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Punti di Interesse
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I beni culturali
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Scheggia - Pascelupo
"Ad Ensem fu il nome in età romana della località di Sheggia, che assunse poi la denominazione attuale nel corso del VI sec. d.C., allorchè, distrutta durante la guerra tra Goti e Bizantini, divenne territorio di contesa tra Bizantini e Longobardi. Il vocabolo Scheggia è riconnesso da alcuni studiosi al termine greco "Schiza", da altri alla termine "Scliza" di derivazione longobarda.
Rinvenimenti archeologici
Dal Cinquecento sino ai giorni nostri si sono rinvenuti nel territorio scheggese numerosissimi reperti archeologici: primi tra tutti i resti del celeberrimo Tempio di Giove Appennino, venuti alla luce presso il valico di Scheggia, e l'iscrizione a Giove Appennino , rinvenuta a Piaggia dei Bagni e ora conservata nel Museo di Verona. Nella metà del 600 vennero ritrovati nella stessa località una stanza sotterranea, incrostata di marmi, con diversi busti bicipiti. Verso la fine del secolo scorso, in località Val de Sarnia, affiorarono un elegante piede di statua in marmo con calzare, riposante su una base, similmente marmorea, un'ara spezzata e un frammento di stipite. Nel 1939 nel podere di S. Paterniano vennero rinvenuti, durante dei lavori di sterro, un moncone di gamba virile in marmo, un capitello di stile corinzio, resti di un'aquila grande oltre il naturale, di metallo di Corinto. Nel 1959 vennero rinvenuti poi, presso la località di Pietra Grossa, una necropoli romana con numerosi oggetti, tra cui monete dell'età di Antonino Pio, un'epigrafe funeraria e un'olla cineraria di età romana. Eminenti studiosi, come già il Passeri, sostengono inoltre che proprio a Scheggia, avvenne il ritrovamento, nel secolo XVIII, delle preziosissime Tavole Eugubine (diversamente da chi tale ritrovamento situa presso l'Anfiteatro Romano di Gubbio).
- Eremo di S. Emiliano e S. Bartolomeo in Congiuntoli: l'Eremo, comprendente anche la Badia, si trova ai piedi del Monte Aguzzo, nelle vicinanze di Isola Fossara, frazione del Comune di Scheggia, lungo la strada che da Scheggia porta a Sassoferrato, alla confluenza di due fiumi, il Rio Freddo e il Sentino, da cui la denominazione "in Congiuntoli".
La Badia, dedicata ai Santi Emiliano e Bartolomeo, è una severa e grandiosa costruzione, di stile romanico-gotico. Forse fondato e comunque certamente riformato proprio da S. Pier Damiano, intorno alla metà dell'XI sec.
Visite guidate
Maggio e Giugno: sabato e domenica dalle 10.00 alle 12.30 e alle 15.00 alle 18.00
Su prenotazione nei restanti giorni
Luglio Agosto e Settembre: tutti i giorni (tranne il lunedì) dalle 10.00 alle 12.30 e dalle 15.00 alle 18.30.
Ottobre e Aprile: sabato, domenica e festivi dalle 10.00 alle 12.30 e dalle 15.00 alle 17.00
Su prenotazione nei restanti giorni
Novembre - Dicembre - Gennaio - Febbraio - Marzo: Apertura solo su prenotazione
Info: Alessandro 3477814794 e-mail: alex71.simonelli@alice.it
- Eremo e Abbazia di Sitria: è situato nelle stretta valle del torrente Artino, ai piedi del Monte Nocria (867 m), nella Parrocchia di Isola Fossara. Monastero e chiesa sono dedicati alla Madonna sotto il nome di "Santa Maria di Sitria". L'Eremo venne fondato nella valle di Sitria da S. Romualdo nel 1014, consistente in piccole celle di pietra e legname. Intorno al 1018-1020, Romualdo vi fondò il Monastero. La costruzione è in pietra squadrata, con volta a botte, in linee eleganti, romanico-gotiche. Ha una sola navata a croce latina, presbiterio elevato, al quale si accede tramite una scala di otto gradini. Sotto l'altare maggiore vi è una cripta interessantissima, romanica, sorretta da una bella colonna, con capitello tardo-antico, proveniente probabilmente dall'antica "Sentinum".
