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Terremoto in Abruzzo: "Un'estate con i parchi piemontesi" cronaca in prima persona di una emozione

24 Settembre 2009

Alla fine di luglio si è concluso il progetto "Un estate con i parchi piemontesi". 32 persone fra i colleghi guardiaparco, guide del parco e volontari si sono alternati in turni di una settimana, per realizzare un progetto didattico-ambientale sviluppato da metà giugno a fine luglio, per un totale di 7 settimane, con circa 60 ragazzi dai 6 ai 17 anni iscritti alle attività estive del comune di Barisciano, più una ventina di bambini del campo terremotati di Pagliara di Sassa, in 2 settimane a luglio.

 

Potrei raccontare di giornate passate a fare un poco da cerbero a ragazzi agitati, della scoperta della natura attraverso storie, osservazioni, ricerche, dell'abitudine alla manualità, acquisita attraverso la costruzione di castelli, di girandole, di aquiloni e di marionette, delle uscite stupendamente organizzate dal Parco del Gran Sasso e Monti della Laga, dei necessari momenti di svago e sport, quali gite in montagna, gare in mountain bike, tiro alla fune, corsi di arti marziali e di autodifesa, una specie di baseball incrociato con la palla prigioniera, (chissà che prima o poi non diventi uno sport olimpico), attività che gli enti parco sanno fare e che fanno da anni.

Certamente complicazioni, dovute alla situazione "strana", ne abbiamo vissute: i gruppi di lavoro formati, a volte da colleghi di parchi che mai avevano lavorato insieme, la non conoscenza dei ragazzi, il non sapere prima (nonostante le riunioni e le informazioni che ogni gruppo si scambiava) in quale ambiente ci si sarebbe trovati a lavorare e con quali materiali.

Bello e redditizio è stato il rapporto con le altre associazioni, come Caritas e Psicologi per i Popoli , che ci hanno sempre dato aiuto per fare le attività con i ragazzi, per aiutarci a gestire alcuni casi più difficili. Ricordo le riunioni continue per fare funzionare al meglio tutto il progetto, fra di noi, con le associazioni, con le istituzioni, con il capo campo e con gli altri gruppi di volontari. La disponibilità degli Alpini addetti alla cucina, che nonostante i turni dalle 6 del mattino alle 22 erano sempre pronti a rispondere ad ogni nostra esigenza.

Insomma un esperienza dal punto di vista lavorativo estremamente arricchente, interessante e che ci ha obbligati a metterci in discussione ed a volte anche a "reinventarci".

A tutto questo si assommano i ricordi della mia personale esperienza: l'accoglienza calorosa di tanta gente, l'organizzazione della nostra protezione civile che per ogni problema e per ogni esigenza aveva sempre la risposta giusta, tempestiva e soprattutto il sorriso, il sindaco oberato da mille problemi, ma sempre disponibile e presente (quando gli ho chiesto se riusciva ad organizzare la serata di presentazione del progetto per la sera successiva, ha subito preso automobile e megafono e alla domenica sera seguente c'erano una settantina di persone ad ascoltarci), lo stupendo liquore di genziana della signora Elvira, i caffè bevuti in tenda, la coda che non sono riuscito a fare alla festa di San Giovanni per comprare gli arrosticini perché " passa avanti figlio mio passa avanti", la gioia di tutti nel vedere il progetto "calendiluglio" che alla sua 14° edizione è proseguito anche quest'anno nonostante il terremoto, lamentando un solo giorno di ritardo, la sua presentazione nella tenda-mensa, con volontari piemontesi e popolazione abruzzese, che insieme cantavano De Andrè e facevano il trenino e poi i ragazzi con la chitarra che intonavano Piemontesina Bella, il lavoro per garantire ai ragazzi, che facevano la cresima, una cerimonia degna della situazione, con la rimozione dei tavoli dalla sala mensa, i teli dipinti appesi dietro all'improvvisato altare, il capo campo che guidava la processione con la croce, i pompieri a fare da picchetto d'onore, un alpino ed il sottoscritto in divisa a portare i doni insieme ai ragazzi, le belle parole del vescovo. 

Insomma: tante sono le emozioni che accompagnano questa esperienza, ma certamente due settimane durante le quali ho avuto la sensazione di non essere un estraneo ma parte della comunità, la sensazione di sentirmi a casa, di fare parte di un progetto, di un gruppo, di un idea, di contribuire a fare volare nuovamente l'Aquila.

Gianni Abbona, guardiaparco




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