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  Notiziario Ufficiale del Parco Nazionale del Gargano
Anno V - Numero 2 - Febbraio 2003

Alla scoperta del mare del Parco

Gli Echinodermi

Gli Echinodermi

Echinoidei, Asteroidei, Ofiuroidei, Concentrocicloidei

Eccoci al secondo appuntamento; andiamo alla scoperta degli Echinodermi e, più in particolare, di Asteroidei: le stelle marine.
Questa volta, quindi, avremo a che fare con un gruppo tra i più “celebri”; discuteremo infatti di ricci di mare, stelle marine, stelle serpentine, cetrioli di mare animali spesso bersaglio di incauti apneisti e sommozzatori che li catturano col solo scopo di abbellire le proprie dimore.
Questo phyla comprende invertebrati, triblastici, celatati, tutti marini. Sono sicuramente tra gli animali marini più conosciuti. È difficile incontrare qualcuno che non sappia cosa è una stella o un riccio di mare.
Studiati fin dalla antichità, ne parlano anche alcuni testi di Aristotele e Plinio il Vecchio, sono animali che hanno caratteri molto particolari e che, seppure non molto importanti per l’uomo (sono usate solo alcune specie di ricci e di oloturie) sono importanti bio-indicatori e un anello importante nello studio dell’evoluzione. Il nome Echinodermata, deriva dal greco e significa pelle di spine. Non tutti hanno spine evidenti ma posseggono tutti un endoscheletro composto di piastre calcaree.
Hanno una caratteristica simmetria raggiata (generalmente pentaraggiata) o simmetria bilaterale secondaria (le oloturie). Questo carattere aveva indotto gli zoologi del secolo scorso a riunire tutti questi animali nel gruppo dei raggiati. Agli Echinodermi appartengono più di 6000 specie di cui circa 150 in Mediterraneo (Tortonese).

Tutte le stelle dello zodiaco

Al gruppo degli echinodermi appartiene l’ordine sicuramente più famoso, quello degli Asteroidei. Sono le celebri stelle marine, dal corpo fortemente depresso e di solito con cinque braccia, più o meno ramificate. Cosa ci cela dietro queste cinque (o più) braccia di Euclasteroidi, Fanerozomi, Forcipulati, Platiasteroridi Spinulosi, (gli ordini in cui è suddivisa questa classe) come sono fatti, come vivono, cosa mangiano e che ruolo ecologico ricoprono?
Cominciamo col dire che la forma che assumono dipende fortemente dalla specializzazione che posseggono: alcune hanno braccia appiattite e piatte che ben si adattano alla loro vita su substrati incoerenti e molli, altre hanno braccia più elastiche e tonde che meglio si adattano ad effettuare prese sicure e forti su pareti rocciose. Ma come si muovono? Questi animali utilizzano un sistema molto particolare ed assai ingegnoso: il sistema acquifero: un sistema idraulico che permette di aumentare o diminuire l’aderenza di peduncoli (ambulacri) che terminano a ventosa che sono posti solo su uno dei due piani del loro corpo.
Di fatto non è possibile distinguere il capo (un indubbio vantaggio per determinare velocemente spostamenti di direzione) di questi animali, anche se in alcune stelle si è potuto nuotare che durante i loro spostamenti un braccio assume la “guida” mentre gli altri si dispongono indietro.
I modi in cui si nutrono variano da specie a specie ma hanno tutti una unica caratteristica comune, la bocca posta in basso.
Generalmente gli Asteroidei sono carnivori; si nutrono di molluschi, spugne, sostanze contenute in escrementi e perfino altri echinodermi riuscendo a variare anche di molto l’ampiezza della bocca. Alcuni Asteroidi sono in grado di estroflettere lo stomaco (o di infilare il loro stomaco all’interno delle conchiglie di molluschi) per avvolgere la vittima che fornirà il loro pasto o di infilare il loro stomaco all’interno delle conchiglie di molluschi. Generalmente le specie a braccia corte ingeriscono in toto la preda e poi ne rigurgitano le parti dure; quelle a braccia lunghe estroflettono lo stomaco all’esterno avvolgendo la preda, che viene digerita all’esterno del corpo. Segnaliamo la presenza di specie filtratici.
Per quanto riguarda la riproduzione, sono di norma gonocorici. Non sono tuttavia rari i casi di ermafroditismo insufficiente e non contemporaneo; per lo più si ha proterandria, come in Asterina gibbosa dove gli individui più piccoli sono maschi e, solo dopo aver raggiunto una certa taglia, diventano femmine. La fertilità è portata ai massimi livelli poiché una femmina può produrre fino a 2.500.000 uova nell’arco di un anno. La fecondazione è esterna. Nelle specie che vivono nelle acque più fredde si presenta una sorta di cura parentale attraverso l’incubazione di uova su apposite tasche della superficie corporea; da tali uova si ha sviluppo diretto. La maggior parte degli Asteroidei ha tuttavia uno sviluppo che passa per larve planctotrofiche, in sequenza temporale la bipinnaria e la brachiolaria. Solo quest’ultima si fissa sul fondo con piccole braccia situate sul lato anteriore del loro piccolo corpo.
Non cresce immediatamente una stella in miniatura, ma si forma uno stadio peduncolato tipo crinoide dal quale, solo dopo una completa metamorfosi, si libera una piccola stella di mare più piccola di 1 mm. Ben nota è una delle caratteristiche delle stelle marine: la possibilità di rigenerare parti mancanti del corpo. Questa si può considerare come una vera e propria riproduzione asessuata. La rigenerazione è ben nota ai mitilicoltori e, soprattutto, alle cozze che essi allevano. Quando gli allevatori si trovavano di fronte ad un vero e proprio assedio di stelle marine, combattevano tale attacco attraverso la lacerazione del corpo. Il risultato era che la popolazione di stelle marine nell’allevamento dopo qualche tempo aumentava a dismisura. Tuttora gli Asteroidei comprendono circa 2000 specie di cui 23 nei mari italiani. Vivono sia su fondi duri sia mobili. Recenti ricerche hanno svelato la presenza nelle stelle di mare di varie sostanze che hanno buone capacità antitumorali e antivirali con capacità antinfiammatorie, analgesiche neuroattive e simili alla nota insulina. La consapevolezza delle ricchezze nascoste nei nostri mari ci dovrebbe aiutare a guardare con maggiore attenzione e consapevolezza non solo le stelle ma tutto il mondo naturale in cui esse vivono.

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