Visite guidate
da settembre a giugno: Domenica e festivi dalle 14.30 al tramonto del sole.
Luglio: tutti i giorni dalle 15.00 alle 19.00.
Agosto: tutti i giorni dalle 10.00 alle 13.00 e dalle 15.00 alle 19.00.
Info 3204394015 - Graziano Ilari.
- Eremo di Monte Cucco: sorge nella parte orientale del massiccio del Monte Cucco, dietro il Monte Le Gronde, nel Comune di Scheggia. Si trova a 656 m. s.l.m. ed è detto Eremo di S. Girolamo di Monte Cucco o Eremo di Pascelupo. L'Eremo, costruito intorno all'anno 1000, è arroccato alla base di un anfiteatro di roccia calcarea, che strapiomba per oltre cento metri, con grotte sulla parete scoscesa. Tutto intorno fitte boscaglie, che rendono il sito ancora più suggestivo. Abitato nel secolo tredicesimo dal Beato Tommaso da Costacciaro, venne costituito in Eremo nel 1520 dal veneziano Beato Paolo Giustiniani, eremita contemplativo, anche lui camaldolese. E' il primo della compagnia di S. Romualdo che più tardi sarà chiamato Congregazione degli Eremiti Camaldolesi di Monte Corona. Chiuso tra il 1922-1925, il complesso è stato da poco restaurato ed affidato ai Monaci Camaldolesi della Congregazione di Monte Corona.
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Fossato di Vico
Il toponimo si suol ricollegare al termine tardo-greco "fossaton", accampamento, luogo fortificato. Il "di Vico" è un'aggiunta fatta nel 1862, per distinguerlo da altri omonimi, presenti sul territorio italiano, diventato nel frattempo nazionale.
Rinvenimenti archeologici
Molto interessante si mostra, per il suo valore di documentazione, il luogo di culto alla Dea Cupra, rinvenuto in Aja della Croce nel 1868, con reperimento di lamina del II sec. a.C. in lingua umbra e caratteri latini e con la scritta alla dea Cupra, la "Dea Bona". Altre testimonianze particolarmente importanti sono rappresentate da strutture murarie a più unità abitative, da una dedica a Marte, un frammento statuario rappresentante Venere, un bronzetto a figura umana del V- IV sec. a.C., un dolio di I-II sec. d.C., rinvenuto in contesto tombale, un'iscrizione funeraria di età cristiana, una casa del III sec. d.C. caduta su se stessa, altri bronzetti, monete, mascheroni, vasetti vitrei, una notevole mole di testimonianze della romana "Helvillum" che qui sorgeva e il Ponte delle Borre, di età romana, rinvenuto nel 1989 dal Prof. Luigi Galassi sotto una metrata di terreno agricolo: si tratta propriamente di un chiavicotto con fornice, costruito con grossi massi in pietra.
- Ponte Romano (Ponte di S. Giovanni): situato lungo il percorso dell'antica Flaminia, sul fiume Rigo, si data presumibilmente in età augustea. Presenta un unico fornice, spalle e mura di sostegno costruite con blocchi squadrati, disposti a corsi regolari ("opus quadrata"). Di recente ne è stato curato il restauro. Si raggiunge agevolmente dall'attuale SS 3 Flaminia e dalla SS 76 della Val d'Esino, trovandosi a 100 m. dall'incrocio delle due strade.
- La Rocca (Roccaccio): rudere del primitivo "castrum fossati", edificato dai Bizantini in funzione antilongobarda, a difesa della Flaminia. Strategica torre di frontiera, baluardo del Nord-Est umbro per circa sei secoli, nel '200 vede sorgere ai suoi piedi il "burgus", l'attuale centro storico, all'interno del quale venne inglobata.
- La Piaggiola: si trova nelle vie del centro storico di Fossato. Unico ambiente duecentesco, con volta a botte, a quattro lievi arcate, contiene affreschi dell'inizio del sec. XV, firmati da Ottaviano Nelli da Gubbio e dalla sua scuola, di cui citiamo la "Madonna con il Bambino in trono tra le Sante Anna e Caterina d'Alessandria". Al centro della volta si notano cieli con stelle ed in un tondo il "Cristo Benedicente".
