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Il Giardino Fenologico Carlo Allioni a Moncalieri

Il Giardino Fenologico Allioni e la collina di Moncalieri
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Il Giardino Fenologico Allioni e la collina di Moncalieri

Pannello illustrativo nel Giardino Fenologico Allioni
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Pannello illustrativo nel Giardino Fenologico Allioni

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La fenologia

Il termine fenologia deriva dal greco phainomai (= apparire).. Con questa parola si indica il settore della biologia che studia i rapporti tra i fattori ambientali ed i fenomeni periodici degli organismi viventi (soprattutto vegetali), rilevabili secondo parametri oggettivi, uguali per tutti gli operatori. Le risposte ritmiche della vegetazione sono infatti determinate, oltre che dalle caratteristiche genetiche di ogni pianta, anche da numerosi caratteri ambientali (terreno, clima, pratiche colturali, inquinamento del suolo e dell'aria, agenti fitopatogeni). I fenomeni fenologici facili da osservare sono: germinazione dei semi, germogliazione, distensione delle foglie, allungamento del fusto e dei rami, ingiallimento delle foglie, differenziazione dei fiori, liberazione del polline, dispersione dei frutti e dei semi.
Allo scopo di ottenere serie storiche di dati fenologici sono state istituite reti fenologiche per la comparazione dei dati rilevati. In tal modo, mediante il confronto tra serie di dati fenologici e meteorologici, possono essere individuate le relazioni statisticamente significative che permettono di interpretare gli uni alla luce degli altri, permettendo valutazioni previsionali.
Il monitoraggio fenologico rappresenta un sistema di controllo continuo dello "stato fenologico" del territorio, consentendo di effettuare interventi immediati in settori quali: l'agricoltura, la silvicoltura, la patologia vegetale, l'allergologia, la bioclimatologia, il monitoraggio ambientale.
Nel settore agronomico, ad esempio, il monitoraggio fenologico permette di evidenziare il periodo più opportuno per irrigazioni, fertilizzazioni, trattamenti antiparassitari e di diserbo, consentendo di incrementare i risultati, diminuendo la quantità di prodotti impiegati, con vantaggio economico e rispetto per l'ambiente. La fenologia consente inoltre di minimizzare i rischi di stress per le piante, mediante la scelta di cultivar o varietà particolarmente adatte al bioclima locale. In silvicoltura gli studi fenologici forniscono parametri per il monitoraggio dello stato di salute delle foreste, in quanto le anomalie fenologiche (ad es. superfioriture) possono essere indicatrici di sofferenze per inquinamento o fitopatie. In climatologia le piante sono sensori utilizzabili mediante elaborazioni matematiche delle variazioni delle varie fasi vitali. Infine in allergologia la rilevazione fenologica, insieme alle letture polliniche (o al posto di queste ultime, laddove non vi siano stazioni di monitoraggio) è utilizzata per interventi di profilassi e terapie, anche in relazione ai flussi turistici.
Per gli studi fenologici sono utilizzate piante "tolleranti", ovvero con maggiore "ampiezza ecologica", in quanto queste, vivendo in climi diversi, modulano i loro ritmi (ad esempio la fioritura) adattandosi alle temperature raggiunte in diversi luoghi dell'areale nello stesso periodo dell'anno.
Storicamente l'inizio della disciplina "fenologia" si fa risalire a Linneo, che nel 1750 iniziò le osservazioni con l'ausilio di uno ventina di collaboratori. In Italia le prime osservazioni si devono a Da Schio e Lampertino nel 1873.


