(Storo, 08 Mag 20) 1580, Darzo, Judicaria, territorio del Principe Vescovo di Trento. A varcare la soglia della piccola chiesa di San Michele a Darzo è Gianni, locale mercante, ormai incurvato dall'età e accompagnato dal piccolo Bortolo, suo nipote, un concentrato di energia e curiosità. La luce all'interno della piccola chiesa è sempre poca, ma permette di distinguere nettamente l'altare di marmo, gli affreschi sui muri laterali e il maestoso affresco dietro all'altare.
È proprio verso l'altare che il piccolo bambino corre, sfuggendo alla mano del nonno, per poi fermarsi a guardare con attenzione i personaggi raffigurati nel dipinto. "Quanta gente nonno!" esclama il bambino "Tutti a guardare quei tre poverini sulla croce! Ma nonno, non ti sembra che alcuni di questi c'entrino poco con Gesù e i tre ladroni che stanno in mezzo al quadro?". Il nonno, colpito da una domanda così sagace, si avvicina ed inizia ad osservare: i giocatori di dadi a destra, a fianco una crocefissione parecchio affollata, al centro Maria vicina alle croci e sulla sinistra una strana figura, un soldato, di grande corporatura che indossa dei bizzarri pantaloni a strisce bianche e nere.
Alla vista di quella figura il nonno esce frettolosamente dalla chiesa, seguito a ruota dal piccolo Bortolo; il bambino preoccupato si avvicina e chiede: "Nonno, che succede? Ti ha fatto paura il soldato nel dipinto?"
Il nonno Gianni, ristorato dall'aria aperta, si mette a sedere su una pietra, prende in braccio il nipote e sussurra "Vedi Bortolo, anche io sono stato piccolo come te e il personaggio del dipinto mi ha fatto venire in mente un ricordo della mia infanzia, un po' pauroso a dirti la verità".
Il bambino, curioso, incalza con gli occhi il nonno: "Dai su nonno, racconta! Forza!"
"Va bene!" esclama il nonno "ti racconterò cosa è successo nel lontano novembre del 1526".
"Avevo all'incirca la tua età ed insieme a papà e mamma, eravamo nel nostro fienile qui appena sopra il paese quando, improvvisamente, subito dopo pranzo, si inizia a sentire, proveniente da Storo, un rumore di trombe e un gran chiasso di cavalli; io e il papà siamo subito corsi verso un piccolo belvedere e da lì vediamo nella campagna, una grandissima schiera di soldati, con le lance ritte in aria, che marciavano chiassosi in direzione di Darzo.
In preda alla paura, corriamo al fienile e dopo aver messo al sicuro la mamma dentro casa, ritorniamo al belvedere per osservare questo strano esercito: tutti portavano queste strane brache gonfie e a strisce blu e bianche e avevano un aspetto molto minaccioso."
Il piccolo Bortolo è ormai preso così tanto dalla storia che non riesce a stare fermo: "E poi nonno? E poi?".
Il nonno accarezza il nipote e continua: "Poi, dopo aver visto che i soldati non si erano fermati fortunatamente in paese, io mamma e papà siamo tornati a casa e solo lì abbiamo appreso da zia Santina chi fossero quegli strani soldati. Erano i Lanzichenecchi, comandati dal capitano Georg Von Frundsberg, soldati tedeschi, che passavano di qui per conquistare Roma".
"Come per conquistare Roma, nonno? Sono passati dai nostri sperduti paesi per conquistare la città del Papa? Dai nonno, non ci credo!" esclamò il piccolo bambino.
"E invece sì caro il mio Bortolo" rispose il nonno, "Pensa che nei giorni successivi, insieme ad altri amici siamo andati spesso a giocare nei prati sopra il castello Santa Barbara e da lì abbiamo potuto vedere tantissime cose, che mai e poi mai potrò dimenticare: un giorno vedemmo che alcune case di Bondone erano state incendiate da questi soldati, un giorno vedemmo di là, oltre il lago i fuochi dei Bresciani che predisponevano le difese alla Rocca d'Anfo; devi sapere poi che spesso poi questi Lanzichenecchi arrivavano anche a Lodrone e Darzo e più di una volta li vedemmo girare per il paese ubriachi e violenti nei confronti delle donne e degli anziani del paese".
Il viso del bambino era ora impaurito, ma con coraggio chiese al nonno di andare avanti.
"Era circa la metà del mese di novembre, quando abbiamo visto la scena più impressionante di tutte: un manipolo di soldati guidati da Lodovico Lodron, uscì dal castello Santa Barbara diretto verso l'accampamento Lanzichenecco; nel giro di qualche ora nella piana era ormai in marcia una lunghissima fila di soldati, con le loro lance in aria che partirono, verso Bondone e da lì, essendo ormai l'imbrunire, vedemmo una lunga fila di fiaccole che si inerpicavano su uno stretto sentiero fra Bondone e il monte detto Calva, uno di quei sentieri dove passano solo camosci e bracconieri"
Il viso del bambino era più sollevato e chiese al nonno: "E poi che fine hanno fatto Nonno? Gli avete più visti?" Il nonno con un sorriso, guardo il piccolo e disse "Io non gli ho più visti qui in zona caro il mio Bortolo, ma sai sono stato sempre lontano per lavoro. Di loro però se n'è sentito spesso parlare. Un mio vecchio amico, commerciante di pelli a Brescia mi ha detto che dopo sei mesi questi soldati sono riusciti ad arrivare a Roma e a metterla a ferro fuoco".
"L'abbiamo scampata bella nonno, davvero!" esclamò il piccolo Bortolo e subito corse a rincorrere una cavalletta nel prato. "L'abbiamo proprio scampata bella" disse fra sé e sé il nonno.
Duemila e venti, 440 anni dopo, a testimonianza del fatto rimane l'affresco nella Chiesa di San Michele a Darzo e numerosi documenti epoca, provenienti da tantissimi paesi della Riserva di Biosfera, tutti li a ricordarci che, seppure in nostri paesi siano sperduti in mezzo alle montagne, alcune volte, la Grande Storia è passata anche da qui.
NOTE: Libera interpretazione narrativa di fatti storici realmente accaduti, elaborata grazie alla collaborazione delle Dott.ssa Serena Bugna, storica dell'arte locale e riscopritrice dell'affresco datato 1526 nella Chiesa di San Michele a Darzo
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