i suoi impatti positivi nella gestione delle AAPP.
Molto sviluppate la collaborazione e lo scambio di esperienze con altre aree protette, senza distinzione tra nazionali, regionali e quelle gestite da Associazioni: circa un terzo delle 43 Aree che hanno risposto al questionario d'indagine svolge con regolarità progetti in collaborazione e alcune di esse hanno realizzato esperienze di scambio con AAPP internazionali.
Per quanto riguarda le risorse finanziarie, quasi il 75% delle AAPP prevede una "posta" di bilancio specifica e prevede, quindi, l'EA come elemento strutturale della gestione attribuendo a questa funzione fondi relativamente consistenti anche se l'esperienza dimostra che nei progetti che prevedono la partecipazione di scuole, spesso le risorse risultano insufficienti per garantire un numero soddisfacente di escursioni didattiche. Le risorse sono di provenienza per di più statale o comunque pubblica.
Un altro elemento interessante che emerge dall'indagine è la presenza di numerose strutture: le AAPP ne offrono quasi 500 tra aule verdi, centri di educazione ambientale, spazi didattici, aule per mostre, centri di esperienza ecc
Alcune dispongono di mezzi "speciali", quali imbarcazioni con fondo di vetro per l'osservazione subacquea. Molte di queste strutture sono gestite direttamente dalle AAPP ma almeno il 50% è gestito da cooperative e associazioni, cosa che contribuisce a promuovere l'indotto occupazionale, soprattutto giovanile.
Particolare attenzione è data alle persone con disabilità: dall'eccellenza dell'AMP del Plemmirio, che ha sviluppato un proprio percorso educativo ed interpretativo originale, in mare, per diverse categorie di disabili, a sentieri per non vedenti, l'accessibilità è un tema che risulta sentito da quasi il 75% delle AAPP.
L'offerta educativa è promossa attraverso vari canali e mezzi di comunicazione e risulta molto varia, in termini di tipologia e di durata. Raramente però i progetti sono pluriennali: di solito la loro durata coincide con l'anno scolastico ma molte attività durano anche pochi giorni, soprattutto quelle realizzate per i visitatori e turisti nelle stagioni di massima affluenza (primavera-estate).
Infine i destinatari e gli obiettivi. Per quanto riguarda i primi, l'indagine ha confermato che circa il 75% delle attività è indirizzato a bambini e ragazzi della scuola dell'obbligo e, in misura minore a adulti e anziani. La visione che l'educazione ambientale i qualche modo riguardi la scuola e i ragazzi, con una connotazione più scientifica che sociologica e antropologica, è ancora maggioritaria. Questo è sicuramente comprensibile dal punto di vista delle difficoltà operative e della preparazione richiesta per svolgere attività di "ecologia umana": inoltre è importante per lo stimolo offerto a ragazzi nell'età dello sviluppo nella creazione del senso di appartenenza e nel "senso del luogo". Tuttavia è proprio nelle dinamiche che governano la convivenza civile e la "cittadinanza responsabile", appunto, che le AAPP dovrebbero incrementare il loro lavoro. Sia rivolgendosi, com'è logico, in primo luogo alla popolazione residente all'interno dei loro perimetri, sia a quella costituita dai visitatori e alla collettività che, anche a distanza, gode dei benefici offerti dai parchi, ben oltre i loro confini. Dalla tipologia dei beneficiari che vengono privilegiati dai progetti svolti dalle AAPP deriva anche quella degli argomenti: come già detto le tematiche prevalenti sono quelle di tipo scientifico-naturalistico, spesso con finalità del recupero psico-fisico offerto dal contatto con la natura e dalle attività libere all'aperto. La conoscenza del territorio, del "perché" dei parchi, dei processi naturali da conservare sono elementi molto presenti e ricorrenti in pressoché tutti i progetti realizzati dalle AAPP
Infine, da evidenziare un aspetto che lascia intravedere prospettive interessanti proprio per il riequilibrio tra argomenti-destinatari-natura-sostenibilità che dovrebbe essere raggiunto: oltre il 50% dei progetto di educazione è svolto attraverso percorsi di progettazione partecipata e prevede monitoraggi e valutazioni in itinere. In altri termini, è da ipotizzare una sorta di "autoapprendimento", di "educazione nell'educare" che potrebbe avvenire proprio proseguendo nel lavorare insieme con le diverse categorie sociali (e non solo privilegiando il mondo della scuola), le quali possono maggiormente estrinsecare visioni ed esigenze diverse che, a loro volta, possono portare ad elaborare strategie e programmi diversi e ad inserire più antropologia nell'ecologia.
Maria Villani
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