I giardini fenologici

Un salto di qualità nello studio della fenologia si è avuto con la creazione in numerosi paesi europei di "giardini fenologici", nei quali riunire "specie guida", su cui compiere osservazioni nello stesso periodo e con le stesse modalità. La scelta della località in cui situare un giardino fenologico deve considerare la disponibilità di una stazione meteorologica nelle vicinanze, evitando terreni con caratteristiche fisico-chimiche estreme, che potrebbero pregiudicare l'attecchimento e la regolare crescita. Il giardino fenologico può essere considerato come un laboratorio in cui si rilevano con continuità i parametri climatici ed in cui le "specie guida" sono poste a dimora secondo regole precise, omogenee con quelle di altre strutture analoghe, per ridurre al minimo le variabili che influenzano gli eventi biologici del ciclo stagionale. Un solo punto di rilevamento, infatti, se può fornire informazioni interessanti, non permette di interpretare i fenomeni biologici né di arrivare a visioni d'insieme come, ad esempio, la formulazione di carte fenologiche.
Le reti fenologiche sono nate proprio come momento di aggregazione, di verifica dei metodi e dei dati e di miglioramento degli standard scientifici.
Il giardino fenologico è un'entità spaziale nella quale vengono effettuate osservazioni e misure. La prima proposta di istituzione di un giardino fenologico risale al 1953 ad opera di E. Volkert, cui seguì nel 1957 una pubblicazione di F. Schnelle, che diede vita alla rete dei Giardini Fenologici Internazionali. L'obiettivo iniziale fu quello di indagare sull'importanza e sugli effetti del clima sullo sviluppo delle piante, secondo la differenza di latitudine delle diverse stazioni. Con la successiva diffusione dei giardini, a partire dal 1964 la rete europea di Giardini Fenologici Internazionali (I.P.G.) si organizzò in modo da rendere disponibili per tutti gli esemplari clonati dalle stesse piante madri. Le osservazioni fenologiche fino ad allora compiute (per un totale di 9 anni) furono pubblicate nel 1967 sulla rivista Arboreta Phaenologica, organo ufficiale dell'IPG. Attualmente la Rete dei Giardini Fenologici Internazionali conta circa 50 giardini attivi e 4 o 5 in via di completamento. Il primo giardino fenologico sorto in Italia è quello realizzato nel 1982 presso la Base Meteorologica di San Pietro Capofiume (BO). Questo giardino nello stesso anno fu il primo rappresentante italiano rete europea di Giardini Fenologici Internazionali (IPG), coordinati dal Servizio Meteorologico Tedesco (DWD).
Per il giardino di San Pietro Capofiume si decise di affiancare alle specie suggerite dalla rete IPG un certo numero di piante indicatrici, diffuse comunemente nel Nord Italia, scelte tra quelle di maggior interesse agrario e forestale. Successivamente sono sorti in Italia altri giardini fenologici, che hanno contribuito all'ampliamento della Rete Fenologica Italiana, la quale tuttavia rimane ancora irregolare sul territorio nazionale.


Il Giardino Fenologico Carlo Allioni

Tra il 2000 ed il 2002 l'Ente di gestione del Parco del Po, tratto torinese, ha realizzato nel parco cittadino Le Vallere di Moncalieri il primo giardino fenologico del Piemonte, intitolandolo a Carlo Allioni. Il giardino è situato a 218 m s.l.m. nei pressi della confluenza del torrente Sangone dentro il fiume Po. La zona circostante presenta una vegetazione di tipo ripariale, mista con aree a prato, laddove un tempo vi erano pascoli e coltivi. Il giardino Carlo Allioni perfeziona il monitoraggio dei dati fenologici del Nord Italia. L'area attrezzata a giardino fenologico si estende su 5.000 m2, così ripartiti: 3.000 m2 per prove fenologiche, 1.000 m2 di vivaio e 1.000 m2 di aree di servizio, strade, recinzioni, reti e siepi. Gli esemplari impiantati furono forniti dalla Rete Fenologica Italiana ed erano cloni delle stesse piante madri dei giardini nazionali (Sambucus nigra, Salix smithiana, Ligustrum vulgare), allo scopo di garantire l'uniformità delle osservazioni fenologiche. Questi cloni sono stati affiancati da specie arboree fruttifere di tipo mediterraneo: Olea europea, Laurus nobilis, Rosmarinus officinalis, 18 varietà di melo (Malus domestica Borkh.), 32 di pero (Pyrus communis L.), 3 di ciliegio (Prunus avium L.) e 4 di pruno (Prunus domestica L.).
Le ricerche e gli studi effettuati nel Giardino Fenologico Carlo Allioni di Moncalieri sono svolte dal Dipartimento di Biologia Vegetale dell'Università di Torino, mentre i dati meteorologici (temperatura, piovosità e umidità atmosferica) sono forniti dalla Società Meteorologica Italiana. Il parco Le Vallere, dove è ubicato il Giardino Fenologico, dista poche centinaia di metri in linea d'aria dalla stazione meteorologica del Real Collegio Carlo Alberto di Moncalieri, situato a 267,5 m s.l.m. Le rilevazioni di questo osservatorio forniscono una eccezionale serie storica di dati meteorologici (140 anni), di grande interesse per la fenologia, specialmente se messi in rapporto con le "anomalie termiche" rilevate negli ultimi anni.
La struttura del Giardino Fenologico Allioni segue le norme stabilite della Rete Nazionale dei Giardini Fenologici. Le specie indicatrici sono poste a 3 metri di distanza le une dalle altre e sono presenti almeno tre esemplari per ciascuna specie. Le file sono distanti fra loro 6 metri e sono orientate est-ovest. Le piante devono crescere in modo il più possibile naturale, il terreno circostante deve essere mantenuto ad erba, mentre l'irrigazione e le concimazioni sono limitate al periodo immediatamente successivo alla piantumazione. Molto limitati devono essere infine i trattamenti antiparassitari.
Nel giardino sono state piantate prevalentemente specie guida previste per le regioni a clima continentale, con l'aggiunta di alcune entità di ambiente mediterraneo che vegetano bene nel territorio circostante l'area sperimentale. Il monitoraggio viene effettuato sia sulle specie arboree ed arbustive introdotte ad hoc, sia su specie erbacee spontanee, in particolare Gramineae. Il rilevamento segue la metodologia indicata dal gruppo di lavoro per la Fenologia della Società Botanica Italiana e si avvale di schede di lavoro appositamente allestite.


