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Parco Nazionale del Gargano



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  Notiziario Ufficiale del Parco Nazionale del Gargano
Anno V - Numero 3 - Marzo 2003








Alla scoperta del mare del Parco

I Cefalopodi

Testi e fotografie di Gennaro Ciavarella

Questa volta facciamo conoscenza con una classe di strani organismi: i cefalopodi. Questo gruppo raccoglie un grande numero di animali marini dalle forme più varie, con o senza guscio esterno, in grado di spostarsi in acqua per reazione, emettendo un forte getto d’acqua.
Questi animali sono accomunati dal fatto di avere i piedi in testa infatti la parola cefalopode deriva dal greco kephale= testa e podes= piedi. Costituiscono una classe di molluschi marini che devono il loro nome al fatto di presentare un certo numero di tentacoli o braccia, disposti attorno alla bocca. Essi comprendono sia animali marini molto noti, come le seppie, i calamari ed i polpi che altri meno noti come i nautilus e gli argonauti. I tentacoli dei cefalopodi possono essere otto, o dieci, come nei Decapodi, e presentano nella faccia interna degli organi di adesione, le ventose, che danno a questi molluschi degli straordinari mezzi infallibili di difesa e cattura. Il capo è ben distinto dal resto del corpo e possiede delle strutture cornee taglienti che svolgono il compito di vere e proprie mascelle cornee. Il tronco dei cefalopodi è simmetrico ed è racchiuso in una sorta di sacco detto mantello, che contiene la massa viscerale. La forma del mantello è generalmente tronco conica, più o meno allungata e affusolata. Nella parte ventrale del corpo è presente una fenditura trasversale comunicante con una cavità in cui sono poste le branchie. Nel mantello dei Decapodi sono presenti anche delle piccole pinne, in coppia e separate nelle seppie o unite nella parte posteriore come nei calamari. La locomozione avviene attraverso un caratteristico organo propulsore, una sorta di breve tubo muscoloso dalla forma grosso modo ad imbuto situato nella parte ventrale e dalla quale viene espulsa con forza l’acqua contenuta nella cavità del mantello. In questo modo, per reazione, il mollusco riceve una spinta all’indietro così forte da dargli accelerazioni straordinarie. Dal sifone vengono espulse le feci ed i prodotti sessuali.
L’espulsione dell’acqua attraverso il sifone non è l’unico sistema che permette il loro spostamento. Le seppie, riescono a nuotare anche grazie ad un efficace movimento ondulatorio delle pinne laterali, mentre altri (come i polpi) possono strisciare sui fondali rocciosi aiutandosi con i tentacoli. La maggior parte dei cefalopodi attuali possiede una sottile conchiglia interna nascosta nel mantello, calcarea (il così detto osso di seppia) o cornea; altri ne sono privi (come il polpo); altri ancora possono avere un sottile guscio esterno (come il nautilus).
La classe dei cefalopodi si divide nei due ordini tetrabranchiata e dibranchiata, a seconda che il numero delle branchie sia rispettivamente di quattro o due. I tetrabranchiati sono quasi tutti estinti salvo un solo genere. I dibranchiati comprendono le specie più comuni di cefalopodi viventi. La classe cephalopoda viene suddivisa nelle sottoclassi Nautiloidea, Ammonoidea, Endoceratoidea, Actinoceratoidea, Bacritoidea e Coleoidea.
Di queste sei sottoclassi, quattro sono fossili, una (Nautiloidea) era già presente nel Paleozoico e una (Coleoidea o dibranchiati) comprende la maggior parte delle forme di cefalopodi attualmente viventi, sia decapodi, come il calamaro e la seppia, che ottopodi, come il polpo comune.
In tutto il mondo, si conoscono complessivamente circa 650 specie di cefalopodi, tutti marini. Di queste, solo 53 specie sono state segnalate nel Mediterraneo, con ben nove specie endemiche. Di queste specie una certa notorietà è stata raggiunta dal calamaro gigante o Architeuthis (che significa letteralmente primo calamaro) che può superare i venti metri di lunghezza (tentacoli compresi) e che sono il principale pasto dei capodogli (moby dick è il più famoso dei capidogli). Nel passato i racconti dei navigatori avevano fatto fiorire tutta una letteratura fantastica circa questi cefalopodi giganti in grado di avvinghiare nei loro tentacoli interi vascelli trascinandoli nelle profondità marine come il famoso kraken.
Tuttavia per molti anni i zoologi avevano negato l’esistenza di cefalopodi di questa taglia. In questo secolo sono stati d’altra parte ritrovati, spiaggiati, numerosi individui lunghi anche venti metri. In media le dimensioni dei cefalopodi vanno dal centimetro di lunghezza del maschio di Argonauta ai 2 metri e mezzo del polpo.

