Tra incertezze e speranze la difficile stagione delle aree protette
Intervista a GIAMPIERO SAMMURI, Presidente Federparchi
Vinta la battaglia per la sopravvivenza, messa in dubbio dalla legge di stabilità, si apre una unova fase per il sistema della aree protette italiane che debbo affermare con sempre più forza il loro ruolo e la loro funzione tra i cittadini e tra la classe dirigente del Paese.
Il 2010 è stato l'Anno mondiale della Biodiversità: a che punto siamo nella tutela della diversità biologica in Italia e quale il ruolo delle aree protette?
«I parchi italiani hanno fatto molto in questi anni per tutelare la grande ricchezza che popola i nostri habitat. Sono stati attivati molti progetti, sia a livello locale sia nazionale, gestiti dai parchi per la tutela e in alcuni casi la reintroduzione di specie minacciate, con ottimi risultati.Anche se i recenti dati sulle popolazioni animali dimostrano come in Italia si sia riuscito ad arrestare in molti casi la perdita di biodiversità, sono ancora molte le situazioni che destano preoccupazione. Durante quest'anno così importante a livello internazionale l'Italia si è dotata di una "Strategia nazionale per la biodiversità" i cui lavori di redazione sono stati coordinati dal Ministero dell'Ambiente e ai quali Federparchi ha dato un contributo considerevole.
Su proposta della Federazione sono state introdotte due nuove aree di lavoro: "Aree protette" e "L'Italia e la biodiversità nel mondo". Inoltre le proposte legate ai parchi sono state elaborate in quasi tutte le altre aree di lavoro tra cui "Ricerche genetiche", "Agricoltura", "Foreste", "Acque interne", "Ambiente marino" e "Aree urbane". Questo evento internazionale ci ha anche spinto a comunicare in modo più efficace l'importanza della biodiversità ai non addetti ai lavori, organizzando una lezioneincontro a Roma con uno dei più importanti studiosi in materia di diversità biologica a livello mondiale: Norman Myers».
La legge finanziaria approvata quest'anno aveva tagliato i fondi destinati ai parchi nazionali del 50%. Quali i risultati della battaglia portata avanti da Federparchi per riottenere tali finanziamenti?
«Subito dopo l'approvazione della Finanziaria che tagliava senza motivazioni il 50% dei fondi messi a disposizione dei parchi nazionali la Federazione si è mobilitata per fare in modo di restituire tali fondi alle aree protette che senza di essi avrebbero dovuto chiudere i battenti.
Sono stati organizzati incontri in Senato e alla Camera con esponenti di tutti gli schieramenti politici (tra questi sono stati particolarmente attivi il senatore D'Alì e l'onorevole Realacci) e con la spinta fondamentale del Ministro all'Ambiente, Stefania Prestigiacomo.
Alla campagna di sensibilizzazione politica si è affiancata una campagna di comunicazione pubblica che ha scosso i media nazionali sulla questione, ponendo il problema dei parchi tra i primi posti dell'agenda politica-economica del Paese. Il 7 dicembre con il voto del Senato la legge di stabilità ha assicurato la sopravvivenza dei parchi nazionali restituendo 130 milioni di euro in tre anni per il pagamento delle spese obbligatorie dei parchi nazionali.
Restano ancora molti problemi finanziari ma, almeno per ora, si è evitato il tracollo»
Ottenuta la sopravvivenza dei parchi italiani quali sono ora i prossimi obiettivi per migliorare il sistema delle aree protette?
«La situazione della gestione delle aree protette resta molto difficile, soprattutto in alcune regioni si preannunciano tagli consistenti.
Noi non vogliamo stare con le mani in mano.
Già durante l'incontro del 9 novembre organizzato da Federparchi alla presenza del Ministro Prestigiacomo e di deputati di maggioranza e opposizione, sono state proposte alcune semplici soluzioni che porterebbero risorse ai parchi e servizi al cittadino».
In un momento politico così complesso Federparchi è riuscita con successo a far collaborare governo, maggioranza e opposizione accomunandoli nella causa dei parchi.
