Anche quest'anno Parchi cercherà di raccontare il lavoro delle aree protette per creare un modello di società ambientalmente compatibile ed espanderlo al di fuori dei loro confini. Come la bolla finanziaria, anche la crisi ecologica sta per presentare il conto: è necessaria una nuova concezione della vita che faccia della sobrietà la sua regola.
Slow Fish, la grande manifestazione di Slow Food, da Genova ha lanciato l'allarme. Tonno rosso, pesce spada, merluzzo, sono alcune delle specie a rischio di estinzione. Tra quelle che arrivano abitualmente sulle nostre mense. Ma quante saranno a rischiare analogo destino tra le meno conosciute?
Per salvarle non sono sufficienti nemmeno i parchi marini che, in Italia, peraltro, latitano. Il destino delle acque e della loro biodiversità sarà tema in primo piano per il futuro. E per avere risposte positive, va affrontato dal presente. Presente che ci ha sbattuto in faccia il terremoto dell'Abruzzo.
Con l'emergenza sono riemersi tanti temi, mai affrontati, dell'Italia a rischio che ignora le sue fragilità, progetta magnificenze ambientalmente insostenibili (vedi Ponte sullo Stretto) ed è incapace di risolvere mali antichi.
Rischio sismico e idrogeologico sono segnalati da decenni. Eppure mai efficacemente affrontati. Per non considerare quello legato ai vulcani attivi, alle cui falde si addossano costruzioni in gran parte edificate al di fuori delle regole. La nostra Penisola sembra davvero incapace di gestire se stessa, per salvare territorio e vite umane. La colpa non è solo della politica, delle norme, dello Stato.
Il terremoto abruzzese ha rivelato, una volta di più -nella sua drammaticità, nel dolore, nel lutto e nel cordoglio cui ci associamo- le colpe dei privati, ammaliati dalle prospettive di speculazione che pure lo Stato ha assecondato e continua ad assecondare, con condoni e leggi ad hoc a favore dell'espansione di cemento, asfalto, tondini...
Emerge una mentalità diffusa, solo a volte latente, con cui la politica dei parchi e della tutela ambientale va spesso a cozzare, vissuta come costrizione, vincolo insopportabile, imposizione. Eppure, se quelle regole fossero diffuse ovunque, probabilmente ne beneficerebbe l'intero territorio. Un beneficio anche economico, visto che l'attrattività dei nostri parchi, in termini di frequentazione, induce economie locali non trascurabili.
Dati incontestabili che tuttavia non debbono farci deragliare dalla convinzione del valore in sé della tutela della natura e del territorio quand'anche non avessero ritorni economici immediati. L'investimento è a lungo periodo e si valuta in benessere fisico, mentale, sociale, non facilmente valutabili in moneta corrente. Il nostro impegno è affermare questa missione dei parchi.
Che è condivisa dal nuovo Presidente di Federparchi, Giampiero Sammuri, che ci ha anticipato alcune ipotesi di lavoro.
L'esigenza primaria del sistema parchi è, oggi, quella di comunicare di più e meglio le sue ragioni, al di là di vecchi stereotipi che lo associano ancora a una sorta di museificazione del territorio.
Noi sappiamo che le potenzialità e le tante buone pratiche ormai consolidate disegnano ben altra complessità di protagonismo, nel disegno di un nuovo modello di società dal futuro ecosostenibile.
Come rappresentare e comunicare tutto questo è uno degli impegni che abbiano davanti e che in questo numero cerchiamo di approfondire, con l'obiettivo non solo di fotografare ciò che è, ma soprattutto di dare spunti da cui partire per avanzare e continuare in un percorso che offra, nell'immaginario collettivo, una nuova visione non solo delle aree protette ma anche di futuro.
Anche quest'anno Parchi cercherà di raccontare la multiforme funzione di parchi e aree protette, quali soggetti protagonisti di un'ipotesi di società ambientalmente compatibile, modello da espandere al di fuori dei loro confini, come comportamenti abituali in grado di garantirci un avvenire degno di essere vissuto. La crisi economica e finanziaria in corso, induce a una profonda riflessione che comporta il ravvedimento nei confronti di un modello che, per troppo tempo, ha ignorato leggi di natura che, se violate, portano al collasso del Pianeta. Da tempo il sistema delle aree protette cerca di rendere consapevoli di questa inevitabile realtà.
In troppi fingono ancora di non conoscerla o, con superbia, di poterla ignorare. Come la bolla finanziaria, anche la crisi ecologica sta per presentare il conto.
E sarà ancor più difficile affrontarla. A meno che, velocemente, si verifichi una rivoluzione mentale che metta in second'ordine la speculazione materiale, sostituendola con una concezione della vita che, senza rinunce, faccia della sobrietà la sua regola. Meno è meglio. Poco e di qualità.
Buono, pulito e giusto, come invita Slow Food.
Valter Giuliano
direttore.rivistaparchi@parks.it
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