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San Nicandro Garganico
Note per la conoscenza del patrimonio carsico garganico
A cura di Carlo Fusilli
Il comprensorio comunale di San Nicandro si estende su unarea di circa 17.000 ettari ed è in gran parte costituito da rocce calcareo-dolomitiche ascrivibili al Malm-Cretaceo inferiore. A nord dellabitato larea è solcata da numerose valli, generalmente poco incise, e digrada dolcemente verso il lago di Lesina ed il litorale di Torre Mileto. Ad est e, soprattutto, a sud, il territorio è invece letteralmente crivellato da una miriade di doline, tra cui spicca per imponenza quella di Pozzatina, la più grande dolina pugliese (perimetro 1850 m / profondità 130 m). I fenomeni carsici sono talmente diffusi e appariscenti da far meritare a San Nicandro lappellativo di capitale del carsismo garganico. Le prime notizie sulle ricerche speleologiche effettuate in loco risalgono al 1927, anno in cui il Bertarelli visita la Grotta di Pian della Macina e la parte orizzontale di quella di Papaglione. Nel 1967 il Gruppo Grotte Milano CAI SEM, in collaborazione con Francesco Orofino (Istituto Italiano di Speleologia), porta a termine lesplorazione della Grotta delle Streghe, di Grava Grande e del profondo pozzo ubicato allinterno della Grotta di Papaglione. A partire dai primi anni 70 le ricerche speleologiche passano ai gruppi garganici che rivisitano le grotte principali e ne rinvengono di nuove. |
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Le grotte
Ammontano a svariate decine le grotte sinora esplorate in agro di San Nicandro; per ovvi motivi di spazio mi limiterò a segnalare solo le più rilevanti.
Circa quattro chilometri a nord est dellabitato, trova ubicazione una tra le più affascinanti e spettacolari cavità naturali del Gargano: la Grotta di Pian della Macina. Oltrepassato il cancello che ne custodisce laccesso, una breve scalinata conduce in una galleria suborizzontale, divisa longitudinalmente e per tutto il suo sviluppo da una barriera costituita da stalagmiti e colonne. Dopo circa 30 metri, la galleria sbocca alta su una gran caverna in cui saccede scendendo un pozzo-scivolo profondo circa 18 metri. La sala è caratterizzata dalla presenza di una vera e propria selva di concrezioni: una sorta di foresta pietrificata, tra cui spicca unimponente colonna alta una dozzina di metri. Un po ovunque si ergono stupendi gruppi stalatto-stalagmitici; lungo le pareti si possono ammirare maestose concrezioni a canne dorgano e drappi. Al termine della caverna, un angusto passaggio tra le concrezioni consente di giungere nellultima parte della grotta: un autentico scrigno dincomparabile bellezza sia per la purezza delle concrezioni, sia per la tipologia (si tratta principalmente di stalattiti eccentriche e infiorescenze costituite da grossi cristalli di calcite). Oltre alla Grotta di Pian della Macina, nel territorio in esame trovano ubicazione altre cavità interessanti e suggestive. La Grotta di Papaglione (in loc. Parco la Vergine) inizia con un saltino che immette in una bianca galleria scavata da acque circolanti in regime freatico. Seguendo una stretta cengia, dopo un piccolo salto verticale, si accede nellambiente sottostante. Qui un ripido piano inclinato, costituito da sfasciume roccioso in equilibrio instabile, conduce ad una biforcazione. Ad ovest la grotta prosegue fra grosse colonne stalatto-stalagmitiche sino a terminare in un tratto privo di concrezioni e dallevidente morfologia giovanile. Alcune scritte ricordo, risalenti al 1902, testimoniano la visita di alcuni militari di fanteria nella parte orizzontale della cavità. A nord la galleria, molto concrezionata, prosegue in salita e, dopo 50 metri, si restringe progressivamente rendendo disagevole la progressione. Quindi sbocca in una sala di crollo molto fangosa e con notevoli depositi di guano. Qui si dipartono alcuni angusti cunicoli che in breve diventano impraticabili. Allinizio di questo ramo sinabissa un pozzo profondo circa 50 metri alla cui base sapre un ultimo saltino in frana che conduce al fondo. La Grotta delle Streghe (in loc. Lampione) è costituita essenzialmente da due vaste caverne disposte su diversi livelli e comunicanti tra loro tramite un piccolo salto verticale. Al primo grande ambiente si accede scendendo una rudimentale scalinata scavata nella roccia. La sala è lunga circa 65 metri e presenta nella zona nord vistosi crolli che potrebbero aver obliterato eventuali vie di prosecuzione. Nella parte mediana un angusto passaggio, subito seguito da un pozzo profondo sei metri, consente laccesso ad una successiva caverna lunga 35 metri e larga 16, riccamente concrezionata. Il piano di calpestio è costituito da limo, argilla e da uningente quantità di guano prodotto dalle deiezioni delle numerose colonie di pipistrelli presenti. La sala termina in corrispondenza di un breve tratto in forte contropendenza. Oltre alle grotte a sviluppo suborizzontale, non mancano in zona le cavità verticali. Tra queste segnaliamo la Grava Grande, ubicata in località Mormoramento. Lampio imbocco immette in un salto profondo circa 30 metri. Alla base del pozzo una ripida china detritica conduce in un vasto cavernone che, dopo 25 metri, termina in corrispondenza di unalta parete rocciosa. Lungo le pareti del pozzo e al fondo della cavità sono presenti numerose concrezioni calcitiche, purtroppo gravemente danneggiate da alcuni locali che anni or sono si sono calati nella voragine. Il Buco dellAnaconda (in loc. Torricella) inizia con uno stretto pozzo, profondo 15 metri, che immette in una galleria allungata in direzione NNO-SSE dove saprono alcuni camini. Una facile risalita di pochi metri (passata inizialmente inosservata), consente di accedere in un cunicolo che sbocca in un ambiente di crollo dove sono presenti notevoli accumuli di materiale clastico e sedimenti argillosi. Da questo punto, in breve, si giunge allimbocco di un grande pozzo, profondo circa 40 metri, caratterizzato da bianche pareti rocciose da cui pendono grandi stalattiti. Al fondo della verticale un angusto meandro discendente in breve termina ostruito da notevoli riempimenti di materiale roccioso. |