(Tione di Trento, 07 Nov 20)
E se per un momento spostassimo l'attenzione dal nostro stato di salute a quello delle piante?
E se provassimo a pensare, solo per un attimo, che, dalla salute di questi esseri apparentemente inanimati. dipende quella di tutti noi?
È con questo spirito che i ricercatori della Fondazione Edmund Mach all'interno del progetto URBE, condiviso e cofinanziato dalla Riserva di Biosfera Alpi Ledrensi e Judicaria, hanno iniziato ad elaborare strumenti e metodi per capire di più sulla salute delle piante nel nostro territorio; ne parliamo con Luca Belelli Marchesini, uno dei ricercatori impegnato nel progetto.
Luca, ci spiegheresti un po' meglio quali sono gli obbiettivi del vostro progetto?
"Le piante sono veri e propri esseri viventi durante la loro vita hanno a che fare sia con momenti positivi e di sviluppo e momenti più critici, sia con tempi carichi di stress esterni (es. siccità, eventi estremi, parassiti) o malattie vere e proprie che ne mettono a rischio la salute e anche la vita stessa. Capire lo stato di salute delle piante è il nostro obbiettivo. Siamo più o meno come medici: rileviamo i vari parametri vitali della pianta in un determinato momento e da queste poi traiamo informazioni circa la biodiversità funzionale delle varie piante, ossia la reazione di queste ai diversi stress esterni.
Ma perché è così importante per noi esseri umani che le piante stiano bene?
"Le piante, non solo per gli esseri umani ma per tutti gli abitanti della biosfera, sono vita, su questo non abbiamo più alcun dubbio. Le piante selvatiche e naturali, non coltivate dall'uomo sono dei fornitori eccezionali di servizi ecosistemici, regolando per esempio il ciclo dell'acqua che noi beviamo, consolidando i versanti delle montagne e fornendo l'ossigeno che noi tutti respiriamo tutti i giorni. Dalle piante coltivate noi ricaviamo cibo, medicine, materiale per le nostre abitazioni e molto altro ancora. Senza le piante, sulla Terra, non ci potrebbe essere la vita, così come la intendiamo ora.
Raccontaci come si è svolto concretamente il vostro progetto di ricerca. Abbiamo saputo di un sistema veramente molto avanzato ed innovativo per il monitoraggio dello stato di salute delle piante, ce lo confermi?
Fino a poco tempo fa esistevano due grandi limiti al monitoraggio piante: non si avevano dati in tempo reale e in continuo; di conseguenza era molto complesso legare lo stato di salute della pianta agli stress ambientali esterni. Da qualche anno soprattutto grazie allo sviluppo delle tecnologie dell'"Internet delle cose" e grazie alla ricerca e sviluppo fatta da una start up trentina sono stati creati dei sensori detti "Tree Talker" che eliminano la gran parte dei limiti che avevamo.
Questi sensori, posizionati sul tronco dell'albero, sono in grado di rilevare molti parametri, come per esempio il flusso di linfa, l'accrescimento del tronco, la temperatura e umidità del legno e la capacità di assorbire la luce del sole; rilevano poi parametri ambientali come la temperatura dell'aria, l'umidità e cosa molto interessante l'oscillazione del tronco quando è sottoposto a vento.
Per fare un esempio sistemi come questi permettono di comprendere cosa succede in tempo reale ad un bosco in caso di un evento come la tempesta Vaia e di capire a quali stress sono soggette le piante sul medio lungo periodo. Le piante hanno generalmente una buona capacità di adattamento agli stress esterni, ma se questi arrivano con una frequenza sempre più alta le piante possono andare incontro ad un rischio di deperimento e di morte molto alto.
Dove sono stati posizionati queste centraline e perché?
L'area di studio del progetto URBE è stata quella della Val Lomasona, in quanto qui la qualità del bosco è estremamente alta e perché sono presenti molte specie di piante sia coltivate che selvatiche. Abbiamo posizionato in una area medio grande le centraline ed il rilevamento dei dati andrà a completarsi nei prossimi mesi; in questa questa fase è avvenuto anche un inconveniente abbastanza importante in quanto un cervo strofinando le corna contro il fusto di alcuni alberi soggetti a studio ha parzialmente distrutto molte dei Tree Talker, facendo bloccare il rilevamento per qualche giorno; con velocità abbiamo sistemato il tutto e ora in sensori sono in piena funzione.
Per chiudere: qual è il valore di una ricerca come questa? A cosa può portare?
Crediamo che il valore di una ricerca come questa sia molto grande perché un po' come avviene in medicina è solo grazie alla diagnostica che si riescono a comprendere i problemi e a risolverli. Portato sull'ambito bosco crediamo che queste ricerche permettano di migliorare la attuali pratiche di silvicoltura e che rinforzino l'idea che il bosco, le piante e la diversità fra queste, siano elementi da proteggere con grande priorità.