Castano Primo (MI), 22-24 aprile 2005
Assemblea Nazionale Parchi Regionali
La risoluzione finale
|
Arch. Simonetta Volpe, componente del gruppo di progettazione del P.T.R.
La Prima Assemblea nazionale dei Parchi regionali italiani, riunita dalla Federazione Italiana dei Parchi e delle Riserve naturali a Càstano Primo, nel Parco Lombardo del Ticino, nei giorni 22 e 23 aprile 2005, ha prodotto un documento finale in cui si avanzano proposte di lavoro per le Regioni, chiamate a esprimere una funzione centrale per la rapida costruzione della Rete Ecologica Nazionale.
Tra i tanti temi di confronto e riflessione è emersa una grande criticità: la difficile gestione del rapporto tra costruzione della rete ecologica e gli altri strumenti di governo del territorio e programmazione economica.
La Regione Campania ha affrontato tale problematica e ha sperimentato una soluzione con la redazione ed approvazione del Piano Territoriale Regionale (PTR).
Si è partiti dalla convinzione che solo linserimento e il confronto con un più ampio strumento di organizzazione spaziale può dare concretezza alla costruzione della Rete.
Altro punto fermo è stato la consapevolezza che un modello di gestione territoriale, coerente con i principi dello sviluppo sostenibile, non può prescindere dalla ricerca di una modalità organica di integrazione tra territorio e programmazione economica, riducendo, attraverso la riduzione dei conflitti duso, il consumo incontrollato della risorsa territorio scarsa e non riproducibile.
In coerenza con tali principi, il PTR ha assunto la costruzione della Rete Ecologica Regionale (RER) come asse prioritario dazione considerando la rete ecologica come nervatura portante delle linee di assetto regionali, profondamente connessa ai Sistemi Territoriali di Sviluppo (STS), ambiti di riferimento per la programmazione economica individuati dal Piano in base a processi di identificazione bottom-up.
Nel PTR, dunque, si è necessariamente ampliato il concetto di rete ecologica così come definita dalla disciplina biologia della conservazione (che comunque è lelemento ordinatore) e si è dilatata la concezione originaria di connessioni strettamente inerenti la funzionalità biologica.
Riferendoci, infatti, al concetto di biodiversità intesa come frutto dellinterazione secolare tra uomo e natura, è ovvio come le reti che connettono elementi naturali si intrecciano con quelle che collegano componenti culturali o altri sistemi di relazioni. Il termine ecosistema esprime tale sistema di relazioni che si condizionano a vicenda e creano quell'unicum che connota determinate porzioni di territorio. Tale termine richiama e presuppone anche il concetto di equilibrio tra le componenti, equilibrio che spesso va ritrovato.
La costruzione della rete ecologica campana si estende, dunque, agli aspetti complessivi della biodiversità e quindi non soltanto limitati ai parchi e alle aree protette, e il concetto alla base dellasse costruzione della rete ecologica è necessariamente quello di modello corretto di gestione territoriale, strategia territoriale sistemica che si esplica in un sistema di azioni per la conservazione della biodiversità e di tutti gli ecosistemi campani.
Di conseguenza quando nel PTR si parla di rete ecologica si intende la connessione in un unico sistema di realtà territoriali che perseguono la centralità del territorio, recuperano una sua visione integrata e svolgono un ruolo strategico nei processi di sviluppo locale garantendone la sostenibilità, la compatibilità con le risorse ambientali e i processi ecologici.
Ma COME la Regione Campania ha pensato di realizzare tale modello e fare in modo che sia perseguito nei diversi livelli di pianificazione territoriale?
Si è individuato nei PTC provinciali il luogo e la scala adeguata di progettazione della RER ed inoltre si è scelto di affidare alla sua costruzione la revisione della pianificazione paesistica come indicato dallAccordo del 19 Aprile 2001 fra lo Stato e le Regioni, in attuazione della Convezione Europea del Paesaggio.
