Parco d'Abruzzo in mezzo al guado

I fatti. Nella seduta del 20 novembre scorso, in risposta a un'interrogazione parlamentare, il sottosegretario all'Ambiente Roberto Tortoli ricostruisce cosa c'è all'origine del prossimo, annunciato commissariamento del parco d'Abruzzo, Lazio, Molise. La fonte - oltre al Servizio Conservazione Natura, che da anni muove inascoltati rilievi all'ente - è la Corte dei Conti. Che poche settimane dopo infatti approverà una relazione (resa poi nota a gennaio, e tuttora consultabile su Internet all'indirizzo web http://www.corteconti.it) sulla gestione finanziaria per gli esercizi 1998-99 dell'area protetta diretta da Franco Tassi e presieduta da Fulco Pratesi.
Le conclusioni sono pesanti. Vi si evidenziano, fra l'altro: la mancata emanazione di statuto, piano del parco, piano pluriennale economico e sociale; "gravi carenze" e "diffusa illegittimità" in particolare sul piano organizzativo e funzionale dell'ente (in particolare, inquadramento e stipendi del personale); irregolarità contabili. Più in generale la Corte rileva, "anche alla luce delle esperienze di controllo dei decorsi anni, che l'Ente ostacola l'attività di vigilanza del Ministero - così come, peraltro, quella del Collegio di revisione - e tenta di vanificare gli interventi adottati attraverso comportamenti dilatori, elusivi o apertamente di contrasto nell'intento anche di differire nel tempo il processo di adeguamento dell'ordinamento".
A Pescasseroli intanto si consuma il dramma interno della frattura tra direttore e presidente, entrambi figure storiche dell'ambientalismo italiano e amici di una vita. Il 30 novembre Pratesi annuncia in una conferenza stampa che è finita l'era del "fortino assediato", che è al lavoro una commissione per ricostruire la storia dei 4 miliardi (di lire) di debiti accumulati, che a Tassi è stato fatto un contratto della durata di cinque anni (in precedenza il suo incarico da direttore, antecedente alla 394, era "a vita"). Anche tra i monti della Marsica, dichiara alla stampa il consigliere Eustachio Gentile, è nata "una nuova idea di parco fondata sulla trasparenza e democraticità", cioè sulla legge. Le sedute del consiglio direttivo si susseguono. Finché in quella del 22 febbraio, come in ogni giallo o telenovela che si rispettino, giunge il colpo di scena. Vengono rinvenute nella sala della riunione alcune "cimici", per registrare clandestinamente la discussione del consiglio. Accusato di averle fatte piazzare, Tassi rifiuta sdegnato ogni responsabilità. Sulla vicenda la Procura della Repubblica di Sulmona ha aperto un'inchiesta.
Nella successiva seduta del 2 marzo il consiglio delibera all'unanimità di non rinnovare il contratto al direttore, non per la vicenda delle "microspie" ma piuttosto per "l'ostinata resistenza messa in atto da alcuni mesi (...) a regolarizzare la situazione amministrativa e contabile dell'Ente Parco, così come richiesto da tempo dagli organi di controllo", giunta a manifestarsi con la illecita modificazione di alcune delibere (da un comunicato del CD dell'ente). In attesa di una designazione definitiva, a Pescasseroli prende per ora il posto di Tassi il consigliere Aldo Di Benedetto. Per il resto è cronaca di questi giorni: le interviste al vetriolo dell'ex direttore, la sua milionaria richiesta di danni, qualche pagina di giornale più votata alla propaganda che all'informazione, l'iniziale smarrimento che segue ogni cambiamento - e questo certo lo è, nel suo mondo - epocale. Intanto dall'Abruzzo giunge un grido d'allarme su un progetto regionale di collegamento tra le piste da sci attorno al parco-gioiello dell'Appennino, che causerebbe nuovi sbancamenti e tagli di boschi secolari. Ora più che mai occorrerà vigilare.

    g.i.




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