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Segnalazioni

Concerto “Jazz Set”: l’anima jazz di Attilio Bertolucci

Domenica 17 Luglio Special Event de I Parchi della Musica per “Parco Letterario Bertolucci”
(09 Lug 22)

Domenica  17  Luglio  - ore 18.30 Special Event  per "Parco Letterario-Bertolucci"

Località Casarola, Casa delle Ciliegie – Monchio delle Corti (PR)

Concerto  "JAZZ SET" l'anima jazz di Attilio Bertolucci 

Idea originale Francesca Rossi Del Monte

Dopo avere affrontato Attilio, Bernardo e Giuseppe Bertolucci nella loro veste di poeti per certi aspetti inedita, proseguiamo con l' indagare le inclinazioni e passioni più personali di ognuno. Nel 2022 per il "Parco Letterario - Bertolucci", sarà dedicato ad Attilio Bertolucci il Concerto JAZZ SET. La sua "simpatia" che si trasforma in passione e analisi per la musica jazz, permea tutta la vita attiva di Attilio, trasmettendola poi a Bernardo e Giuseppe.

Attilio Bertolucci ebbe non pochi contatti con il jazz. Lo stringato e lucido articolo che segue, a firma di Giorgio Rimondi che ringraziamo, venne pubblicato nell'estate 2005 sul vol. XIII di "The Mellophonium" - Periodico Saltuario di Cultura Musicale, fondato nel 1999 da Freddy Colt. È noto che il poeta Attilio Bertolucci aveva simpatia per la musica sincopata, come ebbe modo di dichiarare in molte occasioni. Una simpatia - forse sarebbe meglio dire una passione coltivata fin dagli anni della gioventù - che lo spinse a inserire nella sua prima raccolta poetica, intitolata Sirio e pubblicata nel 1929, due liriche suggestive e a loro modo rivelatrici.

La prima è una musicalissima riflessione in versi dedicata a vari Strumenti; la seconda, intitolata Saxofon scritta dal suo amico Pietro Bianchi e "adottata da Attilio", riunisce tre quartine di sapore vagamente pascoliano, ma con una finale inserzione modernista che suona omaggio allo spirito dei tempi:

"E piange il saxofono

lamentoso e lontano

il torbido amore

di un negro hawaiano."

Ma forse meno noto è il fatto che egli abbia praticato per qualche tempo il mestiere del recensore, curando, fra il 1934 e il 1935, la rubrica Dischi del mensile "L'Italia Letteraria". Il suo interesse spaziava fra generi musicali diversi, forse anche per dovere professionale, e si esprimeva in uno stile ironico e frizzante, magari un po' saputo, non molto dissimile da quello dei numerosi e consumati scribacchini che riempivano le pagine delle riviste per signore e viveurs, al tempo delle femmes fatales e dei telefoni bianchi.

Tuttavia egli non tralasciava mai di rendere conto delle novità jazzistiche: lo faceva con spirito da consumato ascoltatore e, ovviamente, da letterato esperto e un po' frivolo: "Cab Calloway ci riporta Dinah abbastanza riconoscibile - scrive ad esempio -, ma ben diversa da quella dei Revellers. L'orchestrazione è geniale e Cab, com'è sua usanza, prende le parole e le riduce in una specie di poltiglia, stretto ignaro parente di Gertrude Stein". Oppure: "C'e un pezzo per il quale donerei tutto Rossini, tutto Mozart, tutto Weber, ed è Some of these days di Brooks, un fox-trott [sic] che potrebbe benissimo essere citato in Mimi Bluette per la sua venerabile età, se il nostro Guido [da Verona, scrittore di grido e autore di romanzi rosa, N.d.R.] fin d'allora non avesse preferito il tango, danza a quei tempi scandalosa e complicatissima".

In qualche occasione il giudizio di Bertolucci si piega a considerazioni più strettamente musicali, come ad esempio: "Ellington e Crosby non legano e il loro Saint Louis Blues (Brunswick) è lontano dal farci dimenticare quello del buon vecchio Armstrong (Parlophone)"; o ancora: "Ristampano dischi di Beiderbecke e Long [sic], pionieri del jazz hot. Hanno tutto il vigore e l'ingenuità dei primitivi. Long era italiano, come Venuti, come Rollini, tre dei più grandi suonatori di jazz del mondo. [...] È jazz leggero italiano, che scalda come certi nostri vini".

Ecco allora, per concludere, un passo sul quale vale la pena riflettere, pubblicato nell'aprile del 1934 e per molti aspetti in anticipo sui tempi:

Alcuni anni fa era di moda chiedere a uno che libro avrebbe portato con sé in un'isola deserta. Le signore scrittrici rispondevano in coro: la Bibbia. È probabile che le stesse signore scrittrici, a cui sarebbero da aggiungere alcuni scrittori anzianotti, che ci intendiamo, se si chiedesse loro che dischi prenderebbero con sé in una contingenza del genere, risponderebbero: la Nona Sinfonia. Noi, più modestamente, ci porteremmo quanti più dischi di Louis Armstrong potremmo: dall'indemoniato St. Louis Blues ai patetici St. James Infirmare e Dear Old Southland. Ci facciano il piacere di ascoltarli quei nostri musicisti che credono ancora che il Jazz sia Gershwin interpretato da Whiteman.

(ndr. Il Bardo Sicopato)

Marco Musso lecteur

ENSEMBLE INFONOTE

feat DAVIDE GHIDONI

Davide Ghidoni tromba

Serafino Tedesi violino

Claudio "Wally" Allifranchini sax

Sandro Gibellini chitarra

Marco Micheli basso

Nicola Stranieri batteria

Musiche di G. Gerswin, L Amstrong, D. Gillespie / Poesie di A. Bertolucci

INGRESSO GRATUITO - Info: iparchidellamusica@gmail.com

https://www.facebook.com/iparchidellamusica

 

Foto: Archivio Famiglia Bertolucci
Foto: Archivio Famiglia Bertolucci
 
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