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| Il Parco del Po approva il piano di controllo e abbattimento dei cinghiali per il 200924 Ottobre 2008Con la deliberazione n. 71 del 17 luglio 2008 la Giunta esecutiva dell'Ente di gestione del Parco del Po Torinese ha approvato il "Piano di gestione e controllo del cinghiale 2008 - 2009".
Copia del "Piano di gestione e controllo del cinghiale 2008 – 2009" è stata inviata alla Regione Piemonte per la sua approvazione e alle amministrazioni provinciali di Torino, Cuneo e Vercelli, affinchè il piano del Parco del Po sia recepito nei piani venatori delle Province, con i quali è coordinato.
Il piano ha durata annuale (è valido fino al 30 giugno 2009) e coinvolge i seguenti bacini faunistici:
Sebbene ci si trovi all'interno di una area protetta regionale, l'abbattimento dei cinghiali è consentito dall'articolo 22, comma 6 della legge n. 394 del 1991 ("Legge quadro sulle Aree Protette"), la quale stabilisce che "Nei parchi naturali regionali e nelle riserve naturali regionali l'attività venatoria è vietata, salvo eventuali prelievi faunistici ed abbattimenti selettivi necessari per ricomporre squilibri ecologici. Detti prelievi ed abbattimenti devono avvenire in conformità al regolamento del parco o, qualora non esista, alle direttive regionali per iniziativa e sotto la diretta responsabilità e sorveglianza dell'organismo di gestione del parco e devono essere attuati dal personale da esso dipendente o da persone da esso autorizzate".
Nel territorio del Parco del Po Torinese le aree in cui la presenza abbondante del cinghiale crea problemi sono tre.
A) l'area a monte di Torino, nei comuni di Casalgrasso, Carmagnola, Lombriasco, Carignano, dove si trovano le Aree Protette della Riserva naturale speciale della confluenza del Maira, della Riserva naturale speciale della Lanca di San Michele e dell'Area attrezzata dell'Oasi del Po Morto. In quest'area si alternano periodi di assenza totale dei cinghiali a improvvise ricomparse di compagnie numerose con soggetti spesso coetanei e troppo confidenti con l'uomo, il che fa fortemente sospettare immissioni clandestine da parte dell'uomo per scopi venatori a ciclo breve. In questo caso gli interventi dell'Ente Parco devono essere immediati e persistenti al fine di scoraggiare questi comportamenti dei cacciatori. Il periodo in cui gli animali compaiono è quasi sempre aprile, quando il risveglio della vegetazione impedisce di incidere in modo determinante sul numero degli animali presenti. I cinghiali che saranno rimasti nella zona in cui erano stati immessi in primavera, cioè i cinghiali che non sono emigrati altrove, saranno poi uccisi quasi completamente (o completamente) dai cacciatori nella stagione di caccia autunnale successiva. Nel successivo periodo primaverile si risconterà una immissione di nuovi soggetti, che andranno a compiere lo stesso ciclo dell'anno precedente (immissione in primavera da parte dell'uomo e successiva cattura da parte dei cacciatori nel periodo autunnale). Le cifre di questo fenomeno ammontano a 30 cinghiali abbattuti all'anno, di cui 10 catturati e uccisi durante gli interventi di abbattimento attuati dall'Ente Parco e 20 dai cacciatori durante la stagione venatoria. Nell'ultima stagione venatoria (autunno 2007), nel tratto di parco da Casalgrasso a Carignano risulterebbe abbattuta dai cacciatori la quasi totalità dei cinghiali (circa 20), visto che parecchi sopralluoghi, effettuati dai selecontrollori e dal responsabile per il controllo del cinghiale del Parco del Po, hanno dato esito negativo. Invece a metà aprile alcuni agricoltori della zona della confluenza del Maira hanno segnalato al Parco la comparsa improvvisa di numerose tracce di cinghiali nei campi appena seminati a mais. Lamentele sulla presenza del cinghiale sono giunte ai respnsabili dell'Ente Parco anche da luoghi fuori dal Parco, nei Comuni di Casalgrasso, Polonghera, Faule e Racconigi. In effetti i controlli immediatamente effettuati dopo le segnalazioni hanno confermato la comparsa di 15 - 20 animali nuovi, dei quali 3 sono stati abbattuti in appostamento nonostante lo sviluppo della vegetazione ostacolasse già notevolmente la visibilità. Da segnalare anche la presenza di un nucleo di caprioli di pochi individui che con alterne fortune è però sempre presente in questo comprensorio.
