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Cormorani


Cormorano
Cormorano
Il cormorano (Phalacrocorax carbo) è un uccello ittiofago, in forte aumento numerico in tutta Europa a partire dagli anni '70. Tale aumento si è fatto notare in Piemonte da metà anni '80. Negli ultimi anni la consistenza della specie nel nostro territorio, ma non solo, ha destato preoccupazione fra i pescatori sportivi in ordine alla sua predazione sui pesci, ritenuta responsabile di gravi decrementi dell'ittiofauna. Allo scopo di poter comprendere e valutare da un punto di vista oggettivo gli effetti di questo predatore sulle comunità ittiche, occorre conoscere una serie di dati:
  1. numero dei cormorani presenti
  2. periodo di presenza;
  3. quantità e specie di pesci prelevati
  4. quantità di pesci presenti nei corpi idrici interessati dalla presenza dei cormorani
  5. andamento del pescato in relazione al numero di cormorani presenti.

I dati a nostra disposizione sino ad oggi riguardano essenzialmente i punti (a), (b), (c), in minima parte (d), mentre del tutto assenti sono i dati relativi al punto (e).

a) Come noto la specie è censibile con sufficiente precisione soprattutto a sera, quando gli individui, che di giorno si disperdono in caccia su vaste aree, si riuniscono in dormitori consistenti.
La situazione piemontese è stata seguita sin dall'inizio dal G.P.S.O. ed in particolare da Della Toffola, Carpegna e Alessandria (in Baccetti, 1988, Lo svernamento del cormorano in Italia, Suppl.Ric.Biol.Selv., 15: 7-13). I dati successivamente raccolti sono stati pubblicati nei Resoconti del G.P.S.O. (Riv.Piem.St.Nat.) e riassunti nell'Atlante degli uccelli del Piemonte e Valle d'Aosta in inverno (1986-1992) (Cucco et al., 1996, Mus.Reg. Sci.Nat., Monogr. XIX: 75-75).
Nel corso di questi anni l'aumento è stato esponenziale, ed il contingente di cormorani svernanti in Piemonte è passato da poche centinaia di individui (250) censiti nell'inverno 1984/85 ad alcune migliaia (4000-5000) all'inizio degli anni '90. Le massime concentrazioni sono state notate alla confluenza Po-Sesia (2663 individui censiti il 27/12/91) ed alla confluenza Po-Stura (1280 il 12/91). Attualmente la situazione sembra essersi stabilizzata con una maggior redistribuzione dei cormorani nella regione. Una ricostruzione abbastanza precisa dell'andamento numerico potrebbe essere fatta mettendo assieme con cura i dati disponibili fra i membri del GPSO. Si noti che la cifra è comparabile con quella di aironi cenerini nidificanti nella regione, che sono passati da 300 coppie agli inizi degli anni settanta alle circa 2500 attuali senza destare le stesse preoccupazioni dei cormorani.
Per quanto concerne specificamente la situazione attuale (inverno 1996/97) del Parco del Po tratto torinese, si sono individuati tre dormitori principali di cui si riporta la consistenza approssimativa (ulteriori verifiche sono in corso):

località min max

 Cave Provana Carignano  250  300
 Confl. Stura Po  750  1000
 Confl. Dora Riparia-Po, Baraccone  200 400 
 per un totale di circa /individui svernanti  1200  1700

b) La presenza dei cormorani nella regione va essenzialmente da ottobre a marzo; ma da qualche anno un certo numero di individui si ferma anche nella bella stagione e un piccolo numero di coppie ha iniziato a nidificare in provincia di Vercelli. Il picco numerico si ha in marzo, al momento della migrazione di ritorno ai siti riproduttivi dell'Europa centrale.

c) Per quanto concerne l'alimentazione del cormorano sono ormai disponibili numerosi studi fatti anche nella nostra regione (ma non in provincia di Torino) che indicano fra le specie più predate il cavedano (Leuciscus cephalus) e la savetta (Chondrostoma soetta). La quantità di pesci prelevati in media per individuo oscilla, a seconda degli studi, fra 300-400 g. al giorno.
Sarebbe così possibile stimare il pesce prelevato dai cormorani in base al loro numero per il periodo di presenza per il consumo giornaliero pro-capite. La presenza di 4500 cormorani per 150 giorni per 0,35 Kg di pesce per cormorano al giorno porterebbe ad una stima di oltre 2300 quintali di pesce prelevato nelle acque piemontesi (fiumi e bacini).
La cifra può apparire elevata, ma si noti che la Legge Regionale consente a ciascun pescatore per ogni giornata di pesca di prelevare "non più di 5 Kg di pesce" esclusi salmonidi e timallidi (limitati a 10 capi) al giorno. Ciò significa che la legge in vigore consentirebbe di superare ampiamente il prelievo operato dai cormorani in un solo mese di attività da parte di un ipotetico numero di 2000 pescatori particolarmente efficienti.

d) Sottolineando come questi calcoli teorici vadano sempre trattati con estrema prudenza, si ribadisce che i dati relativi ai prelievi di cui sopra non assumono un interesse vero se non confrontati col quantitativo di pesce disponibile nei corpi idrici frequentati dai cormorani (e dai pescatori). Questo in effetti è uno dei punti cruciali da affrontare, poiché si hanno pochissimi dati in merito. Fra i pochi studi condotti si ricorda quello affidato dal Parco del Po - Tratto Alessandrino, i cui risultati sono descritti in una specifica relazione disponibile presso il Parco.

e) Non ci risulta infine siano disponibili statistiche sui quantitativi di pesce pescato nel Po (ed in altri fiumi) che possano essere utilizzate per verificare l'andamento del pescato in relazione allo "sforzo" di pesca, alle immissioni di pesce, agli andamenti stagionali, alle modifiche ambientali ed all'incremento di uccelli ittiofagi. Questo è un dato di estrema importanza anche solo per poter "aprire la discussione" in modo serio sull'argomento.