Primavera alle porte, non solo con il bucaneve ma ormai con decine di fioriture: primule e viole e pulmonarie, certo, ma anche mandorli, i primi Prunus e i primi cornioli, il favagello (una comune ranuncolacea di ambienti marginali, a foglie carnosette e fiori gialli) e, quantitativamente sconcertante, Diplotaxis eucoides , una sorta di rucola a fiori bianchi di arrivo relativamente recente (proviene dal Mediterraneo occidentale) che tende ad invadere coltivi e terreni smossi in generale, con aspetti definiti "infestanti" ma commestibile e, qui da noi, non preoccupante più di tanto.
Tuttavia, per quanto concerne il Parco Vena del Gesso, vediamo piuttosto Barlia robertiana, un'orchidea incredibilmente precoce – in alcuni angoli soleggiati è fiorita già da un mese – e che possiamo trovare comodamente al Carnè, nell'oliveto appena sotto il rifugio (versante ovest, cioè verso Monte Mauro) con esemplari spettacolari alti fino a 40 cm, infiorescenze di un magnifico colore viola-rosa e rosette di foglie basali lucide, molto vistose.
Per correttezza bisognerà precisare che quelle del Carnè sono piantate, o meglio: sono verosimilmente "figlie" di un primo nucleo introdotto qui una decina di anni fa composto da esemplari prelevati ai piedi del Pollino calabrese; tuttavia si sono diffuse spontaneamente e con grande facilità, a riprova dello status della specie che, al pari di molte altre orchidee mediterranee, appare in forte espansione naturale da sud verso nord. In Emilia-Romagna fino al 1996 Barlia robertiana era considerata rarissima e presente solo in due quadranti del medio Appennino reggiano, poi c'è appunto stata la veloce espansione che ha portato questa orchidea anche in Romagna, dove è stata ripetutamente segnalata fin dal 2014-2015 in diverse località della collina di Brisighella, di Galeata, del riminese e infine della costa ravennate.
Gli esemplari del Carnè, ripetiamo, sono i più comodi da vedere e fotografare anche se la loro naturalità originaria è dubbia e tuttavia per il Parco c'è la segnalazione di Case Dorile (proprio al confine meridionale dell'area protetta, non su gesso ma su terreni marnosi coltivati ad olivi) con decine e decine di esemplari sicuramente spontanei.
Precisando infine che le recenti revisioni sistematiche hanno spostato la nostra Barlia al genere Himantoglossum (che annovera già il ben noto "barbone adriatico") e che quindi nei testi aggiornati si trova sotto quest'ultima dizione, andrà ribadito che la specie è ovviamente protetta, come tutte le orchidee, su tutto il territorio regionale, a maggior ragione nel Parco dove è bello guardare, fotografare, al limite toccare, non raccogliere.
Sandro Bassi