PIEMONTE PARCHI Numero 75 - Ottobre 1997 |
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Può essere interessante confrontare le fotografie degli album sulle regioni d'Italia del Touring Club, editi prima della seconda guerra mondiale o anche fotografie dell'immediato dopoguerra per rendersi conto di quanto siano cambiate le condizioni di vita per chi se ne è andato e per chi è rimasto. Per differenza, le foto a corredo di questo articolo, che si riferiscono all'Alta Valsesia, in particolare a nuclei della Valle d'Otro, di Pedemonte, Rimella, Fobello e Rima presentano edifici in buono stato di conservazione e denunciano una situazione migliore. In effetti, per ragioni storiche legate ad una grossa stabilità dei nuclei famigliari, in Valsesia si registra una maggiore permanenza della popolazione, legata ad attività tradizionali sia di tipo agropastorale che all'emigrazione stagionale degli uomini, impegnati come muratori, carpentieri, scalpellini, cavatori in pianura o in Svizzera e in Francia; di conseguenza alle donne rimaneva il compito di mantenere la "dimora", intesa non soltanto come abitazione, ma come l'insieme delle attività domestiche e pastorali che ne consentivano la sopravvivenza: pascolo, mungitura lavorazione dei prodotti del latte tessitura. Questa stabilità può essere fatta risalire all'origine walser di parte della popolazione valsesiana, insediatasi nelle alte valli fin dal 1200, dove avevano costruito gli insediamenti che ancor oggi ammiriamo (ad esempio val Vogna e d'Otro). |
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La "solidità" della struttura ha permesso che gli edifici fossero costruiti anche su pendii molto ripidi, dove spesso li troviamo nella disposizione a "gradoni", risparmiando così i terreni più pianeggianti e meglio esposti per le coltivazioni (segale, patate orzo etc.). In generale la stalla si trova al piano terreno, nella parte in pietra che difende l'intera struttura in legno dall'umidità ascendente: non è molto grande dato che il numero dei capi posseduto non era in genere molto elevato. A fianco con accesso separato dall'esterno, c'è il "firhus", cucina con focolare interno, nel muro divisorio dal locale di soggiorno, che si scalda contemporaneamente. La particolarità del focolare interno, inserito in una struttura mista, parte in pietra e parte in legno, denota una sapiente tecnica costruttiva, elaborata per migliorare le proprie condizioni di vita e sopravvivere meglio alla rigidità degli inverni: è uno degli indici dell'elevata civiltà walser, insieme alle pareti in legno di separazione degli ambienti interni (a parte la stalla), costituite di tavole inserite in guide a pavimento e a soffitto, quasi progenitrici della modularità delle pareti mobili, a comporre spazi diversi a seconda delle esigenze. Qui si tratta più probabilmente di una tecnica costruttiva, in presenza di una buona disponibilità di legname, di più semplice esecuzione e manutenzione, dato che le travi sono smontabili, di peso non eccessivo, ma realizzate con un materiale che ha buone caratteristiche di resistenza al taglio, se sollecitato perpendicolarmente alla fibra, con buone doti di elasticità e con assestamento graduale nel tempo. |
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All'ultimo piano si trova il fienile, con un piccolo locale (spicher), ventilato, per la conservazione dei salumi. L'edificio, alla fine dell'estate, come si osserva in alcune belle fotografie, si presenta con le lobbie coperte di fieno da essiccare, che viene poi riposto nel fienile, ottenendo così anche una buona funzione di coibentazione termica. Anche la progettazione o la semplice esecuzione dei mobili e degli oggetti quotidiani rivela una grandissima attenzione alla funzione e alla ristrettezza dello spazio in cui si collocano: cassapanche che servono anche da sedili, letti inseriti nella muratura esterna del focolare per sfruttarne il calore, culle sospese, tavoli allungabili, sportelli e nicchie portaoggetti inseriti nello spessore di pareti e muri, trepiedi mobili per la mungitura. |
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Non ci sono risposte certe a queste problematiche, che sono in fondo quelle sottese fin dall'inizio all'istituzione delle aree protette: se la conservazione e la valorizzazione dell'ambiente naturale, coniugata con la valorizzazione delle attività economiche tradizionali, a fronte di una società industriale e urbana, che nel dopoguerra si è sviluppata fin troppo velocemente non sia un impossibile e nostalgico ritorno al passato o se invece non abbia oggi sempre più senso andare a cercare i valori evolutivi che già erano presenti in quelle comunità e che possono oggi orientarci nella ricerca di forme sociali ed economiche più compatibili con l'ambiente. Si veda il rapporto degli insediamenti con il clima, per arrivare a forme di risparmio energetico, con i suoli per utilizzarne le risorse senza depauperarli, con i versanti e le sponde fluviali senza creare condizioni di rischio idrogeologico, anzi favorendone la protezione, con la flora se si pensa all'uso delle erbe medicinali e persino con la fauna, con le sue antiche regole di caccia; Certo oggi occorre anche inventarsi nuove forme di reddito (agriturismo, turismo compatibili, prodotti di qualità etc.) in modo da offrire opportunità concrete alle richieste di economie indotte dalle aree tutelate, che prendano avvio dalle risorse esistenti e le trasformino in offerte fruibili senza distruggere le stesse risorse primarie che le generano.
