L'organizzazione delle Nazioni Unite ha dichiarato che entro il 2050 la popolazione mondiale arriverà a contare quasi 10 miliardi di persone, causando il crollo dell'attuale sistema produttivo. È evidente che occorre un cambio di rotta repentino, capace di andare oltre l'idea capitalistica di consumo per far fronte a un più che probabile peggioramento della crisi alimentare.
Durante la sessione pomeridiana Agroalimentare e nutrizione, tenuta in occasione del 2° Forum Regionale per lo sviluppo sostenibile, si è affrontato l'argomento con alcuni professionisti del settore, che hanno portato le proprie esperienze come possibili modelli da cui ripartire.
Attualmente l'agricoltura italiana è una delle più innovative ai fini della sostenibilità, responsabile solo del 7,2% del totale delle emissioni. Secondo un recente studio di Coldiretti (Confederazione Nazionale Coltivatori Diretti) ogni anno l'Italia produce 30 milioni di tonnellate di CO2, contro i 76 della Francia, i 66 della Germania e i 39 della Spagna.
Nel nostro Paese sono sempre più numerose le realtà che scelgono di convertirsi, preferendo soluzioni meno inquinanti e più rispettose dell'ambiente. Una possibile via è rappresentata dall'agricoltura conservativa, una pratica colturale in grado di preservare la qualità della materia organica attraverso la non lavorazione del suolo, la rotazione delle colture e l'uso di piante azotofissatrici.
Mauro Grandi, titolare dell'omonima azienda nell'Oltrepò Pavese, ha spiegato cosa lo ha portato a scegliere questo tipo di agricoltura, aderendo al progetto europeo Life HelpSoil: "l'agricoltura conservativa ha il pregio di rendere sostenibile la produzione con una riduzione delle lavorazioni, ma rendendo più fertili i suoli".
L'agricoltura si dimostra essere un'alleata da non sottovalutare per contrastare i cambiamenti climatici. Infatti, attraverso il cosiddetto carbon farming, permette di immagazzinare anidride carbonica nel suolo, trasformandola in sostanza organica utile alla fertilità del terreno. Inoltre, l'uso di tecniche all'avanguardia, come la 'subirrigazione di precisione', consente di risparmiare il 25% in più di acqua rispetto ai metodi tradizionali di irrigazione. Ultimamente le istituzioni hanno dimostrato un grande interesse a diffondere pratiche colturali in ambito cittadino, confermando la possibilità di integrare l'agricoltura allo sviluppo urbano.
Quest'anno Regione Lombardia ha approvato il progetto di legge Agricoltura urbana, periurbana e metropolitana. Un nuovo modo di concepire la città che, attraverso l'uso di tecniche di coltivazione innovative (fertical farming, orti urbani condivisi, ecc), possa promuovere una produzione alimentare a km0 e, dunque, più sostenibile.
L'agricoltura, però, non è la sola ad aver fatto passi in avanti. Negli ultimi anni sempre più allevamenti hanno cominciato a rivedere l'intero processo produttivo, abbattendo l'inquinamento del suolo e tutelando il benessere animale. All'incontro è intervenuto Sergio Visini, CEO e fondatore di Piggly, il primo allevamento di suini antibiotic free d'Italia. L'azienda è una delle più avanzate anche in termini di energie rinnovabili e riciclo. I tetti delle stalle, infatti, sono tutti dotati di pannelli fotovoltaici utili per la produzione di acqua calda, mentre l'impianto di biogas consente di riscaldare gli uffici e alcuni reparti dell'allevamento, nonché di trasformare il letame in 'digestato', un fertilizzante naturale privo di prodotti chimici. Quello descritto è un esempio virtuoso di economia circolare, in grado di ridurre al minimo il consumo di risorse e la produzione di rifiuti.
Il concetto di economia circolare lo ritroviamo nel progetto Da chicco a chicco, avviato dalla Nespresso in collaborazione con la Fondazione Banco Alimentare. Chiara Murano, Responsabile Sostenibilità di Nespresso Italiana Spa, ha illustrato tutte le fasi del processo che permettono a un chicco di caffè di trasformarsi in riso. Il procedimento è semplice: il caffè contenuto nelle cialde esauste diviene compost da impiegare nella coltivazione di riso. Una volta pronto per la raccolta, il riso viene ricomprato dalla Nespresso e donato a Banco alimentare. Dal 2011, anno in cui è stato attivato il progetto, sono state recuperate 6 mila tonnellate di capsule e distribuiti oltre 3 milioni di piatti caldi a strutture caritative.
Questo mostra come sia possibile coniugare la tutela ambientale con l'integrazione sociale, all'interno di una filiera agroalimentare improntata alla sostenibilità. È importante che nessun cibo venga scartato ma anche che nessuna persona diventi scarto, ha infatti ricordato il Presidente di Banco Alimentare Lombardia, Dario Boggio Marzet.
Alla luce dei dati analizzati emerge che l'agricoltura italiana, in particolare quella lombarda, è già molto avanzata in quanto a risparmio energetico e pratiche poco inquinanti. È altrettanto vero, però, che le tecnologie di oggi permettono di migliorarsi sempre di più, riducendo ulteriormente il divario tra crescita economica e tutela ambientale.
Ma per rendere ancora più green il nostro paese e favorire lo sviluppo di un settore agroalimentare environment-friendly, viene richiesto l'impegno di tutti. Infatti, non basta confidare nelle buone pratiche produttivo-colturali di agricoltori, allevatori e imprenditori, se noi consumatori non adottiamo abitudini alimentari più sostenibili. Troppo spesso predomina la disinformazione in materia alimentare, portando a far incetta di cibi preconfezionati e junk food, prodotti a basso costo e di scarsa qualità. Lo chef Davide Oldani, stella verde michelin, sottolinea il valore di acquistare con consapevolezza i prodotti da mettere sulla nostra tavola, prestando attenzione all'origine e alla freschezza degli alimenti.
A tal proposito l'educazione gioca un ruolo fondamentale nel far conoscere fin da subito i benefici di un'alimentazione sana e rispettosa degli altri essere viventi, perché ciò che fa bene a noi esseri umani fa bene anche alla salute del Pianeta.