L’alimentazione dei cefalopodi consiste in pesci, crostacei e gasteropodi. Le specie viventi sui fondali rocciosi si nutrono anche di bivalvi. Le prede vengono frammentate grazie alla radula, ma alcune specie (come il polpo stesso) possono spruzzare sulla preda un liquido digestivo per facilitare l’ingestione o addirittura un potente veleno come il piccolissimo ma micidiale polpi dagli anelli blu che vive nelle calde acque della grande barriera australiana. I nemici naturali dei cefalopodi sono soprattutto pesci e uccelli marini. Per difendersi dagli attacchi, i cefalopodi hanno sviluppato hanno sviluppato delle efficaci tecniche di mimetizzazione. Il tegumento del mantello di questi animali, grazie a particolari cellule pigmentali dette cromatofori, può mutare di colore molto rapidamente per adattarsi al colore dell’ambiente. Inoltre, in caso di pericolo i cefalopodi possono espellere un liquido nerastro attraverso l’imbuto, producendo una nuvola scura che disorienta e talvolta spaventa il nemico.
Vediamo adesso quali sono i più importanti rappresentanti dei cefalopodi.
I sepiidi sono caratterizzati da otto braccia intorno alla bocca, e due tentacoli più lunghi, spesso retrattili. Il tronco di questi cefalopodi è conico ed è provvisto lateralmente di due pinne non unite nella parte posteriore. Sono muniti di una conchiglia calcarea interna (osso di seppia) di dimensioni variabili.
La seppia comune (Sepia officinalis) presenta un corpo ampio ed appuntito. Il colore va dal grigio al grigio-bruno. L’osso calcareo è piuttosto grande e munito di piccole ali nella parte posteriore. Questo mollusco è’ presente nelle acque mediterranee, soprattutto durante la primavera, quando predilige le zone costiere e le praterie di posidonie. Nel resto dell’anno vive nelle acque più profonde.
Il calamaro comune (Loligo vulgaris) presenta braccia tentacolari corte ed un corpo allungato e tronco posteriormente. Il colore è rosso finemente screziato di bianco. Forma grossi branchi in mare aperto, ma talvolta anche in prossimità della costa. E’ un cefalopodo piuttosto comune nelle acque del Mediterraneo e viene pescato per le sue carni pregiate.
Gli Octobrachia sono caratterizzati da otto braccia cefaliche e senza braccia tentacolari. La conchiglia interna, ad esclusione della femmina dell’argonauta, è estremamente ridotta o addirittura assente. Il dimorfismo sessuale è praticamente assente.
Il polpo comune (Octopus vulgaris) presenta un corpo in forma di sacco più o meno appiattito con lato dorsale verrucoso, da cui si dipartono otto lunghi tentacoli. Questi possiedono una doppia fila di ventose disposte a zig zag. Il colore va dal marrone chiaro al marrone scuro. La conchiglia è limitata a due piccole strutture allungate ad asta.



