E' la più affascinante tra le città morte del Lazio. Le rovine di questo borgo medievale, le cui origini risalgono probabilmente al tempo degli etruschi, sono arroccate su un alto sperone di tufo lambito dal fiume Arrone, nei pressi della via Braccianense. Ricoperto da un'intricata vegetazione, il borgo è completamente disabitato da due secoli. Ciò ha permesso il formarsi di un ecosistema di notevole interesse. La rigogliosa vegetazione comprende lecci, cerri, roverelle, allori e aceri a cui si aggiungono, nell'umidità delle forre, salici, olmi e ontani. Gli animali abitatori dell'area sono vari e numerosi: gheppi, civette e nibbi sorvolano la collina mentre volpi e ricci si nascondono tra i ruderi. Le quercete ospitano il merlo e lo scricciolo, il torcicollo e l'occhiocotto. L'airone cenerino si incontra durante le migrazioni. Nelle acque dell'Arrone, oltre al ghiozzo di ruscello, nuotano barbe e rovelle, cavedani e anguille. |