B) Un'altra zona critica per i danni all'agricoltura (e gli incidenti stradali) provocati dai cinghiali si trova a valle di Chivasso, nella zona della confluenza della Dora Baltea e corrispondente alla Riserva Naturale Speciale del Baraccone (1567 ettari). Qui le dimensioni e l'andamento della criticità costituita dalla presenza del cinghiale sono ben evidenziati dai dati forniti dall'Osservatorio Faunistico Regionale, il quale ha comunicato che gli importi pagati per danni all'interno della Riserva del Baraccone sono i seguenti:
77.000 Euro nel 2004 75.000 Euro nel 2005 30.000 Euro nel 2006
Siamo dunque senza dubbio in presenza di una diminuzione della popolazione del cinghiale.
Oltre ai dati relativi ai danni, l'andamento in regresso della popolazione di cinghiale si può evincere anche dall'analisi degli abbattimenti effettuati non solo nel Parco ma anche sulle colline e nell'Azienda Faunistico-Venatoria limitrofa: quella di cinghiale è una popolazione sicuramente numerosa, che però subisce forti fluttuazioni numeriche dovute ai prelievi effettuati dall'Ente Parco (progressivamente scesi dai 73 del 2005, ai 68 del 2006, ai 64 del 2007 ed ai 46 del 2008), dall'Azienda Faunistico-Venatoria "L'Isola" (circa 70-80 abbattimenti all'anno), e dalle 2 squadre dell 'ATC TO5 (complessivamente 50-70 capi uccisi), le quali cacciano il cinghiale sulle colline prospicienti, separate dalla Riserva del Baraccone da una fascia di pianura coltivata, dove si concentrano i danni degli animali che scendono dalla collina o che escono dalla Riserva. Sommando questi dati si registra dunque un prelievo complessivo sulla popolazione di cinghiale di circa 200 capi all'anno. Considerando ulteriori perdite "fisiologiche" attribuibili a bracconaggio e soprattutto a mortalità successiva a ferite da arma da fuoco e anche da incidenti stradali, si arriva ad una stima attendibile di 250 cinghiali uccisi ogni anno nella zona del Baraccone (comuni di Verrua, Crescentino, Brusasco, Cavagnolo, Monteu, Verolengo, Lauriano, San Sebastiano, Brozolo).
La bibliografia scientifica indica che, in condizioni normali, la popolazione di cinghiale raddoppia in un anno (incremento del 100%) e che in condizioni di grande disponibilità di cibo si arriva addirittura ad incrementi che sfiorano il 200%. Limitandoci all'analisi dei dati relativi agli abbattimenti eseguiti nel Parco, si nota che essi interessano al 50 % i due sessi, ma che il numero di feti rinvenuti dentro le femmine gravide abbattute equivale al numero totale di animali abbattuti per cui si può teorizzare che, nel caso della Riserva del Baraccone, in assenza di interventi di abbattimento, la popolazione di cinghiale potrebbe tranquillamente raddoppiare ogni anno.
Gli incidenti stradali che si verificano regolarmente evidenziano che un po' in tutto l'anno ci sono migrazioni di animali tra la collina e il Po. Soprattutto nel periodo di apertura della caccia il disturbo generato dai cani in braccata spinge intere compagnie di cinghiali ad abbandonare i freschi boschi della collina, ancorché ricchi di castagne e ghiande, per scendere al piano, attraversare la ex Strada Statale della Val Cerrina e la piana coltivata, per rifugiarsi nei boschi ripariali del Po, dai quali i cinghiali, recuperata la tranquillità, escono per alimentarsi nelle stoppie del mais o ancora, riattraversando la strada, ritornano nei boschi della collina. Alla fine della stagione venatoria, nei boschi della collina, attraversati per due mesi tre volte alla settimana da cacciatori e cani, rimangono pochi animali, mentre sulle sponde del Po e sull'Isolone si trovano molti esemplari. Gli interventi effettuati a gennaio-febbraio dall'Ente Parco, utilizzando i Selecontrollori e le "girate" mirano dunque a prelevare animali sui margini della Riserva in modo da non creare un effetto "centrifugo" sulle compagnie di cinghiali, che d'altronde, poco disturbate da questi interventi piccoli e localizzati, tendono a spostarsi sull'isola piuttosto che uscire nelle campagne nude e spoglie. Con girate e appostamenti serali si arriva a prelevare ogni anno entro marzo 30-40 animali di cui circa metà sono femmine gravide o allattanti. In quest'ultimo caso si cerca di tornare il giorno successivo per catturare anche i piccoli prima che si aggreghino ad altre cucciolate, il che avviene molto facilmente.
