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  Notiziario Ufficiale del Parco Nazionale del Gargano
Anno V - Numero 4 - Aprile 2003




Interventi

La Gestione dei Siti Natura 2000

La rete Natura 2000 è costituita dall’insieme dei siti denominati ZPS (Zone di Protezione Speciale) e SIC (Siti di Importanza Comunitaria), attualmente proposti alla Commissione Europea, e che al termine dell’iter istitutivo saranno designati come ZSC (Zone Speciali di Conservazione), finalizzate a garantire la presenza, il mantenimento e/o il ripristino di habitat e di specie peculiari del continente europeo, particolarmente minacciati di frammentazione ed estinzione. I criteri di selezione dei siti proposti dagli stati membri, descritti nell’allegato III della direttiva Habitat, delineano il percorso metodologico per la costruzione della rete europea denominata Natura 2000.
Obiettivo generale della politica comunitaria attraverso i suoi documenti ufficiali (VI Programma di azione per l’Ambiente; Piano d’azione per la Natura e la Biodiversità del Consiglio d’Europa in attuazione della Convenzione per la Biodiversità; Regolamento Comunitario sui Fondi Strutturali 2000-2006) è quello di proteggere e ripristinare il funzionamento dei sistemi naturali ed arrestare la perdita della biodiversità nell’Unione europea e nel mondo... La rete comunitaria Natura 2000 si prefigge di tutelare alcune aree importanti dal punto di vista ambientale e va realizzata nella sua interezza.
La Direzione per la Conservazione della Natura del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio nell’ambito di un apposito progetto LIFE-Natura 99 NAT/IT/006279 “Verifica della rete Natura 2000 in Italia: modelli di gestione” che aveva come obiettivo principale il reale avvio della rete Natura 2000 in Italia attraverso l’individuazione di tipologie di SIC/ZPS, l’elaborazione di linee guida per i piani di gestione dei SIC/ZPS a livello nazionale, la redazione di nove piani di gestione pilota, interventi di informazione e sensibilizzazione; ha predisposto un manuale di orientamenti gestionali modulati per tipologia di sito di supporto alla applicazione delle presenti linee guida, individuando 24 tipologie di sito.
Al fine di garantire un’adeguata gestione dei siti suddetti, con Decreto del Ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio del 3 settembre 2002 (G.U. della Repubblica Italiana n. 224 del 24 settembre 2002) sono state emanate le Linee Guida per la gestione dei siti Natura 2000. Scopo di queste Linee Guida è l’attuazione della strategia comunitaria e nazionale rivolta alla salvaguardia della natura e della biodiversità, oggetto delle direttive comunitarie Habitat (Dir. 92/43/CEE) e Uccelli (Dir. 79/409/CEE): Le Linee Guida hanno valenza di supporto tecnico-normativo alla elaborazione di appropriate misure di conservazione funzionale e strutturale, tra cui i piani di gestione, per i siti della rete Natura 2000.
L’eventuale piano di gestione di un sito è strettamente collegato alla funzionalità dell’habitat e alla presenza della specie che ha dato origine al sito stesso. Ciò significa che se eventualmente l’attuale uso del suolo e la pianificazione ordinaria non compromettono tale funzionalità, il piano di gestione si identifica unicamente nella necessaria azione di monitoraggio. La strategia gestionale da mettere in atto dovrà tenere conto delle esigenze di habitat e specie presenti nel sito preso in considerazione, in riferimento anche alle relazioni esistenti a scala territoriale. La peculiarità dei piani di gestione dei siti Natura 2000 è che “non sono sempre necessari, ma, se usati, devono tenere conto delle particolarità di ciascun sito e di tutte le attività previste. Essi possono essere documenti a se stanti oppure essere incorporati in altri eventuali piani di sviluppo”. Attualmente, gli strumenti di pianificazione urbanistica e territoriale convenzionali, a diversa scala, non sempre garantiscono l’integrazione degli obiettivi ambientali nella pianificazione territoriale. Uno dei principali indirizzi proposti da queste Linee Guida è la necessità di integrare l’insieme delle misure di conservazione con la pianificazione ai diversi livelli di governo del territorio (internazionale, nazionale, locale) secondo quanto previsto dall’art. 6, paragrafo 1, direttiva Habitat: per le zone speciali di conservazione, gli stati membri stabiliscono le misure di conservazione necessarie che implicano, all’occorrenza, appropriati piani di gestione, specifici o integrati ad altri piani di sviluppo. La parola “all’occorrenza” indica che i piani di gestione non debbono essere considerati obbligatori, ma misure da predisporre se ritenute necessarie per realizzare le finalità della direttiva. Nell’interpretazione offerta dalla guida della Commissione Europea, i piani di gestione, una volta predisposti, hanno priorità logica rispetto alle altre misure di conservazione: se i piani di gestione sono scelti da uno stato membro, sarà logico stabilirli prima di procedere alle altre misure menzionate all’art. 6, paragrafo 1, in particolare le misure contrattuali.
L’iter logico-decisionale e la strutturazione del Piano sono schematizzati nelle figure, di seguito si vuole riportare solo una sintesi dei contenuti che deve avere la componente Biologica del Piano:
i) il primo passo è la verifica e l’aggiornamento dei dati di presenza riportati nelle schede Natura 2000.
ii) Segue una ricerca bibliografica esaustiva della letteratura scientifica rilevante sul sito.
iii) Seguono gli studi di dettaglio che constano di un atlante del territorio (del sito ed eventualmente del paesaggio circostante) composto da alcune mappe tematiche e delle liste delle specie vegetali e animali presenti. La scala dell’atlante è da definirsi essenzialmente sulla base dell’estensione del sito.
L’atlante è composto dai seguenti tematismi, la cui selezione è subordinata alle necessità ed opportunità di ciascun caso in esame:

  • uso del territorio; questa carta è ottenuta tramite interpretazione di immagini telerilevate (preferibilmente ortofoto) e validazione in campo ad opera di esperti. L’obiettivo è di mappare tutti gli habitat presenti, come codificati nell’allegato alla direttiva Habitat, e l’uso del suolo (inclusi i valori archeologici e architettonici);
  • distribuzione reale e potenziale delle specie floristiche in allegato II e IV alla direttiva Habitat e delle specie di interesse nazionale, sulla base di rilievi di campo e, ove esistenti, di riferimenti bibliografici;
  • distribuzione reale e potenziale delle specie zoologiche in allegato II e IV alla direttiva Habitat e in allegato I alla direttiva Uccelli, e delle specie di interesse nazionale; una particolare attenzione dovrà essere prestata alla localizzazione dei siti di riproduzione, di svernamento e di sosta delle specie di interesse, nonché alle aree ad elevata ricchezza di specie;
  • fitosociologia (di tutto il sito o di alcune aree campione) secondo l’approccio sinfitosociologico, capace di evidenziare oltre alla situazione reale anche quella potenziale.
  • lista delle specie botaniche in allegato alla direttiva Habitat e altre specie di interesse nazionale;
  • lista delle specie zoologiche in allegato alla direttiva Habitat e alla direttiva Uccelli e altre specie di interesse nazionale.
    Le liste delle specie botaniche e zoologiche sono messe a punto sulla base della bibliografia esistente e di rilievi di campo ad hoc. Tali liste possono fornire informazioni quantitative o semiquantitative circa l’abbondanza delle singole specie o limitarsi a segnalarne la presenza. Sono evidenziate le specie degli allegati II e IV della direttiva Habitat e I della direttiva Uccelli, le specie prioritarie, le specie appartenenti alla lista rossa nazionale e quelle protette da convenzioni internazionali.

Dott. Giovanni Russo
Capo settore forestale del Consorzio di Bonifica Montana del Gargano