- Chiesa abbaziale di S. Benedetto: la chiesa è situata nel centro storico. Di origine abbaziale, dipendente dall'Ordine Monastico dei Silvestrini, di osservanza benedettina, sorta forse nel '200, anche se sul portale è incisa in caratteri gotici la data del 1337. La facciata presenta due portali ogivali, con monofora trilobata e iscrizioni in numeri romani. Il campanile divide la chiesa dalla parte abitativa. L'interno ha una navata centrale a tutto sesto e due cappelle laterali a crociera. Conserva affreschi del tre-quattrocento di scuola eugubina.
- Monastero di S. Maria d'Appennino: distrutto dal tempo, ha avuto un enorme merito sacro, storico, culturale. Forse fondato da S. Romualdo intorno al 950, ebbe la prima sede sul valico dell'Appennino, sopra Fossato, a fianco del "Diverticulum ab Helvillo-Anconam", in località che ha conservato tuttoggi il toponimo di "Monastio". E' il primo monastero dell'Appennino dell'Alta Umbria, forse anteriore anche al cenobio di Fonte Avellana. Era benedettino e dedicato alla Madonna "Santa Maria d'Appennino". I religiosi vestivano di nero e vivevano secondo la regola del Patriarca dei monaci d'occidente, S. Benedetto da Norcia (480-547). Intorno a loro nacquero le attività tipiche dell'economia benedettina come l'"hospitale Sancti Laurentii", il "molendinum S. Laurentii", una chiesa e una villa che sorgeva "in pede roche" (rocca), presumibilmente ubicata sul monte dall'omonimo nome. La primitiva sede rimase in uso sino alla metà circa del XII sec. In seguito i frati la abbandonarono e costruirono la nuova sede dove sbocca la galleria ferroviaria al di sotto degli Appennini, poco prima di Cancelli. Il 27 Luglio 1441, con Bolla papale, Eugenio IV soppresse il Monastero assegnando le sue competenze alla Collegiata (ora Cattedrale - Basilica) di S. Venanzo di Fabriano. Di tale edificio e degli edifici collegati e citati non rimane oggi alcuna traccia.
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Costacciaro
Rinvenimenti archeologici
Lungo il corso del Torrente "Fossa Secca" (loc. "Il Calcinaro") si trovano alcune vestigia di un mausoleo romano, oggi rese visibili, e facilmente visitabili, ad opera del Comune. A Caprile, piccola frazione del Comune di Costacciaro, sono venuti alla luce, negli anni '60 del secolo scorso, resti di tombe riferibili a popolazioni di ceppo germanico, discese in Italia dopo la caduta dell'Impero Romano.
- La Caciara: edificio medioevale, perfettamente restaurato, odierna sede dell'"Università degli Uomini Originari di Costacciaro". Era così denominato per la sua funzione di stoccaggio e stagionatura del "cacio".
- Rivellino: imponente torrione difensivo, dai paesani chiamato "Trione", eretto, nel XV secolo, per resistere alle nuove armi da fuoco: le bombarde. Fu il celebre Duca di Urbino, Federico da Montefeltro, Signore di Costacciaro, a far erigere la fortezza, affidandone la progettazione al grande architetto militare Francesco di Giorgio Martini da Siena, nell'anno 1477.
- Chiesa di San Francesco: si affaccia sul corso di Costacciaro. Fondata verso il 1253, con annesso convento francescano, presenta facciata di stile romanico-gotico, in pietra calcarea del Monte Cucco, con splendido rosone. La chiesa, in origine a navata unica, dedicata a San Pietro ed officiata dai monaci Benedettini della vicina "Badia di Insula Filiorum Manfredi" (secolo XII), venne, poi, ampliata, nel XVIII secolo, con l'aggiunta delle due navate laterali. La chiesa ospita il corpo del Beato Tommaso, cittadino e patrono di Costacciaro (1262 - 1337), che riposa in una pregevole urna di legno dorato. Dapprima sistemata sotto all'altare maggiore, l'artistica arca funeraria è stata recentemente ricollocata in una nuova e funzionale cappella, appositamente costruita per favorire l'afflusso e la venerazione dei devoti del Beato. L'abside poligonale, rivolta ad oriente, è illuminata da vetrate policrome istoriate, raffiguranti San Francesco ed il Beato Tommaso, realizzate nel 1962, in occasione del VII centenario della nascita del patrono.
