Il 6 giugno saranno avviate le ricerche nel sito archeologico del castello di Rontana, nel Parco Regionale della Vena del Gesso Romagnola. Il progetto diretto da Enrico Cirelli e Debora Ferreri, Alma mater studiorum – Università di Bologna, è alla sua quindicesima stagione e coinvolge quest'anno venti studenti dei corsi di laurea magistrale e triennale in discipline Archeologiche dei dipartimenti di Storia Culture Civiltà (Bologna) e di Beni Culturali, Campus di Ravenna. Saranno indagate le strutture perimetrali della rocca medievale e le fasi funerarie dell'edificio religioso che precede la nascita del castello.
Il progetto di ricerca è portato avanti grazie al sostegno del Parco Regionale della Vena del Gesso Romagnola e della Fondazione Cassa di Risparmio di Ravenna.
Il nome del sito è conosciuto nel IX secolo ed è insediato su un'altura che domina la vallata del Lamone. Visibile dalla pianura e dall'asse viario posto lungo tutto il corso fluviale si staglia sul paesaggio sin dai territori del ravennate e del faentino.
Prima degli scavi era visibile una sola torre e poche strutture murarie nascoste dalla fitta vegetazione boschiva. Gli scavi hanno riportato alla luce tre distinti circuiti murari in pietra, una rocca poderosa, decine di abitazioni in parte scavate nella roccia, case-torri, strutture produttive per il vetro e per il ferro, un forno per il pane e un'area di mercato, oltre a una vasta area cimiteriale. Sono state anche trovate tracce consistenti del circuito murario di X secolo, in legno e un ampio fossato che separava l'area sommitale dal pianoro su cui si estendeva l'abitato del castello altomedievale.
Negli ultimi anni sono state anche individuate le strutture imponenti di un presidio militare bizantino, costruito sul finire del VI e gli inizi del VII secolo, che precede la costruzione della chiesa altomedievale e del villaggio fortificato. Tra i reperti associati a questa fase costruttiva risaltano alcune anfore importate da diverse aree del Mediterraneo orientale e vasellame da mensa proveniente dalla Tunisia, oltre a un bollo pontificio di Papa Gregorio. Notevoli anche i reperti della fase bassomedievale e rinascimentale, soprattutto quelli legati al controllo del sito da parte dei Manfredi e in seguito della Repubblica veneziana, che insedia nell'area del castello il presidio di un podestà della vallata del Lamone, prima della battaglia di Ravenna.
Gli scavi sono visionabili tutti i giorni, ma nell'ultimo venerdì di giugno vi saranno visite guidate aperte a tutta la comunità, prima della chiusura delle attività di ricerca.