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Troviamo le loro tracce ad Ayas, Gressoney La Trinité, Gressoney St. Jean, Issime, Alagna Rima Rimella, Campello Monti Macugnaga Salecchio Formazza e Bosco Gurin. L'elemento fondamentale della loro vita è il villaggio costruito in modo da essere autosufficiente soprattutto durante il gelido inverno: comprendeva la stalla, nella quale c'era anche un vano adibito ad abitazione nel periodo più freddo, il fienile sopra la stalla il forno per la cottura del pane e una cappella dedicata alla Madonna o a un Santo. Ogni famiglia aveva il proprio simbolo che veniva riprodotto sulla casa, sulla stufa sugli stampi del burro,e persino sui banchi di famiglia in chiesa. La colonizzazione Walser fu sotto ogni aspetto pacifica, poiché i Valsesiani avevano poco da perdere nel concedere a forestieri terre da loro non sfruttate così come il Vescovo di Sion, e gli Challant e i Valleise suoi vassalli, avevano tutto l'interesse ad inviare gente fidata nelle alte Valli intorno al Monte Rosa. Mediante una rete di collegamenti, continuarono a rifornirsi direttamente dal Vallese per i generi di - prima necessità - sale, attrezzi di metallo, granaglie e vestiario. In seguito le Colonie divennero autosufficienti ed il cordone ombelicale lentamente si atrofizzò. Con l'acquisto del diritto di vicinanza, sale ed attrezzi vennero acquistati al mercato di Varallo Sesia in cambio di bestiame burro e formaggio. L'integrazione si può dire completa quando avvenne il riconoscimento della Parrocchia Walser il 12 maggio 1475, equivalente ad un autogoverno. |
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La valorizzazione e il recupero del patrimonio edilizio inteso come valore storico-documentario è una delle finalità inserite nelle leggi istitutive delle aree protette regionali e nazionali. per questo motivo alcuni Enti di gestione di parchi e riserve (Orsiera-Rocciavrè, Alpe Veglia e Devero) hanno approvato un regolamento per la erogazione di contributi per la ristrutturazione e il recupero di edifici e manufatti all'interno delle aree tutelate' se eseguiti coni criteri individuati nelle normative dei Piani d'Area. La possibilità di erogare contributi anche sui territori dei comuni interessati dai parchi naturali è prevista anche dalla Legge quadro in materia di aree protette n. 394/91, ma fino ad ora il Ministero dell'ambiente non ha attivato fondi specifici per questo tipo di interventi. Per questo, pur non illudendoci di arrestare il degrado generalizzato delle architetture alpine e rurali, il Settore parchi naturali della Regione Piemonte ha avviato una serie di rilievi del patrimonio storico-documentario nelle aree protette (Val Troncea, Gran Bosco di Salbertrand, Valsesia, Alpe Veglia e Devero) e di ricerche sull'argomento (Repertorio di indirizzi alla progettazione nelle aree a Parco e Riserva naturali), anche in collaborazione con altri assessori regionali (Assessorato alla Cultura per la L.R. 35/95 e Assessorato alle Foreste per l'utilizzo dei fondi comunitari dell'obiettivo 5B e della legge sulla montagna) al fine di disporre di studi preparatori e di sensibilizzare gli amministratori, gli operatori tecnici e i cittadini sull'opportunità di predisporre progetti di recupero che consentano di accedere alle risorse comunitarie, che sembrano essere l'unica fonte consistente di finanziamento, rivolta sia ad operatori pubblici che privati, per poter avviare lavori di recupero e risanamento almeno dei tipi edilizi ritenuti più significativi. A questo proposito si segnala l'aumentata sensibilità dei cittadini e di professionisti, che già in proprio operano con maggiore rispetto di materiali e tecniche tradizionali. In particolare alcune Comunità Montane (Val Stura, Val Maira, Dora Baltea canavesana, Valsesia) hanno dimostrato sensibilità al problema con pubblicazioni. corsi di formazione per professionisti, tecnici e muratori, come si può riscontrare dai lavori eseguiti sul loro territorio. Recentemente la Provincia di Biella ha aperto i Consigli di Architettura, Urbanista e Ambiente, uffici di consulenza per chi voglia ristrutturare o costruire la casa o il giardino nel rispetto dei caratteri tradizionali della zona, sull'esempio di analoghi servizi francesi e tedeschi. L'augurio è che tutte queste iniziative possano essere meglio coordinate e soprattutto possano migliorare l'informazione e la conoscenza, prima che sia troppo tardi, del patrimonio architettonico che caratterizza le vallate alpine, la collina e le aree rurali e favorirne la conservazione e il recupero. (d.d) |