I Polpi

Il genere umano nei confronti degli invertebrati ha un comportamento spocchioso da primo della classe se questo può essere considerato giustificato per gran parte di essi diventa un pregiudizio alquanto discutibile quando si ha a che fare con I cefalopodi e soprattutto con i protagonisti indiscussi: i polpi. I polpi sono dei molluschi come i nudibranchi, le cozze, le ostriche, ma sono più intelligenti, svegli curiosi e pieni di risorse che nessuno altro mollusco.
Un esperimento condotto a Napoli da Graziano Fiorito e Pietro Scotto ha mostrato con chiarezza la straordinaria capacità del cervello di questi animali. I due ricercatori hanno effettuato delle prove per insegnare a dei polpi che per ottenere un premio dovevano catturare una palla rossa mentre erano puniti se catturavano una palla bianca. Al di là della velocità con cui apprendevano questa nozione i due ricercatori rimasero sconcertati quando, mettendo nella vasca delle prove altri polpi che erano rimasti nella vasca a fianco, si accorsero che questi già erano a conoscenza del comportamento ricercato. I polpi avevano imparato guardando attraverso il vetro l’esperienza dei loro compagni. Su questa esperienza e sul suo significato il mondo scientifico si sta ancora interrogando, sta di fatto che un animale schivo e solitario come il polpo mostra una capacità simile all’imparare guardando.
Abbiamo ormai imparato che il polpo (e non “polipo”, che è una struttura animale che si incoNtra tra i celenterati) è un mollusco cefalopode molto intelligente: possiede un rapporto tra peso del cervello e peso corporeo fra i più alti tra le creature marine ed inoltre ha neuroni... sparsi un po’ in tutto il corpo. Si nutre di granchi, gamberetti, molluschi, altri cefalopodi, e piccoli pesci, che cattura con impeccabili agguati sul fondo, utilizzando i suoi tentacoli muniti di doppio ordine di ventose per ghermirli. La sua bocca è dotata di un possente becco corneo, con cui riesce ad aprire il guscio dei molluschi bivalvi di cui è ghiotto. Spesso è proprio questa sua abitudine alimentare a tradire il suo nascondiglio, poiché il polpo sovente lascia i gusci delle sue prede proprio davanti alla tana. Generalmente il polpo si “costruisce” un nascondiglio in grado di proteggerlo dall’attacco dei molti pesci che gradiscono le sue carni gustose: murene, gronghi, cernie e dentici.
La tana può essere un buco o una spaccatura presente nella roccia, oppure può essere scavata direttamente nel fango o nella sabbia, di solito sotto ad un sasso. Questo mollusco è poi solito sigillare l’imboccatura del suo rifugio con una serie di sassi e ciottoli accatastati: normalmente, quando non è in caccia, se ne sta affacciato all’ingresso, pronto a ritrarsi nella tana al minimo cenno di pericolo, trascinandosi dietro con i tentacoli qualche ciottolo in modo da proteggersi dai denti dei predatori.

Questo suo movimento è in grado di stimolare la curiosità di predatori come il dentice.
In caso di attacco da parte di un predatore, il polpo è addirittura disposto a sacrificare uno o due tentacoli pur di salvarsi la vita, con un comportamento simile a quello di alcune lucertole, che lasciano all’aggressore la propria coda per poi fuggire. Come per i rettili la coda perduta è destinata a ricrescere, così avviene per il polpo: i tentacoli strappati ricresceranno. Altre volte lo troveremo completamente nascosto, murato all’interno della tana, tanto che anche solo per poterlo vedere saremo costretti a togliere qualcuno dei ciottoli che ostruiscono l’imboccatura a formare una sorta di “muro a secco” eseguito con rara maestria.
Generalmente, il polpo predilige le zone di confine tra roccia (o grotto) e fango o sabbia, possibilmente quelle in cui vi è presenza di piccoli sassi e ciottoli necessari alla realizzazione della sua tana.
In posti del genere il cefalopode ha l’opportunità di reperire sia molluschi bivalvi, con scorribande nel fango o nella sabbia, sia crostacei, piccoli pesci e cefalopodi, che può predare con agguati nella scogliera. Tra le sue prede più comuni troviamo la polpessa (octopus macropus), che non è la femmina del polpo ma un diverso cefalopode dalle abitudini notturne, avente dimensioni decisamente inferiori e caratterizzato da una livrea rossiccia punteggiata di bianco.