Indispensabile è però coordinare le progettazioni provinciali in un unico disegno strategico, integrando il sistema delle "scelte", la molteplicità dei soggetti e le domande di territorio ricercando complementarità e di sinergie.
Ciò avviene attraverso conferenze di co-pianificazione che coinvolgono Regione, Provincia, Sovrintendenze ai Beni Ambientali e Culturali e Enti Locali nella individuazione degli elementi della Rete, in base ai quali si definiscono le unità di paesaggio (e non il contrario!), partendo dalla considerazione che gli interventi tesi al mantenimento o alla riqualificazione dellambiente naturale, assumono il ruolo di interventi di conservazione attiva, ricostruzione e riqualificazione del paesaggio e che la qualità del paesaggio può essere assunta come indicatore di qualità ecosistemica.
La strategia territoriale messa in campo ha, inoltre, il difficile compito di indirizzare i processi di sviluppo locali verso attività compatibili con la conservazione della biodiversità. Si è inteso procedere ad una valutazione strategica del rapporto che si pone tra il progetto della rete RER con i sistemi di identità legate al patrimonio storico-culturale, in modo particolare riferiti alle reti locali, nella connessione tra luso storicamente diverso che delle risorse ambientali è stato realizzato e i caratteri morfologici, nonché con i sistemi di identità connesse alla tradizione economica e produttiva.
Si vuole, quindi, individuare, e influenzare ed incentivare in fase progettuale, Sistemi Territoriali di Sviluppo (STS) che, da un lato, siano rilevanti per la corretta evoluzione del patrimonio da conservare, dallaltro siano capaci di gestire lopportunità di una inversione di dinamiche in atto.
La perseguibilità del modello di sviluppo economico sostenibile, che ha nella rete ecologica il riferimento, è stata verificata sovrapponendo alla armatura della RER la perimetrazione di tutti quei STS che hanno scelto per i propri territori una politica di sviluppo congruente con le finalità della RER. Questa è stata una verifica necessaria giacché la Rete non avrebbe speranza di consolidarsi se non fosse compatibile con i processi socio economici in atto che condizionano il permanere dei valori di biodiversità.
Questo descritto finora, di fatto, è un processo già in atto: in Campania è già possibile tracciare la mappa di un sistema consolidato di STS che consapevolmente, e con un processo decisionale dal basso, partecipato e condiviso, hanno operato una scelta di futuro sostenibile per i propri territori. Questi STS, che si collocano lungo la armatura della R.E.R., oltre a rafforzare la coerenza con le finalità della Rete, devono ora lavorare per lorganizzazione e lintegrazione secondo una logica sistemica.
I Parchi, con il loro modello di sviluppo, basato sulla valorizzazione delle risorse naturali, culturali, economiche e sociali endogene, il loro conseguente uso sostenibile e linnovazione tecnologica, sono già STS laboratorio per la sperimentazione di un modello di vita qualitativamente alto e competitivo.
Ma è interessante notare come altri territori campani abbiano puntato strategicamente sulla valorizzazione delle proprie risorse ambientali.
Questi sono, in prima istanza, gli STS che hanno puntato nella costruzione del loro progetto di sviluppo sulle risorse ambientali e culturali quali i sistemi a dominante rurale culturale e i sistemi costieri a dominante paesistico ambientale culturale. Vanno poi considerati gli STS a vocazione rurale ed agroalimentare, che se riorganizzati e indirizzati nelle loro produzioni in chiave di sostenibilità ambientale e valorizzazione delle tipicità, hanno un ruolo fondamentale sia di connessione ecologica che di tutela e riqualificazione del paesaggio.
Appare evidente che quello proposto è un modello integrato di gestione del territorio, basato sullesaltazione delle risorse endogene e sul principio di sostenibilità, valido ed estendibile a tutte le aree con caratteristiche omogenee e non riservato solo alle aree protette e al sistema dei parchi che costituiscono il riferimento, il punto di partenza, i nodi della Rete.
|