Carlo Ludovico Allioni
Carlo Ludovico Allioni

Carlo Allioni

Il giardino fenologico realizzato a Moncalieri è stato dedicato a Carlo Ludovico Allioni (Torino, 23 settembre 1728 - Torino, 30 luglio 1804), botanico e medico piemontese di fama mondiale.
Laureatosi in medicina nel 1747 e ammesso al Collegio dei Medici, si dedicò inizialmente all'esercizio della professione medica, ottenendo addirittura la carica di protomedico del re Vittorio Amedeo III di Savoia. Ben presto, però, la sua attenzione fu catturata dalle scienze naturali e, in particolare, dallo studio delle specie vegetali. Il suo nome, infatti, è ricordato soprattutto per i suoi studi e i suoi lavori nel campo della botanica.
Carlo Allioni nel 1760 fu nominato professore straordinario di botanica all'Università di Torino, proponendo di adottare, tra i primi al mondo, il sistema di nomenclatura binomiale ideato da Linneo. Assiduo sostenitore delle teorie del grande scienziato, con il quale intrattenne una fitta corrispondenza, fu addirittura soprannominato il "Linneo piemontese".
Nel 1763 l'Allioni fu insignito della carica di direttore dell'Orto Botanico di Torino. Sotto la sua direzione (durata fino al 1781) modificò le finalità della struttura, fino ad allora soltanto didattiche, dando spazio alla ricerca scientifica. Si occupò di riorganizzare l'ordine delle specie vegetali e di incrementarne il numero: le specie ospitate nel'Orto salirono, infatti, da 317 a 4.500.
Fra le tante opere scritte da Carlo Allioni, la più importante, frutto di 25 anni di ricerche floristiche in Piemonte, fu la Flora Pedemontana, sive enumeratio methodica stirpium indigenarum Pedemontii, comunemente nota come "Flora Pedemontana", pubblicata nel 1785, nella quale descrisse 2.831 specie di piante del territorio piemontese, di cui 237 nuove specie da lui individuate per la prima volta e corredata da 92 tavole in rame di Francesco e di Pietro Peyroleri. Tale trattato, considerato ancora oggi una delle più importanti opere floristiche in Europa e la più importante in Piemonte, gli consentì di raggiungere una fama internazionale.
Membro rispettato di molte prestigiose accademie europee, lasciato l'Orto Botanico per diventare Primo Tesoriere della Reale Accademia delle Scienze di Torino.
Carlo Allioni durante la sua vita volse la sua attenzione anche ad altri campi delle scienze naturali, interessandosi alla zoologia, alla geologia e allo studio dei fossili. Mise insieme una raccolta di oltre 6.000 campioni tra minerali, rocce, fossili e preparati zoologici e una collezione entomologica costituita da circa 4.200 insetti. Purtroppo, dopo la sua morte, avvenuta a Torino il 30 luglio 1804, la maggior parte di questo materiale fu venduta e andò persa.
Fortunatamente, anche se soltanto alla fine dell'800, la sua collezione di piante essicate (composta da circa 11.000 esemplari) fu recuperata dall'Università di Torino, che la inserì nell'Erbario universitario dove attualmente è conservata.
In suo onore è stato dato il suo nome al genere Allionia, che raggruppa alcune piante della famiglia delle Nictaginacee. Il suo nome è anche associato come qualificativo a diverse specie: Arabis allionii, Jovibarba allionii, Primula allionii, Veronica allionii. "All." è l'abbreviazione standard utilizzata per le piante descritte da Carlo Allioni.