(Ledro, 01 Lug 20)
Nel novembre del 1831, il giudice distrettuale Carlo Clementi, da poco arrivato in Valle di Ledro, lamentava le condizioni della viabilità nel territorio di sua competenza: "Per tacere dell'orrida salita del Ponale, oggetto della curiosità degli stranieri, l'altra e unica sortita di Val d'Ampola è poco meno spaventevole. Lo stato delle strade interne corrisponde a quello dei due estremi, ed in tal modo questa valle è pressoché segregata da ogni comunicazione col restante della Provincia".[1] A soffrirne era soprattutto l'economia, che mancando di sbocchi agevoli per il transito delle merci attraversava da tempo una fase di perenne stagnazione.
È in questo scenario che interviene la figura di Giacomo Cis, facoltoso imprenditore ledrense che scelse di investire le sue ricchezze e le sue capacità a beneficio dell'intera Comunità. Tenace, coraggioso, visionario…sognava una valle dotata di infrastrutture adeguate alle esigenze dell'epoca e capaci di alleviare le fatiche degli abitanti. Ancora non sapeva però che il suo nome sarebbe rimasto per sempre legato a quello di una delle strade più panoramiche della Riserva di Biosfera Alpi Ledrensi e Judicaria: la via del Ponale.
Dopo aver guidato i lavori per la strada interna e per quella dell'Ampola, nel 1846 Giacomo Cis volge la sua attenzione al collegamento Biacesa-Riva del Garda, lanciando la sua ardita proposta: evitare il porto del Ponale, costruendo una strada scavata nella roccia, a picco sul lago. Le reazioni delle autorità al progetto furono tanto rapide quanto lapidarie, giudicando "non combinabile l'esecuzione di un'opera sì grandiosa colle forze attuali dei Comuni1". Chiunque si sarebbe arreso di fronte ad un simile verdetto, ma non Giacomo Cis. In cerca di supporto, avviò una fittissima corrispondenza con i suoi amici più illustri, arrivando a scomodare persino Lotario conte di Terlago, acceso sostenitore dell'opera. Perseguendo nelle sue intenzioni, nel 1844 ottenne anche l'approvazione dei Capicomune di Ledro e cominciò a lavorare ai dettagli del progetto, sviluppando un accurato piano di finanziamento.
Scontri tra comuni, dibattiti, richieste d'aiuto, visite delle autorità…gli ostacoli al progetto sembravano non finire mai, ma il 1°febbraio del 1848 i lavori ebbero ufficialmente inizio. Deciso a portare a termine quella che qualcuno aveva definito "l'ardita impresa", ogni qual volta che si presentava un problema, Giacomo Cis era sempre in prima linea: i rifornimenti della polvere da mina, la gestione delle finanze (sempre carenti), i rapporti con gli ingegneri, i rischi connessi alle esplosioni.
Forse anche per le ansie che queste continue difficoltà gli procuravano, Giacomo si ammalò, proprio quando la realizzazione della strada stava per concludersi. Anche se il collaudo definitivo sarebbe avvenuto solo nel settembre del 1851, riuscì a percorrerla interamente poco prima di morire. Se ne andò con la consapevolezza che il suo sogno si era avverato, sapendo di aver affidato alla sua valle un potente strumento per uscire dall'isolamento e dalla sussistenza.
Ancora oggi, la strada del Ponale continua a fornire un servizio strategico, accogliendo ogni anno decine di migliaia di turisti (ciclisti in particolare), giunti fino a qui per godere delle splendide vedute sospese tra le rocce, l'azzurro del cielo e quello dell'acqua.
[1] Mussi D. Dall'Ampola al Ponale, Cassa Rurale di Ledro, Unione Comuni della Valle di Ledro, Trento, 2001
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