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| Parchi a rischio: i tagli previsti nel disegno di legge n. 112 comporterebbero ripercussioni pesanti sulla tutela della natura. La posizione di A.I.D.A.P. (Associazione Italiana Direttori e funzionari Aree Protette)25 Luglio 2008Il disegno di legge n. 112 del 25 giugno 2008 (Disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria), contiene una serie di norme che, in caso di conversione in legge nell'attuale versione, comporterebbero pesantissime ripercussioni sul funzionamento dei parchi nazionali italiani.
La legge quadro sulle aree protette, la n. 394 del 1991, sebbene non attuata integralmente, ha reso possibile la creazione di una rete di parchi nazionali costituita da 23 enti. Enti che rappresentano un esempio di funzionamento della pubblica amministrazione, nonostante la cronica mancanza di personale e fondi. Insieme alle altre aree protette italiane (parchi regionali, parchi provinciali, altre aree protette), hanno permesso infatti la salvaguardia di circa 57.000 specie animali, pari ad un terzo di quelle europee, e 5.600 specie floristiche, pari al 50% di quelle europee. Le aree protette forniscono anche un notevole contributo allo sviluppo locale. Hanno il loro territorio ricompreso in un Parco il 78,4% delle Comunità Montane e il 33% dei Comuni, fra cui il 68% sotto la soglia dei 5000 abitanti. Oltre mille i Centri Visita realizzati, con un'affluenza di visitatori che sfiora i 30 milioni di persone all'anno ed un giro d'affari per i Comuni stimato in 1,5 miliardi di euro, in gran parte a favore di aree depresse o marginali. A fronte di tali ricchezze le strutture degli Enti attendono da anni un loro consolidamento, senza immaginare pesanti aumenti di personale o di risorse, ma solamente la possibilità di essere dotate di una adeguata struttura che permetta di perseguire le finalità di conservazione nell'ottica delle convenzioni internazionali e delle direttive comunitarie in materia. Chi immagina i parchi nazionali come strutture ampiamente consolidate e dotate in particolare di forti apparati tecnici sbaglia e i tagli che si profilano rischiano di toccare non già strutture da semplificare, ma strutture fragili che queste azioni pongono a definitivo rischio.
Diversi articoli del disegno di legge n. 112 minano il funzionamento dei parchi nazionali, già soggetti negli ultimi anni a tagli di fondi e personale. Il più eclatante è l'art. 74, che stabilisce fra le altre cose, la rideterminazione delle dotazioni organiche del personale non dirigenziale, apportando una riduzione non inferiore al dieci per cento della spesa complessiva relativa al numero dei posti di organico di tale personale, da attuarsi entro il 31 ottobre. Ciò potrebbe significare un colpo definitivo al funzionamento degli Enti parco, facendo venire meno la progettualità e gli interventi sul territorio con ripercussioni proprio sulle comunità locali. Il disegno di legge deve essere convertito in legge entro il 24 agosto, ma è ragionevole ipotizzare che lo sarà prima della pausa estiva dei lavori parlamentari, ovvero nelle prossime settimane. Non servono grandi numeri, né grandi risorse, basterebbe poco per garantire la sopravvivenza e maggiore incisività delle aree protette.
Si auspica che il mondo politico si renda conto degli effetti della norma e vi ponga rimedio, pena il non funzionamento degli Enti parco nazionali, a scapito del mantenimento dell'eccellenza ambientale, naturalistica e paesaggistica del nostro Paese. I Parchi nazionali attendono risposte da anni e il Governo speriamo saprà valorizzare un comparto dove prevale in modo significativo l'impegno e la dedizione di strutture appassionate al loro lavoro di difesa dei nostri valori naturali e paesaggistici.
Se i parchi piangono, le Aree Marine Protette, sull'orlo del baratro che in Italia da sole rappresentano il 25% di tutte le Aree Marine Protette del Mediterraneo, non ridono affatto. Le 28 AMP istituite già fortemente penalizzate dalla finanziaria del precedente governo Prodi che, inspiegabilmente, a fronte di un numero pressoché raddoppiato di Aree, si sono viste ridurre del 50% gli apporti finanziari già insufficienti, rischiano veramente di scomparire.
Gli articoli n. 46 e 49 del disegno di legge n. 112 aggravano la posizione. Le previsioni infatti sono quelle qui ricordate: "[…] Non è possibile ricorrere alla somministrazione di lavoro per l'esercizio di funzioni direttive e dirigenziali […]. Al fine di evitare abusi nell'utilizzo del lavoro flessibile, le amministrazioni, nell'ambito delle rispettive procedure, rispettano principi di imparzialità e trasparenza e non possono ricorrere all'utilizzo del medesimo lavoratore con più tipologie contrattuali per periodi di servizio superiori al triennio nell'arco dell'ultimo quinquennio […]". Di fatto il 100% degli attuali direttori delle Aree Marine Protette, fondamentali per il funzionamento degli enti gestori e tutti gli operatori impegnati, perderebbero il lavoro, vanificando irrimediabilmente anni di duro e proficuo lavoro, nonché l'esperienza acquisita, fattori che costituiscono indispensabili elementi per assicurare la sopravvivenza all'intero sistema. Questi sono solamente alcune delle emergenze di cui sicuramente la sensibilità dell'attuale ministro On. Stefania Prestigiacomo saprà farsi carico ascoltando l'allarme che viene dal mondo dei parchi. In caso contrario, il fiore all'occhiello, come è stato definito il sistema delle Aree Marine Protette italiane, anni di faticoso impegno e con risultati entusiasmanti in termini di ripopolamento e sviluppo sostenibile, sarà di fatto irrimediabilmente perduto.
15 luglio 2008, dr. Ippolito Ostellino Torna all'archivio |