Buone nuove alla vigilia dell'anno della biodiversità
Almeno sul terreno della conoscenza, elemento di base per intervenire correttamente nella gestione del patrimonio ambientale europeo.
Dopo la Carta della vegetazione naturale potenziale, arriva il Manuale italiano degli habitat europei della Direttiva habitat.
«La frammentazione degli ecosistemi naturali dovuta all'intervento umano determina nuovi tipi di copertura del suolo e altera, in termini funzionali e strutturali, i sistemi naturali creando variazioni significative a livello di paesaggio, di habitat e di composizione floristica e faunistica.
La Conservazione della Biodiversità è un problema molto complesso strettamente correlato sia con il dinamismo degli ecosistemi naturali che con la complessità sistemica delle attività umane. (...)
La Conservazione della Biodiversità a livello genetico, di specie, di comunità e di paesaggio è un obiettivo centrale dell'umanità; in particolare perché la biodiversità, a qualsiasi livello di organizzazione biologica, indica indirettamente lo stato funzionale di un sistema ambientale. Non è quindi solo la scomparsa di una specie che deve preoccupare tutta la comunità nazionale e internazionale, ma ciò che ha determinato questo fenomeno in quanto nella maggior parte dei casi non si tratta della normale evoluzione biologica, bensì di alterazioni profonde delle risorse naturali.
Conservazione è un concetto positivo che si identifica con la gestione di un territorio per mantenere ed accrescere l'efficienza dei sistemi naturali. Conservazione significa anche decidere di lasciare porzioni di territorio alla spontanea evoluzione dei sistemi naturali, sempre che tale decisione faccia parte di una pianificazione sistemica di una più vasta porzione di territorio.
Quindi è estremamente positivo che nel Paese ci siano ambiti in cui prevale la spontanea evoluzione degli ecosistemi, ma anche in questo caso ci deve essere una pianificazione cosciente a supporto di tale scelta poiché questa decisione potrebbe indirettamente comportare la riduzione o la scomparsa di specie e di habitat prioritari per la Rete Natura 2000, espressione territoriale della Direttiva Habitat dell'UE.
In proposito basti pensare alle "praterie con stupende fioriture di orchidee" o alle "praterie seminaturali del piano montano ed altomontano". In ambedue i casi se nella pianificazione ordinaria o in quella di un Parco non si inseriscono attività ed incentivi per sostenere lo sfalcio delle praterie o il pascolo, si ha la certezza che in molte aree questi habitat tendono a scomparire nel giro di pochi decenni.
Per questo insieme di motivazioni e a causa di frequenti casi in cui si è ecceduto nell'interpretare in modo troppo "attivo" la conservazione, ho introdotto la "pianificazione e la protezione cosciente", basata sulla conoscenza dei modelli funzionali e dinamici derivanti dalla applicazione della ricerca scientifica. Non esiste un manuale per garantire la Conservazione della Biodiversità, però esiste un metodo che si basa sulla conoscenza scientifica della situazione reale e di quella potenziale. In questo senso le indagini che il Servizio Conservazione della Natura del Ministero dell'Ambiente sta concludendo sono la risposta più concreta per garantire la corretta gestione della Biodiversità e quindi evitare la perdita di specie e di comunità di interesse nazionale ed europeo. A tutto ciò, specialmente se si interpreta la "conservazione" come "gestione", diviene essenziale associare un piano di monitoraggio che sappia verificare 11 gli effetti degli interventi e possa segnalare quando la gestione tende a compromettere l'efficienza del sistema naturale».
Così diceva il professor Carlo Blasi, Presidente della Società Botanica Italiana nell'ormai seconda, e ultima, conferenza nazionale delle Aree Naturali protette di Torino 2002.
Da allora è, perlomeno arrivato uno strumento prezioso di conoscenza, la Carta delle Serie di Vegetazione d'Italia in scala 1:250.000 (Vegetazione Naturale Potenziale) che consente di avere a disposizione, nello stesso tempo, informazioni sulla situazione reale, al dettaglio del IV livello del CORINE Land Cover e su quella potenziale.
E ora un'altra novità importante, il "Manuale italiano degli habitat europei della Direttiva Habitat (Direttiva CEE/43/92)", pubblicato, di recente, dal Ministero dell'Ambiente e Tutela del Territorio e del Mare. Si tratta di un lavoro che raccoglie i risultati di anni di studi e di ricerche coordinati per la Società Botanica Italiana da Edoardo Biondi e dallo stesso Carlo Blasi, studiosi accreditati a livello internazionale.
Il manuale (disponibile online all'indirizzo http://vnr.unipg.it/habitat/index.jsp) colma una lacuna interpretativa e conoscitiva solo in parte coperta da alcune ricerche a livello regionale (Piemonte, Liguria, Lazio) e rappresenta uno strumento indispensabile per dare concreta attuazione della Direttiva nel nostro paese.
Un'applicazione particolarmente complessa sotto il profilo tecnico, che non può prescindere dalla partecipazione di specialisti locali, funzionari della pubblica amministrazione, architetti, ingegneri cui spetta adeguare le proprie progettazioni alla valutazione di incidenza o ad altre procedure previste dalla normativa europea.
Una rete di progettisti sino ad oggi insufficientemente preparata ad applicare le nuove normative, anche per il fatto che il numero di habitat coinvolti, la necessità di avere competenze molto specialistiche in materia di fitosociologia e botanica, la diffusione dei siti Natura 2000 non rendono affatto semplice l'efficace rispetto di quanto le regole comunitarie prevedono.
Con il manuale finalmente a disposizione sarà più agevole orientarsi in questa complessa materia, anche se rimane il fatto che sempre di più è necessario che le amministrazioni pubbliche e i soggetti privati si dotino delle professionalità necessarie, oggi insufficienti. Perché questa prospettiva si realizzi sarà necessario modificare le carriere di studio e corsi di laurea, dottorati di ricerca, master, dovranno essere in grado di forgiare nuove professionalità per una vera e propria filiera economica della biodiversità che faccia atterrare sui territori le buone volontà dell'Europa.
Per l'anno della biodiversità, che parte già con la certezza di non essere riuscito a raggiungere gli obiettivi di "Countdown 2010" si tratta di rinnovare un impegno comune dell'intero Vecchio Continente per la conservazione di un patrimonio comune da cui l'intera umanità non può prescindere.
Delfino Olivero
|