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La confluenza della Stura di Lanzo nel Po, vista dalla cupola della Basilica di Superga a Torino
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La confluenza della Stura di Lanzo nel Po, vista dalla cupola della Basilica di Superga a Torino

Luglio 2006

Il Sistema delle Aree protette della Fascia fluviale del Po, istituito dalla Regione Piemonte: un'esperienza da trasferire a scala di Bacino del Po e a scala nazionale

(Documento dell'Assessorato all'Ambiente e alle Aree protette della Regione Piemonte, redatto di intesa con i 3 Enti di gestione del Parco fluviale del Po piemontese e presentato alla VIII Commissione Parlamentare della Camera dei Deputati in trasferta ad Alessandria il 24 luglio 2006).

A partire dalla seconda metà degli anni '80 la Regione Piemonte aveva inserito nel quadro della programmazione e della pianificazione regionale un progetto volto a promuovere iniziative di riqualificazione del fiume Po e del territorio che lo costeggia, riguardante tutto il tratto piemontese, dalle sorgenti al confine con la Lombardia.
Le fasi di discussione, di confronto e di studio, sviluppate nell'ambito del Progetto Territoriale Operativo "Tutela e valorizzazione delle risorse ambientali del Po" (PTO-Po), portarono in sequenza alla formale istituzione del Sistema delle Aree protette della Fascia fluviale del Po (nel 1990, comunemente noto come Parco Fluviale del Po) e all'approvazione dei due strumenti di pianificazione territoriale, urbanistica e ambientale (nel 1995): il Piano d'Area (riferito al Sistema di Aree protette) e il PTO-Po (riferito a un intorno più vasto).

Un programma vasto che comprende 82 comuni e quattro province e che si articola in aree a protezione speciale (Riserve naturali ed Aree attrezzate) collegate da una Zona di salvaguardia che funge da raccordo e conferisce omogeneità al Sistema. Un territorio di circa 35.000 km2 che si sviluppa lungo 235 km e che comprende numerosi Siti di Importanza Comunitaria (SIC) e Zone di Protezione Speciale (ZPS).

Tre sono gli enti di gestione che ne seguono l'attività operativa (uno per il tratto cuneese, uno per il tratto torinese e uno per il tratto vercellese/alessandrino) con circa 40 unità di personale impegnato complessivamente.


Le cose fatte

Gli Enti-Parco hanno sviluppato azioni diversificate, ciascuno in ragione delle peculiarità del proprio ambito di riferimento, pur muovendosi in un quadro unitario:

  1. mettendo in pratica le finalità istitutive e gestendo lo strumento di pianificazione, che dialoga fattivamente con i comuni e il livello locale;
  2. sviluppando progetti di riqualificazione ambientale e di recupero di aree degradate;
  3. diffondendo la cultura di un'attenta gestione del tema della regimazione idraulica, non vista per segmenti separati ma da affrontarsi in una visione a scala di bacino;
  4. sviluppando progetti e promuovendo iniziative eco-compatibili, concernenti la certificazione ambientale, la diffusione di buone pratiche e di informazioni per facilitarne l'applicazione, nonché il coordinamento di Programmi integrati per lo sviluppo locale sostenibile;
  5. fornendo sostegno nel campo dell'educazione ambientale con migliaia di ragazzi accompagnati a conoscere le bellezze naturali, paesaggistiche, culturali e storiche del fiume Po, unitamente alle attività tradizionali di un contesto agro-ambientale che conserva alcuni elementi di assoluto rilievo, connessi all'economia rurale;
  6. costruendo reti di relazione con altri Enti pubblici, con l'Autorità di Bacino, con l'AIPO, con Istituti di ricerca e avviando numerose attività di conoscenza;
  7. promuovendo attività turistiche e manifestazioni per riavvicinare i cittadini al fiume;
  8. sviluppando attività di controllo e vigilanza per la repressione delle attività illecite

Quanto resta da fare

Tanto lavoro è stato fatto, ma oggi esiste la necessità di mettere a sistema tale impegno, condiviso anche con la Consulta delle Province rivierasche del Po e con l'Autorità di Bacino, ponendo il Sistema Po come valore a scala nazionale.

L'affacciarsi della stagione dei fondi strutturali europei 2007-2013 è l'occasione, fra le altre, per portare una serie di progetti finalizzati a trasformare un territorio di grande fascino paesaggistico, di elevato valore naturalistico, di forte potenzialità turistica oltre che di strategico interesse per uno sviluppo socio-economico sostenibile rispetto alle risorse disponibili, a un livello di attenzione nazionale.

Nell'ambito del Sistema Po si rende necessario mantenere e consolidare il ruolo di riferimento dell'Autorità di Bacino, così da consentire il superamento dei limiti imposti dai rigidi confini amministrativi e quindi favorire l'attuazione della Direttiva Quadro sulle Acque 2000/60/CEE, per poter realizzare in modo strategico e coordinato le azioni per le quali gli Enti-Parco rappresentano l'ideale anello di congiunzione fra la teoria e la pratica:

