(18 Novembre 2011) LA MADDALENA. Il Parco nazionale dell'arcipelago ha un volontario illustre. Il suo presidente. Dal mese di agosto Giuseppe Bonanno non riceve lo stipendio. Per il decreto taglia-enti i parchi nazionali e il circolo per la tutela della porchetta hanno lo stesso valore. I loro presidenti non hanno diritto a un euro. Una interpretazione molto restrittiva delle norma trasforma un ruolo di potere e responsabilità in una occupazione per generosi, per uomini di buona volontà. Bonanno da quattro mesi non ha più diritto ai 1500 euro di stipendio. Paga di tasca i viaggi che lo portano in Italia o all'estero per mettere a punto accordi, progetti e finanziamenti. Vive grazie a qualche consulenza. Dal 2007 siede su una poltrona scomoda, desiderio proibito di politici di ogni colore. «È molto avvilente lavorare così - dichiara Bonanno - perché non viene riconosciuto l'impegno dei presidenti dei parchi, un ruolo tutt'altro che saltuario e onorifico. Noi rispondiamo in prima persona di tutto quello che fa l'ente. Ne siamo i legali rappresentanti. E guidare il Parco è un impegno quotidiano e a tempo pieno». Non esiste una giornata tipo del presidente. Ma tante giornate di super impegno. «Ogni giorno è diverso - commenta Bonanno -, con una emergenza nuova. Siamo chiamati a incontrare la gente che vuole risposte prima di tutto dal presidente. Poi c'è la pianificazione e la programmazione, gli impegni istituzionali, gli accordi di programma con i diversi enti, gli incontri con la Provincia, la Regione. Spesso veniamo convocati a Roma al ministero. Poi c'è la ricerca dei fondi». Un impegno di 12 ore al giorno, 7 giorni su sette. Gratis. «Tagliare i nostri stipendi è una visione miope, frutto di una interpretazione della norma che equipara i parchi agli enti di tutela della porchetta o dei circoli bocciofili - aggiunge Bonanno -. Non ci si rende conto che i parchi muovono finanziamenti, assumono persone, si pronunciano su progetti con un grosso impatto sull'ambiente. Mi domando in futuro chi se la sentirà di prendere posizioni anche scomode se non gli viene riconosciuto nemmeno un ruolo». Ma Bonanno non intende andare via. «Mi garantisco la sopravvivenza con qualche lavoro di consulenza - aggiunge -. Con il taglio delle missioni da settembre porto avanti alcuni progetti comunitari pagando di tasca gli spostamenti. Ma pur tra mille difficoltà resto, fino alla scadenza del mandato, a maggio del 2012». In futuro, se passasse questa linea, fare il presidente del Parco potrebbe diventare un premio alla carriera. «L'alternativa è che la guida dei parchi sia affidata a pensionati, gente che alla fine di un percorso professionale ottiene un riconoscimento alla carriera - conclude Bonanno -. Ciò significa che gli enti saranno destinati a non correre più. Io sono il più giovane fra i miei colleghi e posso garantire che è il primo compito di un presidente è creare relazioni, muoversi, fare sacrifici. E il risultato non arriva subito». Al presidente di buona volontà arriva anche la solidarietà dei dipendenti. Con una lettera al presidente della Repubblica e al ministero dell'Ambiente hanno sottolineato il paradosso del taglio allo stipendio dei presidenti. «Vengono tagliati 23 compensi da 1500 euro ma non si toccano i cumuli di incarichi, i doppi e i tripli stipendi - si legge nella missiva -. La carica di presidente, come la riveste Bonanno, non può essere considerata un titolo onorifico. Non c'è nessun onore nel lavorare quotidianamente al servizio dello Stato e a beneficio di una comunità ricevendo in cambio attacchi e decurtazioni. Ed è ancora meno onorevole fare una politica dei tagli rigorosa con i deboli e lassista coi forti».
Fonte: La Nuova Sardegna