(Ledro, 17 Lug 20) Per un odierno frequentatore del Lago di Ledro, la vista delle sue acque popolate da decine di imbarcazioni sospinte dal vento potrebbe apparire scontata: il piccolo specchio d'acqua, tra i principali poli turistici della Riserva di Biosfera Alpi Ledrensi e Judicaria, è una meta assai rinomata tra gli appassionati della vela, ospitando numerosi eventi di portata nazionale ed internazionale.
C'è stato un tempo però in cui un tale avvistamento destava persino stupore, attirando gli sguardi curiosi degli abitanti. Come in quell'estate del 1920, quando Bepi Mosca, ex-ufficiale dei Keiserschützen impegnato nei lavori di ricostruzione, fece giungere in Valle di Ledro la prima barca a vela. La scena doveva presentarsi davvero epica: un natante in legno bianco di 7,5 m e due vele latine si arrampicava solennemente lungo i ripidi tornanti della strada del Ponale.
"Elena, la regale", avrebbe dominato le acque del lago per 40 anni, rendendosi protagonista di curiosi aneddoti e situazioni memorabili [1]. Le attenzioni nei suoi confronti erano tali che persino la sua ritirata in secca, sul finire dell'estate, diveniva un evento pubblico, con l'intero paese di Mezzolago che si mobilitava per trascinare a forza di braccia l'imbarcazione in un lungo androne delle stesse dimensioni.
Altro esperto navigatore e guida fu Giovanbattista Bernardi, noto ai più con il nomignolo di "Tita barcaròl": organizzatore di veri e propri tour acquatici per gli ospiti in villeggiatura, fu probabilmente la prima figura ad intuire quell'indissolubile legame che ancora oggi lega il lago al turismo. Quando, sul finire degli anni Cinquanta, Bernardi cessò la sua attività, la sua lungimirante visione non cadde nel vuoto, ma venne raccolta e reinterpretata dalla nuovissima realtà del Circolo Vela, fondato nel 1959.
Partendo da un modesto beccaccino (in linguaggio velico, Snipe), l'Associazione seppe attirare sempre più soci e appassionati, arricchendo il "parco-navi" del lago e organizzando manifestazioni e regate prestigiose (come il memoriale "Renato Palazzolo", celebre per il suo trofeo in oro massiccio), approdando in tempi più recenti sulla scena nazionale ed internazionale.
Oggi, le sagome slanciate di decine di barchette risaltano sulle acque turchesi del Lago di Ledro, muovendosi leggere in una sorta di danza: scivolano sulle onde, scambiandosi di posto, virano, si avvicinano, si sfiorano e si allontanano nuovamente. Impreziosita dalla sua storia, questa vista appare ora decisamente meno scontata.
[1] Per ulteriori informazioni: Colombo D. (2009), Meraviglioso lago. L'affascinante storia del Lago di Ledro dalle palafitte ai giorni nostri. Centro Studi Judicaria, Tione, pp. 233.
#staytuned: iscriviti alla Newsletter della Riserva di Biosfera e segui la pagina Facebook!