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Punti di Interesse
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La dolina di Pian Oneto
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Il Pian di Oneto (Passo del Biscia) è una vasta depressione che, dal punto di vista geomorfologico, può essere definita una dolina, chiara testimonianza di un'evoluzione carsica del paesaggio. La sua genesi è infatti legata alla dissoluzione del calcare ad opera delle acque superficiali: questa macroforma si presenta come un vasto pianoro, spesso paludoso. La morfologia sotterranea è quella di un ripido imbuto, profondo più di 50 metri e riempito di sedimenti nel corso del tempo. L'infiltrazione delle acque piovane in profondità avviene attraverso alcuni inghiottitoi: uno attivo, profondo qualche metro, è visibile lungo il margine occidentale del piano. In periodi molto piovosi i punti di assorbimento non riescono a smaltire tutta l'acqua e la conca si trasforma in un vasto acquitrino. Si crea così un'importante zona umida, caratterizzata da vegetazione igrofila (tra le specie più interessanti: il pennacchio a foglie strette, la parnassia palustre e l'orchidea acquatica).
Trattandosi di un'area molto "sensibile" e "delicata" il Parco ha realizzato un importante lavoro per la sua tutela e valorizzazione: si è, infatti, proceduto a recintare il pianoro con una tradizionale staccionata in legno a tutela del prato-pascolo; la zona più vulnerabile (quella dell'inghiottitoio e la zona umida) è stata ulteriormente delimitata da una recinzione ad evitarne il calpestio da parte del bestiame e si sono "ringiovanite" alcune pozze presenti per permettere agli anfibi di riprodursi in tutta tranquillità. Infine è stato creato un abbeveratoio, esterno alla recinzione, per permettere agli animali di dissetarsi. Anche al fine di creare una meta diversiva, nelle vicinanze del pianoro, sul passo del Biscia, il Parco ha attrezzato una zona per i picnic, con bracieri protetti, tavoli e panche e una piccola zona per l'attendamento. |
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La faggeta del Monte Zatta
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Situata nei comuni di Borzonasca e Mezzanego, sulle pendici settentrionali del Monte Zatta, è considerata una delle più belle faggete della Liguria.
La foresta è popolata da meravigliosi esemplari di faggio; purtroppo l'esemplare più antico e imponente, il Faggio 40, è caduto alcuni anni fa nel corso di una violenta bufera di vento ed è oggi visibile al suolo in tutta la sua grandiosità.
Interessanti sono le copiose fioriture della faggeta e il fenomeno della deformazione "a bandiera" dei faggi di crinale soggetti all'azione dei venti da sud che, facendo seccare le gemme esposte in tale direzione, costringono l'albero a sviluppare la chioma dalla parte opposta.
Nella foresta si possono individuare diversi manufatti delle antiche attività montanare, quali aie carbonili (spiazzi dove veniva prodotto il carbone di legna) e neviere, grandi fosse nella quali veniva raccolta e conservata la neve, venduta poi in Riviera nella stagione calda come ghiaccio.
Il Parco, per valorizzare ulteriormente i numerosi sentieri che attraversano la foresta, ha realizzato lungo uno dei principali il "Sentiero Natura Faggeta dello Zatta" attrezzato con pannelli illustrativi e leggii per permettere a chi lo percorre di interpretare il paesaggio che lo circonda. |
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Il Passo del Bocco
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Il Passo del Bocco (956 m s.l.m.), importante crocevia tra le province di Genova, Parma e La Spezia, è situato sullo spartiacque tra il bacino dello Sturla, versante ligure, e quello padano del Taro; dal punto di vista escursionistico è situato sull'Alta Via dei Monti Liguri (posto tappa) e offre possibilità di numerose e magnifiche camminate.
La zona che gravita intorno al passo del Bocco è stata oggetto di diversi interventi effettuati dal Parco dell'Aveto per la sua rivalorizzazione turistico-naturalistica.
Sul passo si trova il rifugio del Parco "A. Devoto", che riveste un ruolo e una posizione strategici per il comprensorio. Il Rifugio, particolarmente attrezzato per l'accoglienza di escursionisti, scolaresche e gruppi organizzati, è affidato in gestione al CAI di Chiavari. Presso il vicino laghetto del Bocco si trova un Sentiero Natura, attrezzato con pannelli illustrativi, cartelloni, panche e tavoli.
Nei pressi del Passo è stato à allestito un giardino botanico appenninico, il Bosco Giardino, realizzato per illustrare e far conoscere i principali aspetti della flora del Parco. |
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Il Castello di S. Stefano d'Aveto
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Il castello, ubicato al centro del paese, fu fatto edificare a presidio del valico verso la Pianura Padana nel 1164 dai Malaspina, infeudati direttamente da Federico Barbarossa. Nel 1495 i Fieschi di Lavagna acquistano dai Malaspina la castellania di S. Stefano, perdendola nel secolo successivo a favore dei D'Oria, dopo la confisca avvenuta a seguito della Congiura dei Fieschi (1547). La signoria dei D'Oria non fu per niente pacifica: numerose le ribellioni delle popolazioni locali. Dopo la rivoluzione francese l'ultimo feudatario venne cacciato malamente e i suoi "bravi" scaraventati giù dal ponte, detto appunto "dei bravi". Il castello passa poi alla Repubblica e infine al Regno di Sardegna.
Il castello è oggetto di interventi di restauro. |
Il nucleo rurale di Ventarola
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Il piccolo e antico borgo di Ventarola (Comune di Rezzoaglio) si trova in un contesto ambientale di grande pregio, ai piedi del Monte Ramaceto e situato alla confluenza del Rio Liciorno e del Rio Ventarola. Rappresenta uno dei siti storico-architettonici più significativi della Val d'Aveto grazie ai suoi edifici in pietra, ai portali dalle forme ricercate, agli archi e alle volte.
In passato era il crocevia di importanti vie di comunicazione e commercio che univano la costa, la Val Fontanabuona, la Valle Sturla alla Val d'Aveto e alla Pianura Padana. Ancora adesso si vedono le caratteristiche di "paese-strada": le case allineate in direzione sud-nord, i brevi tratti di pavimentazione ad acciotolato, la cappelletta votiva posta all'ingresso del paese.
Il Parco dell'Aveto ha finanziato alcuni lavori per il recupero di questo caratteristico borgo realizzando un parcheggio pubblico all'ingresso del paese, ripristinando la passerella sul Rio Liciorno e restaurando la fontana.
Ha acquistato un vecchio edificio che è stato trasformato, rispettando l'architettura locale, in un rifugio. Con la realizzazione del rifugio il Parco intende proporre un modello di sviluppo turistico sostenibile in ambito montano.
Nascosto nel criptoportico, da cui si accede al rifugio, si trova uno dei più antichi portali della valle: nella pietra centrale c'è il monogramma di Cristo e la data 1631. |