PARCHI | |
Rivista della Federazione Italiana Parchi e delle Riserve Naturali NUMERO 59 |
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DOSSIER Parchi tra venti di tempesta e desiderio di nuova primavera |
La difficile situazione della aree protette |
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Sono mesi che il WWF, insieme ad altre Associazioni ambientaliste e a tutto il mondo che a vario titolo è interessato a mantenere in vita le aree protette, lancia un allarme sulla lenta agonia delle riserve e dei parchi italiani che, negli ultimi mesi, hanno rischiato di vedersi decurtati i trasferimenti a loro destinati del 50%. E questo allarme per il WWF va inteso in senso più ampio, andando a interessare la complessiva situazione del Ministero dell'Ambiente. In questi giorni si sta approvando la manovra economica alle Camere e sembra essere scongiurato il rischio di chiusura dei Parchi con un ripristino parziale dei fondi originari. Insomma i Parchi forse riusciranno a sopravvivere almeno per il prossimo triennio. Ma ha senso accontentarsi di sopravvivere? Il WWF non crede che possa bastare scongiurare la chiusura dei parchi senza una chiara linea di politica ambientale del Governo che ad oggi, conti alla mano, sembra mettere in discussione il ruolo stesso del Ministero dell'Ambiente e di tutti gli enti da questo controllati. Quello di cui c'è bisogno è che l'ambiente possa incidere nelle politiche, contare nei contesti internazionali, guidare e indirizzare le azioni settoriali d'interesse nazionale anche in ambiti delicati dove si gioca la vita delle persone come quelli della difesa suolo e dell'assetto idrogeologico. Al di là dell'impegno del Ministro Prestigiacomo, che ha cercato di arginare la scure imposta dal Ministro Tremonti in modo ben più significativo di ogni altro Ministero, è bene sottolineare che nel 2011 il bilancio complessivo del Ministero dell'Ambiente è di circa un terzo rispetto a quello del 2008, anno di insediamento dell'attuale Governo Berlusconi. E questo bilancio verrà ulteriormente tagliato di una quindicina di milioni nel triennio 2011/2013. E non vale richiamare la crisi economica in atto, perché i tagli non hanno colpito tutti i Ministeri nello stesso modo: mentre il Ministero dei Beni culturali ha avuto un taglio di circa il 30% rispetto al 2008 e quello delle Politiche Agricole ne ha subito uno di poco più del 20%, al Ministero dell'Ambiente è stata imposta una decurtazione di circa il 60%! I numeri parlano chiaro, parlano cioè di una scelta politica di indebolimento delle politiche ambientali governative. A fronte di questa chiara scelta politica, c'è da chiedersi quale sarà futuro per le nostre aree protette, sia nazionali, che vivono l'incertezza legata ai trasferimenti che di fatto impedisce una seria azione di programmazione, sia regionali, che subiscono il doppio taglio dovuto anche all'esiguità dei trasferimenti dallo Stato alle Regioni. In questo scenario, infatti, anche le Regioni si sono cimentate in drastici tagli alle aree protette, mettendone in discussione la stessa esistenza. Valga un esempio per tutti. In Sicilia ci sono 76 riserve naturali, 26 delle quali gestite dalle Associazioni ambientaliste. La maggior parte del personale delle riserve naturali regionali gestite dalle associazioni ambientaliste non percepisce stipendio dal mese di luglio 2010. Solo alcune associazioni riescono ad anticipare gli stipendi con grandissimo sacrificio economico. Le attività di vigilanza e gestione sono ormai paralizzate. L'amministrazione regionale da un lato cerca di tranquillizzare promettendo un provvedimento riparatore, dall'altro è costretta ad ammettere la drammaticità della situazione non riuscendo ad ipotizzare una soluzione percorribile. In fase di approvazione della legge di bilancio 2010 il capitolo dei trasferimenti agli enti parco e agli enti gestori delle riserve naturali, destinati al trattamento economico del personale e della vigilanza, è stato ridotto dalla previsione iniziale di 13.400 milioni di euro a 8.569 milioni di euro, con un taglio netto di 4.831 milioni di euro. Lo stesso è avvenuto per il capitolo relativo ai trasferimenti per spese di impianto e di gestione che è stato ridotto da 5.504 milioni di euro a 2.609 milioni di euro. In sostanza sono stati tagliati, indiscriminatamente, i capitoli di spesa per il pagamento degli stipendi del personale dei 4 parchi siciliani, delle riserve gestite dalle Province e delle riserve gestite dalle associazioni ambientaliste. Il WWF gestisce oggi 4 riserve in Sicilia: Capo Rama, Saline di Trapani e Paceco, Lago Preola Gorghi Tondi,Torre Salsa.Vi lavorano 16 dipendenti con diverse professionalità che si sono formate negli anni della gestione e che portano sul territorio un bagaglio di conoscenza e competenza di livello internazionale che oggi rischia di andare perso con la perdita di questi importanti posti di lavoro. In un contesto di esiguità di risorse sarebbe necessario un cambio di approccio e una precisa indicazione delle priorità su cui investire senza disperdere le risorse disponibili. L'Italia dovrebbe privilegiare la destinazione delle risorse a interventi di protezione, tutela e messa in sicurezza del territorio, evitando interventi fortemente impattanti che consumano risorse ben più grandi di quelle disponibili. La cosa grave è che questi tagli non sono accompagnati da alcuna reale soluzione alternativa. Sia a livello nazionale, sia a livello regionale, la politica si limita a chiedere alle aree protette di "fare cassa", cioè di impegnarsi per l'autofinanziamento. È condivisibile chiedere alle aree protette di valorizzare i propri beni, riconoscendo un corrispettivo per loro la fruizione. Così come è altamente educativo responsabilizzare i cittadini sui costi della natura, su quanto sia impegnativo mantenere questo patrimonio. Ma questo però non deve essere alternativo o, sostitutivo, dell'investimento che la collettività deve garantire per assicurare i numerosissimi benefici che la natura rende all'uomo, all'economia e al benessere. Le aree protette italiane non sono "musei". Sono pochissime le aree non accessibili, perché la scelta del legislatore è andata nel senso di consentire la giusta integrazione tra conservazione della natura e presenza dell'uomo. Le aree protette in Italia sono spesso la cornice della vita quotidiana di intere città, in alcuni casi, come l'Abruzzo, quasi di intere Regioni. Ospitano attività artigianali e commerciali, centri storici e città importanti, siti archeologici, strutture turistiche ed impianti sportivi. Sono poche le aree dove si può far pagare un biglietto. Il modello italiano prevede la salvaguardia di una naturalità diffusa anche in contesti urbanizzati e questa salvaguardia deve rimanere in capo allo Stato. Del resto questo è quello che avviene in tutti i Paesi del mondo: l'Italia sarebbe il primo a tagliare fuori le aree protette dal proprio "Sistema Paese". Dante Caserta Consigliere Nazionale WWF Italia, referente Aree Protette |