(Storo, 24 Giu 20) Vi ricordate quel tal Simone Basinelli di Storo? Quello che, nel 1604, grazie al suo lascito, creò la tradizione della distribuzione del Pane di San Lorenzo a Storo. Proprio lui, una ventina di anni prima a Venezia, Basinelli era stato testimone, di un altro lascito memorabile, quello di Andrea Poli, che potremo definire il "Marco Polo Storese".
Come raccontato nell'articolo Una piccola Venezia delle Alpi nel periodo a cavallo fra il 1500 e 1700 moltissime persone emigrarono dalla Valle del Chiese e dalla Valle di Ledro alla volta di Venezia, considerata in quel tempo la "terra promessa" grazie alla floridità della sua economia e alle opportunità che li erano presenti. Per la maggior parte delle persone, quella verso la città lagunare, era una migrazione stagionale, che permetteva di tornare nelle valli alpine con qualche soldo in più per sfamare la famiglia; per alcuni di questi invece il trasferimento nella città divenne definitivo e fu anche foriero di un incredibile successo personale ed economico.
Questo è il caso di Andrea Poli, di cui è possibile ricostruire la storia grazie al testamento del 1582, riscoperto dalla studiosa Katia Occhi; un paio di pagine, non più, che ci lasciano delle informazioni interessanti sulla sua storia personale.
Si leggono infatti frasi quali "…al Santissimo Sepulchro di Iesu Christo benedetto cinquanta ducati da lire otto per ducato..." oppure "…lasso al Monte Lebano al monestier de L'occha sottoposta al patriarcha di Canobi per ricompensa di havermi tegnudo undese mesi là..." o anche "…et più ho mandato al viazo de India un baril pieno de diverse merze per pagar ducati novanta de mio debito..."
Risaltano poi i beni che il Poli lascia ai suoi eredi: decine e decine di "diamantin" smeraldi e turchesi, spesso legati a gioielli preziosi in oro e altri metalli preziosi.
La nostra curiosità è soddisfatta perché in poche righe si comprende quale era la professione di Poli: mercante di diamanti e pietre preziose fra Venezia e il Medio Oriente. Un instancabile viaggiatore e commerciante che più di quattrocento anni fa era stato personalmente nei maggiori dei Regni e città medio-orientali tra cui Costantinopoli, Libano, Gerusalemme, Aleppo, India solo per citarne alcuni.
Un altro aspetto che emerge dal testamento è la generosità di Poli: qualche anno prima aveva adottato un bambino indiano di due anni che chiama "Antonio de Polo"; a lui, per mano dell'amico, lascia cinquecento ducati affinché "el sia messo ad impararar qual arte li parerà in Venetia, et a modo alcuno non voglio che il dispensi li suoi giorni senza imparar qualche arte".
Un uomo che mostra anche la cultura e la medicina orientale fatta di superstizioni e credenze; un esempio ne è il lascito in eredità di un anello "con cinque piere, tupazzi et rubini bianchi ligadi in ongia della gran bestia de valuta de quindese ducati appropriata al mal caducho". Nella credenza orientale, infatti, si credeva che un anello siffatto permettesse la protezione dall'epilessia, detta anticamente "mal caducho".
Una storia, di cui sia hanno solo queste piccole ma preziose informazioni, ma che merita sicuramente in futuro, di essere ulteriormente indagata, anche perché siamo sicuri che il buon Andrea Poli, avrà pensato la stessa cosa che disse Marco Polo, qualche centinaio di anni prima al suo ritorno dal viaggio nell'Oriente:"non ho scritto neppure la metà delle cose che ho visto".
Fonte: MATERIALI PER UNA STORIA DELLA MOBILITÀ ALPINA NELLE DIOCESI DI TRENTO E DI FELTRE (1582-1690) - Katia Occhi
Si ringrazia alla dott.ssa Serena Bugna per aver segnalato questa storia dal documento di Katia Occhi e per aver fornito il riferimento alla storia della tradizione del Pane di San Lorenzo.
#staytuned: iscriviti alla Newsletter della Riserva di Biosfera e segui la pagina Facebook!