  1. Un piano per gli interventi volti al recupero del degrado diffuso e dei siti con forti passività ambientali.
  2. Il compimento degli obiettivi di tutela della qualità e della quantità della risorsa idrica del bacino del Po, per le parti di competenza.
  3. Un progetto per la tutela delle aree pubbliche e l'acquisizione della gestione dei terreni demaniali, finalizzato alla riqualificazione di ampi spazi golenali, con la realizzazione di nuove aree forestate (finanziate coi proventi della "carbon tax", ai sensi del Protocollo di Kyoto) e l'avvio di interventi manutentivi e di ripristino in senso naturalistico della vegetazione riparia.
  4. Un programma per la fruizione turistica "dolce" (o eco-compatibile) del fiume Po, comprendente la realizzazione di reti e di punti di sosta per la mobilità escursionistica "a bassa velocità" (pedonale, ciclabile, equestre, nautica). A tale proposito assume particolare significato la realizzazione di un itinerario continuo che si sviluppi lungo le rive del Po, appoggiato a tracciati già esistenti da completare, adeguare e integrare. Questo percorso dovrebbe coinvolgere prioritariamente le sommità degli argini demaniali e quindi prevedere interventi da mettere a punto in sintonia con l'AIPO.
  5. Un piano direttore per la creazione di un prodotto turistico del Fiume Po e di marche territoriali per la promozione del territorio, connessi a programmi di governance locale.

Le azioni strategiche descritte andranno a comporre un'ideale Agenda del Sistema Po, che si pone in coerenza sia con il Quadro strategico nazionale che con i Documenti strategici regionali.

Per poter realizzare queste azioni chiediamo al Parlamento di sostenere le strutture e le professionalità dei Parchi, che hanno dimostrato di essere laboratori di buone pratiche e facilitatori locali di sviluppo sostenibile, riservando loro attenzioni analoghe a quelle garantite agli istituti di ricerca: anche i Parchi lo sono, nel campo della ricerca applicata sul territorio, e rappresentano una parte fondamentale del nostro futuro.






Fascia fluviale del Po - tratto cuneese (Pian del Re - Casalgrasso)

Il Sistema delle Aree Protette della fascia fluviale del Po

Fascia fluviale del Po - tratto cuneese (Pian del Re - Casalgrasso)
In soli undici chilometri il Po percorre i 700 metri di dislivello che separano le sue sorgenti da Paesana, "capoluogo" della valle. A partire dalle sorgenti, la vegetazione è ricca e differenziata, mentre a partire da Crissolo il corso del fiume inizia ad essere accompagnato da altofusti; scendendo verso il piano si incontrano man mano specie diverse, passando gradualmente dalle conifere alle latifoglie, ed incontrando essenze tipo larici, betulle, faggi, castagni, robusti cespugli di salici o di ontano nero.

  • Dati
    - Superficie: 7.709 ettari
    - Altitudine: 250 - 3.841 metri
    - Ambiente: montagna, pianura
    - Comuni territorialmente interessati: 20

Fascia fluviale del Po - tratto torinese (Casalgrasso - Crescentino) Fascia fluviale del Po - tratto torinese (Casalgrasso - Crescentino)
Il territorio di un fiume che attraversa grandi centri urbani è molto lontano dallo stereotipo del "Parco Naturale" che ci rimanda ai grandi boschi, alle bianche cime, ai branchi di animali selvatici. La sua istituzione ad area protetta nasce dalla volontà di migliorare un ambiente afflitto dall'urbanizzazione selvaggia, dalla cementificazione delle sponde, dall'inquinamento idrico, dai dissesti legati alle attività estrattive. I fiumi dell'area torinese sono però anche i luoghi della natura, di paesaggi fluviali emozionanti, corridoi per la migrazione dell'avifauna, dove restano ancora le testimonianze della storia che ha legato l'uomo al fiume. Per garantire che questo patrimonio non venga disperso è nato il Parco del Po.
Il tratto torinese del Po si estende, comprendendo porzioni di Sangone, Stura di Lanzo e Dora Baltea, attraverso 3 Province, Cuneo, Torino e Vercelli, e 35 Comuni. Le sue aree protette, Riserve Naturali Speciali ed Aree Attrezzate, sono dodici.
  • Dati
    - Superficie: 14.035 ettari
    - Altitudine: 151 - 250 metri
    - Ambiente: pianura
    - Comuni territorialmente interessati: 35

Fascia fluviale del Po - tratto vercellese e alessandrino (Crescentino - Confine lombardo) Fascia fluviale del Po - tratto vercellese e alessandrino (Crescentino - Confine lombardo)
Il Parco del Po prende origine dalla Riserva Naturale della Garzaia di Valenza, prima piccola area protetta piemontese istituita lungo il Po nel lontano 1979 per tutelare una lanca fluviale di grande importanza naturalistica.
In questo tratto il Po assume la veste del grande fiume; di lì il suo fluire è scandito da anse sinuose e mutevoli isoloni, isole cespugliose, ampi ghiareti, vaste lanche e boschi di salici, ontani e querce. Nei luoghi più intatti si ha ancora l'emozione della scoperta dell'antico paesaggio, oggi tutelato in Riserve Naturali. Questi ambienti così diversificati creano le condizioni ottimali per la vita di molti animali.
Nel territorio del Parco e nelle zone limitrofe è localizzata una delle aree più importanti a livello europeo per gli aironi. Cenerini, garzette e nitticore sono facilmente osservabili e nidificano in colonie numerosissime. Nei greti trovano condizioni ideali la sterna comune e il fraticello, che qui formano le più consistenti colonie europee lontane dalle coste, e l'occhione, specie in forte riduzione in tutta Europa a causa della progressiva artificializzazione dei corsi d'acqua.
Sui bracci secondari del fiume, dove le acque scorrono lente, sono cospicue le popolazioni di anatre selvatiche, tra cui prevalgono germani reali e alzavole.
  • Dati
    - Superficie: 13.944 ettari
    - Altitudine: 65 - 370 metri
    - Ambiente: pianura e collina
    - Comuni territorialmente interessati: 23