A fine marzo la quantità di cinghiali appare decisamente sotto controllo, tale da consentire la ripresa dei lavori agricoli e la semina del mais in tutta tranquillità e serenità. Tuttavia proprio in questo momento la situazione precipita: le chiamate e le segnalazioni di danni da parte degli agricoltori si moltiplicano, così come le tracce delle compagnie di cinghiali che scorrazzano nottetempo sui campi appena seminati. Gli appostamenti notturni dei selecontrollori del Parco del Po consentono di abbattere tutte le sere nuovi capi. Da dove provengono tutti questi nuovi cinghiali? Dalla collina. Questa esplosione demografica in primavera si è ripetuta puntualmente negli utlimi tre anni. Prevedendola, si è insistito molto negli interventi di fine inverno negli ultimi due anni per contrastarla, ma con scarso successo.
C) La terza zona critica per la presenza del cinghiale si ha nel tratto del Po compreso tra il ponte di Castiglione Torinese e il ponte di Chivasso. Sulla sponda destra del Po la ex strada statale della Val Cerrina separa la stretta fascia fluviale, coltivata a cereali, dai boschi della collina torinese. Qui si riscontra pertanto la stessa situazione ambientale della Riserva del Baraccone. Però qui gli spazi sono più ristretti e quindi il rischio di incidenti stradali provocati da attraversamenti di cinghiali è più alto. Anche i danni alle colture sono notevoli ma le richieste di risarcimento sono indirizzate tutte all'ATC TO 5 perché qui non ci sono Riserve del Parco del Po. Anche in questa zona la Provincia di Torino ha coordinato con successo interventi su grosse compagnie di cinghiali.
Riguardo le tecniche usate per abbattere i cinghiali, il piano approvato dall'Ente Parco prevede sia le battute di caccia con cane limiere, sia la caccia da appostamento, sia l'uso di gabbie e recinti di cattura. Riguardo il periodo, il piano approvato dal Parco prevede di preferire gli abbattimenti nei mesi di novembre e dicembre, per corrispondere alle aspettative del macello che ha più facilità di smercio delle carni prima delle festività natalizie, anche se è più ridotta la disponibilità dei Selecontrollori, già impegnati a cacciare altrove. Saranno inoltre privilegiati gli abbattimenti di femmine gravide adulte, portatrici di un maggior numero di feti, prima della stagione dei parti (da gennaio in poi). I capi non idonei alla macellazione alimentare saranno smaltiti secondo la legge, oppure donati a istituti universitari o equivalenti per fini di ricerca scientifica oppure destinati all'imbalsamazione per fini didattici.
Il piano approvato dal Parco stabilisce anche che i cinghiali potranno essere abbattuti soltanto dai guardiaparco dell'Ente, dai "selecontrollori" iscritti nell'albo regionale dei selecontrollori, previa autorizzazione del Parco del Po, da personale delle Province interessate e dai conduttori di cane limiere iscritti nel relativo albo regionale con il cane anch'esso iscritto nel relativo albo regionale.
Per la prevenzione dei danni l'Ente Parco mette a disposizione tre sistemi di recinzioni elettrificate, che vengono dati in comodato d'uso agli agricoltori che segnalano danni alle semine primaverili del mais, con precedenza ai terreni situati all'interno delle riserve del parco. Nella primavera 2007 il responsabile del Parco del Po per la gestione del cinghiale posizionò personalmente dei recinti su una grossa estensione seminata a mais dentro la tenuta Baraccone in comune di Verrua Savoia, salvando dai danni le colture. Nella primavera 2008 invece il montaggio e la gestione del recinto sono stati affidati all'agricoltore, con pessimi risultati e richiesta di risarcimento danni provocati dai cinghiali. Per la primavera del 2009 il Parco cercherà di arrivare ad un accordo con gli agricoltori di Brusasco affinché sia installato uno sbarramento con reti leggere tipo cantiere edile tra boschi e campi, abbinato a distribuzione a spaglio di mais nel sottobosco in modo da distogliere temporaneamente i cinghiali dalle colture per trattenerli alla ricerca del mais sparso.
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