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Sigillo
Non senza qualche incertezza si è dedotto che il toponimo "Sigillo" continui l'antica denominazione, che si trova già in Plinio il Vecchio, di "Suillates", gli abitanti del municipio romano, che dovette il suo sviluppo alla presenza della via consolare Flaminia che congiungeva Roma e Rimini.
Rinvenimenti archeologici
Nel 1962 venne scoperta in Via delle Conce una piccola necropoli di età repubblicana o augustea, con sarcofaghi e vario materiale cinereo.
A Scirca, nei pressi di Fontemaggio, venne alla luce un'antica fornace romana di laterizi e, accanto al ponte romano, quattro grosse colonne appartenenti probabilmente alla casa di un patrizio, o ad un tempio, nonchè un cippo mutilo con epigrafe onoraria, una pietra in breccione naturale, forse base di altare pagano o colonna, un capitello corinzio, un cilindro cavo di pietra calcarea con apertura ellissoidale su una delle pareti. Molte tombe con lastroni di terracotta si rinvennero nei campi circostanti.
Si narra inoltre che nella zona di Scirca si sia trovata una statuetta in argento con un corno d'oro raffigurante Diana e un tempio dedicato alla dea, il cui culto avrebbe sostituito quello di Fauno. Non a caso il vocabolo "Scirca" si riconnette probabilmente al latino "Hircus", caprone, che addita la figura mitologica di Fauno. D'altra parte, come ci informa Claudiano, nella descrizione del viaggio trionfale di Onorio imperatore (404 d.C.) da Ravenna a Roma, numerosi luoghi di culto erano anticamente disseminati lungo la Flaminia.
- Pontespiano: si trova poco fuori Sigillo, sulla strada per Costacciaro, sopra il torrente Fonturci. Si tratta di una costruzione imponente, in massi di pietra corniola, con forti speroni a ponente, molto probabilmente risalente al periodo Augusteo.
- Ponte Etrusco: detto anticamente "ponte dei pietroni" perchè costruito con pietre ciclopiche, sul torrente di Scirca. Considerato da alcuni di età etrusca, e per questo così denominato, il ponte sembra invece verosimilmente risalire al tempo di Traiano o di Adriano (II sec. d.C.).
- Villa Anita: elegante palazzina degli inizi del '900, sita in prossimità della Piazza Centrale di Sigillo. E' di proprietà comunale (insieme al parco che la circonda, ospitante conifere e un secolare cedro del Libano) è attualmente sede del Consorzio Obbligatorio del Parco del Monte Cucco. Prossima sede del Museo Paleontologico "Pietro Brascugli".
- Mulino ad acqua e Segheria: lungo il vecchio tracciato della Flaminia, in prossimità del "Bottaccio", sono ancora oggi funzionanti un mulino ed una segheria ad acqua. Il mulino, costituito di due grosse macine, appartiene al sec. XVIII.
- Chiesa di S. Andrea: antica pieve risalente circa all'anno 1000, sorge nei pressi della Rocca. Sottoposta a vari rifacimenti, l'ultimo nel 1802, la chiesa si presenta con architettura neorinascimentale, ampia abside ed unica navata.
- Chiesa di S.Maria di Scirca: si trova a Villa Scirca, frazione del Comune di Sigillo. Forse fondata da S. Romualdo, la chiesa, di stile romanico e dedicata a Maria Assunta, passò poi sotto i religiosi dell'Abbazia di Sitria.
- Chiesa di S.Anna al Cimitero: ampia struttura poggiante su pilastri, la chiesa, situata presso il cimitero cittadino, contiene al suo interno l'antico Oratorio di S. Anna, risalente alla metà del sec. XV , ricco di opere pittoriche tra cui gli affreschi votivi di Matteo da Gualdo e del figlio Girolamo. Al sec. XVII appartengono invece i dipinti di P. Ferri, autore del "S. Rocco" e del "S. Sebastiano".
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