Logo Monumento Naturale Sasso Cavallaccio

Monumento Naturale Sasso Cavallaccio



L'Area Protetta

Mappa di Avvicinamento
  • Ente Gestore: Comune di Ranco
  • Sede: c/o Municipio - P.zza Parrocchiale, 2 - 21020 Ranco
  • Tel: 0331/976619
  • Fax: 0331/975111
  • E-mail: ranco@working.it
  • Provincia: Varese
  • Istituzione: 1984


Il "Sass Cavalásc" è un colossale masso erratico che si trova sulla sponda del Verbano, nel Comune di Ranco, in prossimità del confine con Ispra. Esso, come tanti altri massi erratici disseminati nelle nostre zone, testimonia un grande fenomeno geologico iniziato circa 60.000 anni fa e conclusosi 15-20.000 anni or sono. Dopo di allora, per importanza e grandiosità più nessun fatto geologico si è verificato sulla superficie della terra.
La catena delle Alpi, allora assai più elevata dell'attuale, si coprì di un'enorme coltre di neve e di ghiacci che poi, per la forza di gravitazione, a motivo del piano inclinato su cui si appoggiava e facilitata dal calore della terra, ha incominciato a scendere e a estendersi, trasportando una grandissima quantità di pietrame. Tale epoca fu chiamata "glaciale" e si manifestò in una successione di fasi glaciali e di fasi interglaciali a clima mite e forse, in qualche momento, più caldo dell'attuale. Da noi si ebbero quattro fasi di cui la maggior espansione, nella seconda glaciazione, hon sorpassò Gallarate.
Le successive alluvioni, avvenute in seguito allo scioglimento dei ghiacci, convogliarono molto del materiale minuto (ciottoli, ghiaie, sabhie e limo) nel mare Pliocenico, dando origine alia Valle Padana. 


Anteriormente all'attuale sviluppo edilizio, la cui tecnica ha modificato il sistema di costruzione, i massi che presentavano caratteristiche adatte per il loro impiego nelle murature venivano utilizzati man mano che si scoprivano; quelli però che raggiungono un certo volume già da alcuni decenni sono tutelati dalla legge del paesaggio e quindi, per nessun motivo, dovrebbero essere distrutti.
Il volume dei massi varia a seconda delle glaciazioni a cui appartengono: quelli della prima sarebbero di volume inferiore a quelli delle successive, per raggiungere poi nelI'ultima un volume anche di parecchie centinaia di metri cubi. 


A proposito dei massi erratici, la fantasia popolare, intuendo che si trattasse di blocchi venuti da lontano, suppose che al loro trasporto avessero contribuito favolosi giganti o anche il diavolo in persona. Da noi, questi colossi abbondano nella zona compresa tra Ranco, Angera, Sesto Calende, Lentate, Barza e Ispra. A capo di questi massi sta il celebre "Sass Cavalásc", ben noto anche a geologi stranieri, descritto per la prima volta da Antonio Stoppani, letterato e naturalista del secolo scorso.
E di forma parallelepipeda, misura mt. 5 x 8, ma non è possibile calcolare il suo volume nemmeno approssimativamente, perché sta conficcato nel suolo e non sembra essere indifferente la parte non visibile, se si pensa che resiste alla forza di gravità nonostante sia fortemente inclinato.
E di serpentino come lo sono pure molti altri della zona. Essi facevano parte di una colossale frana che, arrestata sulla superficie del ghiacciaio in seno alle Alpi, forse nella zona del Gottardo, venne poi a sparpagliarsi nella zona sopra descritta.
Alla base del lato che guarda verso il lago, si nota un piccolo mulino o marmitta, cavità di forma grossolanamente cilindrica, opera di un fenomeno geologico abbastanza curioso, dovuto all'azione sulla roccia di un vortice di acqua e di ciottoli; esso è stato scoperto dal prof. don Luigi Ragazzoni del Seminario di Barza. Per la maggior parte dell'anno, il basamento del masso col mulino è immerso nel lago.