(Storo, 08 Giu 20) "Questa storia è durata fin troppo, bisogna darci un taglio". Deve avere proprio fatto questo pensiero il giudice viennese che nel 1747 riuscì a mettere fine a una delle più lunghe contese giudiziarie della storia dei territori alpini.
Quasi mille anni di contesa giudiziaria per decretare chi, fra il Monastero di Santa Giulia di Brescia e le comunità di Storo e Bondone, fosse il reale proprietario della piccola e selvaggia Val Lorina, una conca di boschi e prati incastrata fra le Alpi Ledrensi.
Ma andiamo per ordine altrimenti potrebbe sfuggirci qualche passaggio. Nel settimo secolo dopo Cristo la maggior parte dell'Italia era dominata dai Longobardi un popolo proveniente dall'est Europa che aveva preso il controllo della penisola a seguito della caduta dell'Impero Romano nel 476 d.C. Proprio in quel secolo la civiltà longobarda era arrivata al massimo del proprio splendore, ma era continuamente minacciata dalla presenza dei Franchi, alleati del Papa, che cercavano di estendere il controllo anche sulla penisola.
Fu proprio per gestire questa difficile convivenza con i Franchi, che il re longobardo Desiderio diede in sposa sua figlia Ermengarda al sovrano dei Franchi, quel Carlo che poi diventerà per tutti Magno, al fine di garantire la pace fra i due popoli. Carlo Magno, però nel 771, forte nelle sue mire di conquista dell'Italia, ripudiò la giovane sposa, discese nella penisola e sbaragliò l'esercito Longobardo proclamandosi "Gratia Dei rex Francorum et Langobardorum". Ermengarda, ripudiata ed umiliata, si riparò nel convento delle Monache di Santa Giulia a Brescia, fondato dal padre vent'anni prima e controllato in quegli anni dalla sorella Anspelberga.
L'anno successivo, come appare da alcuni documenti, il Re Desiderio donò alla povera figlia una porzione di pascolo nelle vicine montagne al fine di arricchire la figlia e di conseguenza negli anni a venire anche il Convento. Il terreno donato era una porzione della cosiddetta Val Lorina, una ampia conca di boschi e pascoli incastrata fra Storo, Bondone, la Val Vestino e la Val di Ledro. Ed è proprio qui che iniziano i problemi.
Quell'area era sempre stata utilizzata dagli abitanti di Storo e Bondone come zona di pascolo per il bestiame. Improvvisamente la comunità si trovò a dover discutere con delle monache che invece intendevano arrogarsene il possesso. Si passò velocemente alle vie legali, ma quella che doveva essere una classica "bega" sul possesso dei pascoli montani, diventò una querelle che si portò avanti fino al 1747, quasi mille anni dopo, dove finalmente con un decreto dell'aulico imperiale consiglio di Vienna, si mise fine alla vicenda dando ragione agli abitanti locali e stabilendo la fine della controversia con il Convento bresciano.
Cosa rimane nel 2020 di tutta questa storia?
Se andiamo a controllare la mappa trentina dei comuni catastali, scopriamo che nella parte alta della Val Lorina, esiste un comune catastale di circa 6 km quadrati denominato "Bondone-Storo" fatto da due particelle di proprietà del Comune di Storo e due di proprietà del Comune di Bondone; questo con grandissima probabilità è il terreno conteso per 10 secoli fra le comunità locali e le monache di Brescia.
La Val Lorina è un luogo oggi invece conteso solo tra gli escursionisti che attraversano i suoi svariati sentieri a piedi o in bicicletta. Un esempio è il sentiero Lorina Adventure. Se provate a percorrere queste zone forse sentirete ancora i bisticci di monache e di pastori sulla proprietà della Val Lorina, la valle contesa.
Per maggiori informazioni sulla vicenda:
Storo: raccolta di notizie riguardante il paese ed i suoi abitanti dalle origini ad oggi; Antonio Folloni, 1977; Cassa Rurale di Storo.
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