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Parco Foreste Casentinesi, Monte Falterona


Parco Foreste Casentinesi, Monte Falterona
Lente d'ingrandimento

Parco Foreste Casentinesi, Monte Falterona
Lente d'ingrandimento

Anche la Toscana ci ha riservato giorni alquanto ardui... A questo punto penserete che siamo eccessivamente polemiche o inclini al vittimismo, ma non è affatto così: scriviamo delle nostre disavventure perchè pensiamo, parafrasando l'incipit di "Anna Karenina", che le tappe tranquille si assomiglino tutte (buon risveglio, bel tempo, paesaggio ameno, passo svelto e indisturbato da dolori, arrivo prima del tramonto, cena luculliana in un simpatico borghetto e i proverbiali sogni d'oro...) mentre quelle turbate da fatiche eccezionali e inconvenienti di ogni tipo sono sempre diverse e offrono una più avvincente lettura.
Torniamo dunque alla narrazione delle nostre peripezie. Avevamo da poco intrapreso la GEA (grande escursione appenninica), ma eravamo già piuttosto provate, perchè per rispettare la nostra serratissima tabella di marcia dovevamo fare due tappe al giorno, quando siamo incappate negli uffici della comunità montana del casentino. Pensando che vi avremmo trovato ottimo materiale cartografico, siamo entrate. Invece di mappe però, abbiamo trovato dei consigli che si sono ben presto rivelati fuorvianti. Infatti ci suggerirono di seguire un percorso diverso da quello indicato sulla nostra guida, assicurandoci che così avremmo potuto risparmiare un giorno di cammino e arrivare in poche ore alla tappa successiva. Allettate da tale prospettiva e fiduciose nella competenza dei membri della comunità montana, ci siamo subito avventurate nei boschi seguendo tale percorso alternativo. Purtroppo invece che essere un itinerario di poche ore era uno da 8 ore! Noi lo avevamo cominciato nel primo pomeriggio e quindi il buio ci sorprese quando eravamo ancora ben lungi dalla meta. Per di più dalle 5 aveva cominciato a diluviare, il che significa che oltre ad essere completamente bagnate eravamo anche immerse nel fango: verso sera il sentiero, per altro scosceso, era divenuto quasi un torrente, in cui camminare con il fioco ausilio della torcia elettrica era estremamente difficoltoso. Giungemmo comunque indenni alla fine del bosco e proseguimmo nella nebbia sulla strada fino al primo centro abitato dove, a causa dell'ora tarda, fu impossibile cenare ma riuscimmo a dormire al riparo dalla pioggia. Data questa premessa non stupirà apprendere che il giorno seguente, giungendo al passo della Calla, abbiamo salutato come un dono celeste i bei sentieri puliti e asciutti del parco del Monte Falterona e delle Foreste Casentinesi. Come lungo tutta la sua estensione, anche qui la GEA segue il crinale dell'Appennino, però a differenza delle altre tappe, quella nelle foreste casentinesi non è esposta: la fitta vegetazione ad alto fusto lascia intravedere solo raramente il paesaggio sottostante e il tracciato si snoda interamente all'ombra degli alberi.
Ma ecco che sopraggiunge un nuovo problema, a impedire che la tranquillità eccessiva sfumi nella noia: siamo rimaste senza contanti. Per fortuna il minuscolo ristorantino al passo è gestito da un uomo simpatico e clemente che ci ha senza esitazione offerto un buon pranzo dai sapori già emiliani. Più travagliata invece è stata la ricerca di bancomat e pernottamento a fine tappa, cioè a Castagno d'Andrea. Innanzi tutto apprendiamo che la banca più vicina è distante parecchi chilometri e poi che il gestore del posto tappa GEA è introvabile. Un po' scoraggiate, decidiamo di chiedere un passaggio fino al bancomat e con nostra grande gioia scopriamo che chi ci da' un passaggio è amico del gestore del posto tappa e sa che rincaserà dopo cena. Quindi dopo averci portato a prendere i soldi ci invita a cena con dei suoi amici e ci riporta a tarda sera a Castagno, dove riusciamo infine ad accedere al bellissimo posto tappa ricavato nella ex scuola forestale e tenuto benissimo.