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Parco Nazionale del Gargano



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  Notiziario Ufficiale del Parco Nazionale del Gargano
Anno V - Numero 4 - Aprile 2003




Parco e Agricoltura

Studio, salvaguardia e valorizzazione delle risorse genetiche agrumicole del Gargano

In un convegno promosso dall’Amministrazione Comunale di Vico del Gargano e tenutosi il 21 Marzo è stato presentato il progetto Studio, salvaguardia e valorizzazione delle risorse genetiche agrumicole del gargano. Il progetto, in fase di realizzazione, è stato promosso nell’ambito del programma regionale “biodiversità e risorse genetiche” approvato dalla Regione Puglia in esecuzione del decreto legislativo 173/98. Ha una durata complessiva di sei anni e si articola in diverse azioni, di seguito schematizzate:

  • individuazione dei genotipi di agrumi presenti sul Gargano;
  • localizzazione e mappatura dei genotipi selezionati;
  • realizzazione di un campo di conservazione dei genotipi selezionati;
  • caratterizzazione morfo-pomologica, molecolare e gascromatografica dei genotipi selezionati;
  • accertamento sanitario dei genotipi selezionati;
  • risanamento dei genotipi caratterizzati;
  • conservazione in sanità dei genotipi risanati;
  • costituzione di campi per l’accertamento varietariale dei genotipi risanati;
  • realizzazione di linee guida di produzione integrata e biologica;
  • formazione e divulgazione dei risultati. Gli obiettivi perseguiti sono la crescita del comparto agrumicolo del Gargano, la conservazione delle varietà locali, il miglioramento delle caratteristiche qualitative della produzione, l’allungamento del calendario di maturazione.

Alla realizzazione del progetto partecipano il Servizio di Sviluppo Agricolo dell’Ispettorato Provinciale per l’Agricoltura di Foggia, l’Istituto Agronomico Mediterraneo di Bari, l’Istituto del Germoplasma – CNR di Bari, Il Consorzio Vivaistico Pugliese, il Consorzio Gargano Agrumi e il Consorzio di Bonifica Montana del Gargano.
Al convegno hanno preso parte in veste di relatori, il dott. Frattaruolo, il dott. Giovanni Granatiero e il dott. Solazzo del Servizio di Sviluppo Agricolo della Regione Puglia, la dott.ssa D’Onghia e il dott. Petruzzella dell’Istituto Agronomico Mediterraneo di Bari, il dott. Perrino dell’Istituto di Genetica Vegetale di Bari e il dott. Catalano del consorzio Vivaistico Pugliese. Sono intervenuti l’Assessore all’Agricoltura della Regione Puglia Nicola Marmo (nella foto con l’assessore all’Agricoltura del Comune di Vico, Roberto Budrago e al dirigente dell’IPA di Foggia, Roberto Benvenuto) e l’Associazione Nazionale Slow Food. I lavori sono stati aperti dal vice sindaco D’Avolio e dall’Assessore all’Agricoltura Budrago del Comune di Vico del Gargano i quali hanno accolto con soddisfazione l’inserimento per la prima volta degli agrumi del Gargano nel patrimonio agrumicolo nazionale e hanno dato il giusto merito agli agrumicoltori locali per la tenacia con la quale per tanti anni hanno svolto la loro attività anche senza soddisfazioni economiche. L’assessore Marmo nel suo intervento ha sottolineato l’importanza della permanenza dell’uomo sul territorio, a difesa dello stesso, e ha precisato che l’agrumicoltura garganica non è solo un ricordo romantico legato al passato glorioso ma un dato attuale di forza economica di questo comparto.
Compito delle istituzioni, ha continuato l’assessore, è quello di rendere il settore produttivo e le aziende competitive sfruttando a riguardo il turismo che caratterizza l’area quale veicolo di conoscenza e di valorizzazione commerciale delle produzioni garganiche.


L’importanza dell’oasi agrumaria nel Parco nazionale del Gargano

Fonti storiche certe fanno risalire la coltivazione degli agrumi sul Gargano almeno al 1000 D.C, epoca nella quale furono messi a dimora i primi pomi citrini, piante di arancio amaro allora unico citrus ad essere coltivato in Europa. Fino al 1900 l’agrumicoltura garganica era florida e remunerativa. Le produzioni raggiungevano mercati lontani, anche d’oltre oceano, e spuntavano prezzi alti, più degli agrumi calabresi e siciliani. Il proprietario di un giardino, come localmente vengono indicati gli agrumeti, era un piccolo capitalista e attorno al commercio degli aranci si alimentava una florida attività economica. Attualmente gli agrumeti interessano sul Gargano una superficie di circa 800 ettari per lo più concentrata nella fascia litoranea del territorio dei Comuni di Vico del Gargano, Rodi e Ischitella. Si tratta per lo più di impianti a terrazze, immersi tra gli oliveti o in zone boscose, a volte protetti dalla salsedine da palizzate o da frangivento. Sono affascinanti, caratteristici del paesaggio garganico e nello stesso tempo tra i più onerosi e difficili da condurre.
La situazione, rispetto al fiorente passato, è completamente diversa. La depressione economica dei primi decenni del secolo, il blocco delle esportazioni, la concorrenza degli impianti più facili e produttivi della Sicilia hanno provocato l’attuale stato di crisi. Attualmente i prezzi non compensano nemmeno le spese, il prodotto viene lasciato sulle piante e i giardini sono sempre più spesso abbandonati.
L’attuale degrado delle coltivazioni può essere evitato solamente attraverso una consistente azione di salvaguardia e valorizzazione delle produzioni garganiche. Azione da effettuarsi di concerto tra gli enti preposti allo sviluppo del territorio, le amministrazioni locali, gli istituti di ricerca e gli operatori del settore. In tale direzione è da collocarsi l’intensa attività promozionale a vantaggio del settore promossa dal Parco Nazionale del Gargano in collaborazione con le Amministrazioni Comunali e i produttori del Consorzio Gargano Agrumi. Primi risultati sono sicuramente l’istituzione del Presidio Slow Food Agrumi del Gargano e la proposta di riconoscimento dell’Igp a favore dell’arancio Biondo e del limone Femminello.
Il progetto Studio, salvaguardia e valorizzazione delle risorse genetiche agrumicole del Gargano, coordinato dal Servizio di Sviluppo Agricolo dell’IPA di Foggia, affronta in modo capillare le problematiche dell’agrumicoltura garganica. I risultati attesi, ci prefiggiamo, possono spianare la strada alla definitiva valorizzazione delle produzioni agrumarie locali. Possono garantire la conservazione del paesaggio tipico dell’area ma anche permettere un concreto utilizzo produttivo in favore di uno sviluppo rurale sostenibile.

Dott. Angelo Perna
Responsabile del Servizio Promozione e Sviluppo del Parco Nazionale del Gargano