L'ambiente come tema universale?
«Vincendo questa prima battaglia abbiamo dimostrato come l'ambiente sia un tema che accomuna tutti anche sul piano politico, del resto basta vedere Federparchi, un'associazione dove convivono sensibilità politiche diverse ma fortemente unite per il bene dei parchi.
Questo rappresenta un segnale di evoluzione del Paese che ha dimostrato di possedere una classe politica consapevole sul ruolo primario che la natura svolge per l'Italia. La nostra è una nazione ricca di arte e antichità, ma non deve
vedere i parchi come qualcosa di inferiore a questi tesori della storia. Le aree protette devono essere percepite come una grande ricchezza, il petrolio verde d'Italia, che crea economia e turismo a livello internazionale».
Si parla spesso di trovare nuovi metodi di sostentamento economico per far sì che i parchi possano garantire i progetti in essere e realizzarne di nuovi.
In che modo?
«Ad esempio la diffusione di un ticket d'ingresso per i visitatori dei parchi, come nel Parco regionale della Maremma, che ho l'onore di presiedere, dove il biglietto si paga sin dagli anni '80. Oppure tramite l'applicazione di una royalty sulle acque idropotabili custodite delle aree protette. Inoltre l'invito è quello di coinvolgere enti pubblici e aziende private che possano finanziare progetti volti alla tutela della biodiversità, al benessere del parco e per campagne di educazione e comunicazione ambientale. Strategie che Federparchi ha attuato in prima persona attivando progetti finanziati da Regioni ed Enti locali oppure da aziende come Klorane e Unicredit».
Come può un cittadino, amante dei parchi, portare il suo contributo alle aree protette in un momento così difficile?
«Visitando le aree protette italiane e comprando i prodotti tipici che da esse provengono.
Lo sviluppo del turismo sostenibile nei parchi è da sempre uno dei nostri obiettivi più importanti che si sta concretizzando grazie all'attuazione in molti parchi italiani della "Carta europea del turismo"».
Quali sono le iniziative che Federparchi ha in cantiere per il prossimo anno?
«È già partita la quarta edizione del progetto di educazione ambientale "Vividaria. Piante amiche: la biodiversità che unisce" che terminerà a maggio del 2011. Sono già in preparazione eventi come la Giornata europea dei parchi, Mediterre, incontri sul tema della comunicazione ambientale e un convegno sulla "Carta europea del turismo sostenibile", che si terrà in Puglia a gennaio».
Con quali strategie si possono educare le nuove generazioni ad apprezzare i parchi come patrimonio dello Stato?
«Dobbiamo porci l'obiettivo di formare nuove generazioni che conservino in loro il valore della tutela della natura. Proteggere i parchi deve essere sentito come un imperativo assoluto dettato dall'orgoglio di fondo per le aree protette nazionali. Per questo la Federparchi è in prima linea nell'avvicinare fin da piccoli gli adulti di domani con progetti mirati a far comprendere l'importanza del patrimonio ambientale per la vita dell'uomo. Da anni operiamo con le scuole primarie con progetti di educazione ambientale come "Vividaria. Piante amiche","Cittadini del parco" e "Coloriamo il nostro futuro"».
Quale regalo vorrebbe ricevere a Natale per i parchi italiani?
«Vorrei vedere un telegiornale nazionale che per la prima volta aprisse la propria edizione principale con una notizia sui parchi Italiani spiegando che le aree protette salvaguardano 57 mila specie animali, 5.600 specie vegetali e 3 milioni 776 mila ettari di superficie, pari al 12,5% del territorio nazionale. Che queste aree speciali portano ricchezza al Paese con 80 mila occupati, 2 mila centri visita, strutture culturali e aree attrezzate, oltre 97 milioni di turisti l'anno, 750 cooperative di servizi e di lavoro, 200 associazioni onlus impegnate. Il tutto per un giro complessivo di affari di oltre 1 miliardo di euro. E vorrei che emergessero coloro che con passione si dedicano alla gestione dei parchi fornendo il loro impegno e la loro competenza».
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