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L'attività venatoria nel Parco del Po Torinese dal 2001 al 2008. Alcune considerazioni generali

04 Giugno 2009

Il Parco del Po è una delle poche aree protette regionali dotata di una vasta area classificata come zona di salvaguardia, dove l'attività venatoria è consentita. Proporre un primo bilancio su una attività, come quella venatoria, sulla quale con il proprio servizio di vigilanza l'ente svolge attività di controllo, può essere utile per valutare come si sta evolvendo la caccia a livello locale, in particolare sulla base dei dati raccolti dai guardiaparco dal 2001 al 2008.

Così come a livello nazionale, anche nella pianura del torinese il numero di cacciatori è in costante calo: dal 2001 ad oggi tutti gli Ambiti Territoriali di Caccia (A.T.C.) hanno registrato una diminuzione di iscritti, passando dai circa 4300 del 2001 ai 3100 del 2008. Qquesti dati sono parziali, ma sono comunque significativi del trend e sono stati forniti direttamente dagli A.T.C. coincidenti con l'area protetta del Parco del Po Torinese, e cioè, per precisione, gli A.T.C. TO1, TO2, TO3, TO4.  L'ATC TO5 non ha trasmesso all'Ente Parco alcun dato.
In questi 8 anni i guardiaparco hanno effettuato 241 uscite, controllando i documenti di 1188 cacciatori e rilevando 97 sanzioni, per un valore di 15.399 Euro.

I dati in nostro possesso confermato questo trend di riduzione della pressione venatoria, in quanto anche il numero di cacciatori che frequentano le sponde del Po e dei suoi affluenti è nettamente diminuito negli ultimi 3-4 anni. Il rapporto fra uscite di vigilanza effettuate dai guardiaparco e cacciatori controllati è passato infatti da 9,7 nel 2001 a 1,9 nel 2008.

Riguardo le sanzioni, queste se hanno avuto un trend al ribasso nei primi anni di controlli sistematici, passando dalle 20 sanzioni nel 2001 alle 5 sanzioni nel 2004, sono poi rimaste stabili, con circa 8-12 sanzioni all'anno, con una aumento nel 2007, quando sono state irrogate 21 sanzioni.  La tipologia di sanzione più comune è l'omessa segnatura di animali sul carniere (27 sanzioni in totale), soprattutto nei primo anno di controlli (14) per poi stabilizzarsi intorno alle 1-3 sanzioni all'anno. La seconda tipologia di sanzioni più comuni è la mancata raccolta del bossolo (17 sanzioni in totale). Ultima tipologia di sanzione più comune è il non rispetto delle distanze di sparo da strade e ferrovie (13 sanzioni in totale), le quali, se sommate al non rispetto della distanza da macchine operatrici e al non rispetto della distanza da aree in cui la caccia è vietata, si arriva a 18 sanzioni.

Nel corso degli anni molte sono state le denunce penali contro cacciatori sporte per violazioni delle leggi sulla caccia: 6 denunce per caccia a specie protette, 3 per caccia senza avere rispettato le prescrizioni sull'uso degli occhiali,  1 per caccia da automobile, 1 per uso di richiami non consentiti. Le altre denunce per reati a danno della fauna, ma non perpetrate non da cacciatori, sono state: 5 per bracconaggio, 1 per porto abusivo d'armi, 1 per caccia senza licenza, 1 per detenzione di fauna protetta.

Sulla base di questi dati è possibile effettuare alcune considerazioni. L'ormai basso numero delle sanzioni irrogate annualmente denota un sostanziale rispetto delle norme, mentre colpisce la tipologia delle norme più violate. Troppi infatti sono ancora i casi di non rispetto delle norme sulle distanze da tenere per l'esercizio venatorio da strade, ferrovie, case o macchine operatrici. Come è possibile che non ci si renda conto della pericolosità di tali comportamenti? Si deve aspettare qualche vittima, come a volte succede nel nostro paese, dove per rispettare le norme si devono attendere fatti tragici? Basti segnalare che, in un caso, i guardiaparco hanno fermato un cacciatore che cacciava troppo vicino alle case, talmente ubriaco da cadere a terra. Per fortuna la questura gli ha revocato la possibilità di detenere armi. Se a queste tipologie si aggiunge il non rispetto della prescrizione di uso degli occhiali e di divieto di caccia dall'auto, si evidenzia un grave fenomeno che denota come il cacciare in sicurezza, per la vita altrui e propria, non sia ancora un concetto chiaro a tutti. Più o meno, purtroppo, come succede sulle strade o nel mondo del lavoro.

La non raccolta dei bossoli rappresenta invece una infrazione che risulta difficile da rilevare se non a seguito di verifica visiva diretta, ed è molto più comune di quanto i dati rilevino. E' sufficiente fare un giro nei territori di caccia per trovare spesso numerosi bossoli esplosi. Non si sta parlando di aree in mezzo a vegetazione molto fitta, nella quale la ricerca del bossolo risulta obiettivamente difficoltosa, bensì, nella maggioranza dei casi, di aree aperte e libere, dove basterebbe un poco più di senso civico e di buona volontà.
Ultima nota sono le 6 denunce penali per avere sparato a specie animale protetta. E' possibile che si confonda un airone bianco con una specie cacciabile? E' possibile che si spari metodicamente a tutto ciò che si alza dai cespugli? E' possibile che si debba tramutare la caccia in una gara al massacro, nella quale l'importante è abbattere animali?

In conclusione, si rileva sia che esiste una maggioranza di cacciatori che rispetta le norme, sia che, purtroppo esiste anche una minoranza che inquina l'immagine di una categoria, la quale ha anch'essa la responsabilità di far rispettare la fauna, la sicurezza e la buona educazione.




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